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Pse, palazzetto dello sport trasformato in ‘sarcofago’

L'Mps denuncia irregolarità nel progetto che è cambiato radicalmente. Scatta l'interpellanza al Consiglio di Stato. Badaracco ribatte: ‘Tutto regolare’

Il nuovo rendering con le facciate oscurate
(Città di Lugano)
12 settembre 2024
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Il progetto è cambiato radicalmente: il Municipio di Lugano, o meglio, Hrs, il committente dei lavori in corso al Polo sportivo e degli eventi (Pse) ha dribblato una serie di regole con stratagemmi inappropriati. A estrarre il cartellino rosso è il Movimento per il socialismo (Mps) che denuncia pubblicamente le malefatte e presenta un’interpellanza al Consiglio di Stato. Il Polo sportivo e degli eventi (Pse) di Lugano non sarà più quello votato da quasi il 57% dei cittadini in occasione del referendum del 28 novembre 2021. Le modifiche presentate ieri dal Municipio hanno completamente stravolto e snaturato il progetto, compromettendone le sue validità architettoniche e paesaggistiche. A sostenerlo è il deputato in Gran Consiglio dell’Mps Giuseppe Sergi: «Il Municipio ha la coda di paglia, noi l’abbiamo sorpreso con mani nella marmellata». Sergi, affiancato dal suo collega Matteo Poretti, non ha usato mezzi termini nel commentare l’incontro con i media che l’Esecutivo di Lugano ha organizzato mercoledì sul cantiere relativo al Pse in quattro e quattr'otto quando è venuto a conoscenza della conferenza stampa annunciata dall’Mps. Dal canto suo, il vicesindaco Roberto Badaracco ribadisce che non c’è stata nessuna irregolarità e che le modifiche del progetto non sono sostanziali.

Costi: non 15 ma 2,5-3 milioni in più

«Anche noi eravamo al corrente dell’aumento dei costi, ma il rincaro ci risulta che sia almeno 2,5–3 milioni in più rispetto ai 15 milioni di franchi annunciati dal Municipio». Non solo, ha affermato Sergi: «Dimostreremo che il vicesindaco Roberto Badaracco ha mentito, perché Hrs ha dato in appalto lavori anche a ditte non ticinesi». Ma c’è di più. «Contestiamo la versione fornita dall’Esecutivo: quelli presentati non sono affatto affinamenti e rifiniture. Il palazzetto dello sport è stato trasformato in un sarcofago, senza luce naturale e che impatterà con l’ambiente urbano esterno abbruttendolo in modo drammatico. In sostanza, la tripla palestra non avrà aperture nonostante il fatto che la stessa sarà usata essenzialmente dal mattino alla sera e nonostante l’oscuramento saltuario di eventuali aperture sia tecnicamente risolvibile come in tutte le strutture sportive analoghe». Eppure, ha messo in evidenza Poretti, «nelle sue direttive l’Ufficio federale dello sport precisa che per le palestre “la superficie delle finestre corrisponde di regola al 15 fino al 30% della superficie del pavimento”». Con la variante pubblicata questa corrispondenza è praticamente pari allo 0%. Quindi niente luce naturale e, continua Poretti, «costi di gestione che aumenteranno, cosa che i cittadini avrebbero dovuto sapere prima di votare sul referendum».

Domanda di costruzione incompleta

Inoltre, segnala Poretti, «il Regolamento sull’igiene del suolo e dell’abitato, quale emanazione della Legge sulla promozione della salute e il coordinamento sanitario (LSan), stabilisce all’articolo 10 che “gli edifici destinati a uso collettivo o pubblico (…) devono, oltre alle condizioni generali richieste per tutte le case d’abitazione, soddisfare alle seguenti esigenze: (…) b) ventilazione e luce naturale attraverso finestre sufficientemente ampie”. Il successivo articolo 12 prevede che “il permesso di abitabilità, di competenza municipale, dev’essere accordato solo se lo stabile è conforme alle norme della legge sanitaria, del presente regolamento, della legge edilizia e del regolamento edilizio comunale”». Poretti non comprende come il Municipio abbia potuto rilasciare al gruppo Hrs la licenza edilizia: «Si configura perciò un abuso edilizio, oltre che un ‘abuso politico’, rispetto al quale sarebbe interessante che gli Esecutivi cittadino e cantonale si esprimessero. Inoltre, nella variante pubblicata non è neppure fornita l’indicazione esatta del materiale delle nuove facciate, se non un generico riferimento a “un rivestimento opaco e di metallo”, approccio questo che rende chiaramente incompleta la domanda di costruzione». Il vicesindaco ribatte che in realtà «ci siamo resi conto che il progetto con la luce naturale non corrispondeva alle necessità di un palazzetto sportivo e degli atleti, che non devono sopportare modifiche delle condizioni esterne. Tanto è vero che tutti i palazzetti in Svizzera sono chiusi».

