L'idea di legare il destino del comparto a una vocazione pubblica, rinunciando a edificare non convince il legislativo. Ventilata una iniziativa popolare
Su piazza del Ponte non calerà alcun vincolo. Giunto a un bivio, il Consiglio comunale di Mendrisio – o meglio la sua maggioranza – lunedì sera ha deciso di non mettere dei paletti edificatori al comparto. Abbattuto l’ex Jelmoli – il cantiere è partito lunedì –, si procederà così un passo alla volta, nell’attesa di mettere nero su bianco il destino pianificatorio del comparto. La proposta dei Verdi (tradotta in mozione) ha trovato, quindi, il sostegno della minoranza della Commissione della pianificazione, ma non quello del legislativo (non a sufficienza). Al momento non si rinuncerà a costruire lì dove oggi si demolisce il palazzo e non si legherà (senza se e senza ma) la destinazione dell’area a un prevalente interesse pubblico. La partita, comunque, potrebbe non essere chiusa. In questo senso Tiziano Fontana, dei Verdi, è stato chiaro. Se l’autorità comunale persisterà nelle sua linea, «non si potrà non lanciare una iniziativa comunale popolare». Come dire che sull’avvenire del ‘cuore’ del Borgo potrebbero essere sollecitati di nuovo i cittadini, già protagonisti di una petizione e fautori della bocciatura, nel settembre 2016, della variante pianificatoria messa in campo da Municipio e maggioranza del legislativo. Sta di fatto che sulla piazza l’aula consiliare ha visto anche due schieramenti politici: da una parte i Verdi, e con loro colleghi di Insieme a Sinistra e del gruppo Lega-Udc-Ind, dall’altra in modo evidente Plr e Ppd. Tra chi vedeva quel vincolo più come una sorta di ‘gabbia’, il consigliere del Ppd Andrea Carri. Oggi, ha richiamato, è necessario approfondire la pianificazione del comparto prima di decidere in modo definitivo sulle proprietà che vi si affacciano. E poi, ha stuzzicato Luca Pestelacci del Plr, «una volta ultimata la sistemazione provvisoria – prevista come tappa intermedia, ndr – potremmo renderci conto che avere una piazza vuota non sia la scelta adeguata. Non è che si ha paura che la popolazione cambi idea?». Nessun timore, ha rintuzzato dal canto suo Fontana. Del resto, ha ricordato, sono 11 anni che si attende una via d’uscita. E il rischio, ha fatto capire pure Grazia Bianchi (Insieme a Sinistra), tra i firmatari del rapporto di minoranza con lo stesso Fontana e Nadir Sutter (Lega-Udc-Ind.), è che a livello progettuale si ripetano gli errori del passato. Sullo sfondo la controversa Torre Sergison. Una cosa è certa, la discussione sul nodo di piazza del Ponte non si esaurirà qui.