Il Municipio di Balerna difende la scelta di un Ente autonomo con Chiasso per le case per anziani. Ora 'si superino le resistenze'
Colmare le lacune e fare chiarezza. Davanti alla scelta di mettere in rete le case per anziani di Balerna e Chiasso, i commissari di Gestione e Petizioni a Balerna hanno sentito la necessità di saperne di più. Serviva un complemento di informazioni e, come riferito da ‘laRegione’ di martedì, lo si è chiesto in modo deciso all’esecutivo. Il dossier (congiunto) presentato dai due Municipi, già pronti a stringere l’alleanza, non ha fugato tutte le perplessità, e in alcuni casi non ha neppure convinto: scettici e contrari, insomma, non mancano. Ci riuscirà l’appendice al messaggio firmata giusto in questi giorni dall’esecutivo balernitano? Lo si saprà dopo il nuovo esame delle Commissioni. Dal canto suo, l’autorità comunale guidata dal sindaco Luca Pagani è granitica nel difendere la nascita dell’Ente autonomo di diritto comunale ‘Istituto per anziani Balerna-Chiasso’, l’Eabc. Mettere in rete le strutture, si fa capire nel documento recapitato ai consiglieri comunali, sarà addirittura ‘terapeutico’. Se Balerna è arrivata a tirare queste conclusioni è perché ci sono delle ragioni che rinviano anche a periodi precedenti a quelle che il Municipio chiama le “vicissitudini” attraversate dal Centro degli anziani comunale (sfociate in due inchieste penali).
Vicende, rimbalzate anche in Gran Consiglio, che hanno, si annota, messo “sotto pressione” esecutivo e struttura. Anche se a manifestare le sue fragilità, per finire è stato, soprattutto, il personale curante. Dipendenti, ripercorre la stessa autorità locale, che si sono ritrovati “gravati da numerose incombenze, che esulavano dalle competenze sanitarie”. Da allora ad oggi sono state intraprese delle “azioni di miglioramento”, ma di fronte alle conferme giunte da istanze come il Medico cantonale e la Supsi – autrice di una ‘ ricerca azione’ nel solco del progetto ‘bientraitance’ – si è compreso che serviva compiere un passo in più, anche per restituire “serenità” al personale, e con tempestività. “È innegabile – ammette l’esecutivo – che le vicende avvenute al Centro hanno acuito una situazione che, tuttavia, a livello strutturale già risultava fragile”. La stessa Supsi ha evidenziato, altresì, “una certa difficoltà da parte delle figure dirigenti nel gestire questa situazione”. Ecco che, si insiste, pensare all’Ente autonomo è venuto naturale – scartando, invece, “per ragioni di opportunità”, la Sa, la fondazione e il consorzio –, così come la collaborazione con Chiasso. Pur essendo alla fine della lista dei motivi della scelta, un ruolo l’ha giocato pure la disponibilità del Cantone a finanziare i primi tre anni di esercizio del nuovo Ente e “alle medesime condizioni in vigore precedentemente, senza chiedere economie di scala”.
Sia chiaro, il Municipio, si ammette nel complemento al messaggio, è “cosciente che il cambiamento proposto rappresenta una sfida sotto diversi punti di vista e presenta anche dei rischi di cui si è tenuto conto”. Quanto ad alcuni dei nodi rimasti da sciogliere (e riportati a galla anche dai contrari, per voce dei consiglieri Roberto Cattaneo, Plr, e Simona Arigoni Zürcher, Verdi), l’esecutivo conferma di voler regolare i rapporti con i vertici, il direttore e la capocure. Per il primo vi è la prospettiva di “assumere una nuova funzione in ambito amministrativo, senza funzioni dirigenziali, presso la sede di Chiasso”. Saranno, per contro, affrontate solo dopo la fine dell’iter politico altre tematiche aperte (e non secondarie per i più restii), come la gestione dei dipendenti, i rapporti con familiari e ospiti o i rapporti con i fornitori.