Quattro garage-carrozzerie, centinaia di casi per qualche centinaia di migliaia di franchi di danni: sono queste le dimensioni globali della truffa venuta a galla il dicembre scorso con l’arresto di titolare e un collaboratore di una ditta di Pambio Noranco.
È stato il primo atto di una inchiesta, coordinata dal procuratore pubblico Andrea Maria Balerna, che si è ben presto estesa dal Luganese al Mendrisiotto, coinvolgendo una concessionaria di Mendrisio, una carrozzeria di Riva San Vitale e un garage di Capolago. Quanto basta per far scattare più volte le manette. Oggi non tutti, però, si trovano ancora alla Farera. Dopo i due indagati del Luganese, nei giorni scorsi a lasciare il carcere è stato anche chi si occupava dell’azienda rivense. Mentre si è deciso di prolungare la detenzione di altre sei settimane per il 62enne ormai ex (da inizio febbraio) presidente della Sa che gestisce la concessionaria di Mendrisio, nonché consigliere comunale dimissionario della Lega a Stabio. Il lavoro degli inquirenti sta procedendo alacremente per effettuare tutti gli accertamenti che daranno modo di chiarire i fatti e di ricostruire il quadro entro il quale si muovevano i vari garagisti.
Proprio il ‘modus operandi’ – la simulazione e la creazione intenzionale di sinistri ai veicoli – ha convinto il Ministero pubblico a promuovere nei loro confronti le accuse, a vario titolo, di truffa per mestiere e falsità in documenti. In effetti, quello che è nato come un raggiro alle assicurazioni, nel corso delle settimane ha fatto emergere degli illeciti anche nel settore dei contratti a leasing. Su questo punto i riflettori della magistratura si sono accesi, in particolare, sul garage di Pambio Noranco, peraltro affiliato nella vendita delle automobili alla concessionaria del 62enne. In buona sostanza, si permetteva di stipulare contratti a leasing pure alle persone che non rispondevano ai criteri base richiesti. Ad esempio, chi non avrebbe mai ottenuto credito per mancanza di garanzie finanziare, era ‘agevolato’ facendo figurare dati non corrispondenti alla realtà. Un reato per la Procura, a seguito del rischio a cui erano esposte le società; un danno sulla carta per queste ultime, alle quali comunque venivano pagate le rate mensili dovute.
Le indagini, a tutto campo, hanno portato a muoversi anche su nuovi fronti. Agli occhi del procuratore pubblico si sono aperti, infatti, altri due filoni. Il primo ha concentrato l’attenzione sul comportamento di singole persone. Il secondo ha condotto a un quinto garage. In questo caso, ormai giunto alle battute finali, i riscontri hanno però incanalato in una direzione diversa rispetto alle altre carrozzerie finite nell’inchiesta. Qui la magistratura chiama infatti a rispondere di ricettazione.