Sostenibilità ambientale cestinata

La variante sarebbe quindi in lampante contrasto con quanto sostenuto durante la campagna referendaria dai sostenitori del Pse, ossia proprio quella «dimensione avanguardistica per quanto concerne il risparmio energetico e, dunque, il minor impatto ambientale. Ebbene, eliminare tutte le facciate in vetro e quindi sopprimere le fonti importanti di luce naturale dimostra l’assoluto menefreghismo nei confronti di un’edilizia sensibile alla questione ecologica, alla sostenibilità ambientale e al benessere dell’utenza. Peggio ancora, ciò provocherà un importante aumento dei costi di gestione – si tratta di illuminare completamente in maniera artificiale una tripla palestra – in termini di fatture elettriche. Anche su questo aspetto, le cittadine e i cittadini di Lugano hanno votato un altro progetto…», ha rimarcato Poretti. Tanto che, gli fatto eco Sergi, «è assolutamente lecito parlare di uno svilimento del voto popolare: ai cittadini e alle cittadine era anche stato promesso che “il terreno da gioco del futuro stadio in sintetico permetterà di ospitare anche eventi e manifestazioni”. Pare che ora il terreno da gioco sia diventato “ibrido” e senza più alcun accenno alle promesse fatte». L’Mps denuncia pubblicamente anche la sostanziale riduzione della distanza, ridotta da 9 a 6,8 metri, sul lato nord tra il Pse e l’Ex-Termica, cioè un bene culturale protetto a livello locale (Legge sulla protezione dei beni culturali). Tale protezione è pure ribadita dal Piano regolatore intercomunale Nuovo Quartiere Cornaredo. Per di più in occasione della licenza edilizia per il piano di quartiere, era già stata concessa la deroga di tre metri. Infatti, la distanza avrebbe dovuto essere di 12 metri. Tuttavia per il Municipio di Lugano questa ulteriore riduzione non sembra costituire il benché minimo problema…», ha sottolineato Poretti.

Spunta un terzo livello per i Vip

Un altro cambiamento di rilievo, «che è stato sottratto alla conoscenza e al giudizio della popolazione luganese riguarda realizzazione in seno al palazzetto dello sport di un terzo livello destinato alle aree Vip e agli uffici per le varie associazioni sportive, in estensione degli spazi amministrativi del Dicastero sport. Si tratta evidentemente di un’altra modifica strutturale (e architettonica) rispetto al progetto presentato alla popolazione che aveva fatto oggetto di verifiche ingegneristiche – ha sostenuto Poretti –. Ora, però, nella Relazione tecnica accompagnante la domanda per la nuova variante, questi aspetti sono stati liquidati con la seguente lapidaria formulazione: ‘per il resto, il concetto strutturale rimane di principio uguale alla precedente procedura di autorizzazione’, omettendo di riferire che quella inoltrata sulla base del progetto di massima votato dai cittadini non presentava alcun terzo livello per i Vip». Poretti ha evidenziato «un altro esempio sintomatico del modo di agire di Hrs e del Municipio di Lugano riguarda il mancato rispetto delle direttive dell’Associazione degli istituti cantonali di assicurazione antincendio, che in materia di ‘vie di fuga e di soccorso’, per i locali a grande concentrazione di persone in una fila accessibile da due parti non ci possono essere più di 32 posti a sedere. Norma ripresa tale e quale nella domanda di costruzione del palazzetto dello Sport. Eppure, nella nuova variante del palazzetto dello sport del gennaio 2023 vengono previste file di 40 posti a sedere nelle tribune longitudinali. Disprezzo palese per le norme antincendio e soprattutto, per la sicurezza di utenti e spettatori. Ma il Municipio di Lugano non ha nulla da eccepire…».

