La struttura di Chiasso ha festeggiato i primi 25 anni di attività. Con il direttore Fabio Maestrini parliamo di presente e soprattutto futuro
«Credo non ci sia un chiassese che non abbia avuto un’esperienza con un familiare in casa anziani». Nei suoi primi 25 anni di attività, Casa Giardino ne ha viste parecchie di persone passare. La struttura è stata inaugurata il 1° luglio 1993 e ha quindi festeggiato il suo primo quarto di secolo di attività con un pomeriggio di festa, con musica dal vivo e carretto dei gelati, a cui ha partecipato anche la capodicastero Istituti sociali Roberta Pantani. «In questo campo e in risposta ai bisogni della popolazione anziana, che era meno anziana di quella di oggi, Chiasso ha dimostrato di essere all’avanguardia – commenta Fabio Maestrini, direttore degli Istituti sociali dal 2006, quando è subentrato a Mariella Borghi –. La politica si è mossa quando altri comuni nemmeno pensavano a queste tematiche». All’inizio degli anni 80 sono stati aperti gli appartamenti protetti di Casa Soave, oggi casa medicalizzata, a cui sono seguiti Casa Giardino, il centro diurno, i vari servizi sociali sul territorio e, da un mese, il reparto cure palliative geriatriche di lunga degenza, «dove veniamo sollecitati anche da casi di utenti più giovani che prendiamo in carico con l’autorizzazione dell’Ufficio del medico cantonale». Rispondere ai bisogni di una popolazione che sta sempre più invecchiando sarà anche la sfida del futuro. «Oggi che le finanze non sono floride, la politica deve comunque trovare le risorse per una risposta adeguata – sostiene il direttore –. La dimostrazione scientifica che i bisogni stanno aumentando è l’aumento delle iniziative private: è un mercato che sta diventando interessante».
La prossima sfida politica che interesserà anche Casa Giardino sarà la costituzione dell’ente autonomo di diritto comunale ‘Istituto per anziani Balerna–Chiasso’ che metterà in rete gli istituti sociali di Chiasso e il Centro Anziani di Balerna. Il voto dei due Consigli comunali è atteso in settembre; l’ente sarà operativo dal prossimo mese di aprile. «È una bella sfida – commenta Fabio Maestrini, che sarà il direttore della rete –. Chiasso e Balerna non si sono svegliati una mattina e hanno deciso di seguire la tendenza degli ultimi tempi (che ha portato alla costituzione, per esempio, dell’Ecam a Mendrisio, ndr). Già un paio d’anni dopo il mio arrivo, nel momento in cui c’era un vuoto direzionale alla Casa Girotondo di Novazzano, io e il capodicastero di allora (Luigi Rigamonti, ndr) ci siamo chiesti se non fosse possibile immaginare un modello di gestione. I tempi, però, non erano maturi e ci siamo subito arroccati su questioni campanilistiche». Oggi è stata la «crisi istituzionale» che Balerna sta vivendo da qualche anno ad avvicinare i due comuni. «Il futuro della gestione delle case anziani è sicuramente un modello in rete perché quando la torta da spartire, cioè le finanze pubbliche, cominciano a essere meno floride, vanno immaginati modelli di gestione più razionali, efficaci ed efficienti – continua Maestrini –. A Chiasso abbiamo già una piccola gestione in rete con Casa Giardino e Casa Soave. La ricetta sta nel trovare il giusto equilibrio tra l’essere presente e l’avere più strutture da gestire. Il direttore non è una figura che si vede una volta all’anno: presenza e prossimità nei confronti di residenti e familiari è uno degli aspetti fondamentali».
Nei suoi primi 25 anni di attività, Casa Giardino è diventata un punto di riferimento per Chiasso. «Devo dare atto a chi mi ha preceduto – ammette il direttore –. Oltre a essere stati precursori nella risposta ai bisogni della popolazione anziana, lo siamo stati anche sul concetto di apertura. Una cosa che adoro della casa anziani di Chiasso è la sua centralità». Cosa ne pensa del principio dell’intergenerazionalità di cui si parla molto? «La mia risposta non vuole essere polemica – afferma ancora Maestrini –, ma sembra sia una cosa nuova: qui è un concetto che è stato introdotto anni e anni fa anche se forse non ci siamo fatti troppa pubblicità». Maestrini tiene comunque a precisare di «essere un sostenitore dell’intergenerazionalità: è giusto che bambini e anziani stiano insieme, ma ci vogliono progetti specifici. Farli stare insieme solo per il gusto di farlo non ha un grosso senso perché non dobbiamo dimenticarci che i padroni di casa sono e rimangono gli anziani». L’esempio lo si è avuto qualche anno fa con il parco giochi della struttura. «Era il più frequentato di Chiasso: era sempre pieno di bambini che giocavano a calcio nel prato e usavano lo skate sotto il porticato e di genitori che occupavano le panchine – ricorda Maestrini –. Gli anziani avevano paura a scendere al parco perché non lo sentivano più come un loro spazio e siamo dovuti intervenire». Da qualche anno Casa Giardino dà la possibilità, nell’ambito dell’azione organizzata dal Comune, a ragazzi di terza media di effettuare una settimana di stage e fa da servizio mensa ai ragazzi delle scuole medie e commerciali.
La collaborazione tra Casa Giardino e il progetto Macondo – ideato dalla Fondazione Gabbiano per aiutare giovani in difficoltà che cercano di reinserirsi nel mondo professionale – è in corso da tre anni. Era infatti il settembre 2015 quando la gestione del bar è stata affidata ai ragazzi di Macondo. «È uno dei progetti concreti e reali di intergenerazionalità che porta dei benefici ed è nato a seguito del pensionamento della collaboratrice che si occupava del bar – commenta Maestrini –. Abbiamo fatto una scelta: per me il bar è la piazza del paese dove ci sono movimento, vita e persone». La collaborazione, che ha portato all’estensione degli orari di apertura, «si sta consolidando» e ha portato all’allestimento di un piccolo banco, «che non vuole fare concorrenza all’economia locale», dove possono essere acquistati i prodotti di Mezzana. Casa Giardino è anche un luogo di formazione e partecipa al ‘Progetto giovani’ a favore dei cittadini chiassesi di massimo 25 anni che hanno difficoltà nel trovare un indirizzo formativo-professionale. «Il Comune dà la possibilità di svolgere uno stage, finalizzato a iniziare una formazione, di tre mesi, prolungabile di altri tre, in uno dei servizi comunali – conclude Maestrini –. Tutti gli anni sono almeno 2-3 i ragazzi che iniziano l’apprendistato dopo avere partecipato al progetto giovani».