Un pericolo segnalato tre anni fa

L’Mps ritiene che in occasione del referendum ai cittadini di Lugano siano state mostrate lucciole per lanterne, non solo per la riduzione della capienza dell’arena sportiva da 10’000 a 8’250 spettatori: “Di tutta questa vicenda, ciò che colpisce fortemente è l’assoluto potere lasciato nelle mani del committente privato. Questo può in tutta tranquillità stravolgere il progetto sottoposto al voto dei cittadini e delle cittadine di Lugano senza destare nessuna reazione da parte delle istituzioni politiche, anzi, con la complicità di queste ultime”. Questo rischio, l’Mps l’aveva prospettato prima del voto: “avevamo ampiamente segnalato il pericolo ‘democratico’ e finanziario insito nella scelta di basare l’esecuzione e la gestione del Pse sul principio del Partenariato pubblico e privato. Il gruppo Hrs è una società che ricerca il massimo profitto, con tutte le conseguenze che ne derivano (...) e si permette di modificare a suo piacimento il progetto originario deciso dalla maggioranza dei votanti”. Eppure, l’accordo di Ppp considera come ‘modifica sostanziale’ ogni modifica ai contenuti del Pse1 (stadio e palazzetto dello sport) e perciò deve ‘essere preventivamente e obbligatoriamente approvata in forma scritta dalla Città di Lugano, con la sottoscrizione di un complemento’. Tutte le decisioni operative sono nelle sue mani, addirittura come ormai è evidente, Hrs si permette di modificare a suo piacimento il progetto originario deciso dalla maggioranza dei votanti”.

Svilita la qualità originaria

Il deputato Mps in Gran Consiglio ha ricordato come il Cantone sia coinvolto per il sostegno politico al progetto e perché il Gran Consiglio ha versato un contributo di 11 milioni di franchi. Pure il Dipartimento del territorio ha esaminato e avallato la variante edilizia relativa al palazzetto sportivo nel 2023. Sergi ha rimarcato, non senza sconcerto, come l’Ufficio cantonale della natura e del paesaggio abbia dato un preavviso positivo, malgrado la posizione negativa della Commissione del paesaggio, che svolge una consulenza a supporto dell’azione dell’ufficio medesimo: “Il concetto originale del progetto, anche grazie alla scelta di limitare al minimo possibile l’impatto della costruzione di mole non indifferente – è un tetto in cemento, posto il più in basso possibile, che appare sospeso a copertura di spazi completamente trasparenti che garantiscono la necessaria trasversalità delle viste verso il paesaggio e la zona urbana circostante. L’edificio reagiva correttamente al contesto della città e alla sua posizione nella pianura del Cassarate”. Però, prosegue la Commissione, “chiudere il palazzetto dello sport porta a una soluzione molto diversa e meno qualificata dal punto di vista architettonico e a una costruzione più impattante dal punto di vista paesaggistico, dove i fronti affacciati verso la strada, il Cinestar e lo spazio pubblico, invece di agevolare delle relazioni urbane qualificate, le impoveriscono. Lo svilimento della qualità del progetto edilizio, anche il cambio di materiale delle solette, ha portato la Commissione a formulare un parere negativo all’ultima variante. Nonostante ciò, il preavviso del servizio del Dt è stato positivo”. Il vicesindaco sottolinea questo aspetto: i servizi cantonali non hanno riscontrato irregolarità, mentre Sergi si è detto perplesso.

Facciate oscurate: il Cantone cosa dice?

Ricordando la vertenza in atto tra la Città di Bienne e Hrs in merito allo stadio, il deputato ha poi tradotto queste considerazioni in 19 domande nell’interpellanza al Consiglio di Stato. A cominciare dalla richiesta di valutare, da un punto di vista politico e giuridico, le modifiche di progetto sugli aspetti urbanisti e architettonici già sottoposti all’approvazione dei cittadini nell’ambito del referendum e la riduzione dei posti a sedere del futuro stadio. “Un tale intervento non costituirebbe una modifica di peso che il Gran Consiglio avrebbe dovuto conoscere al fine di decidere con cognizione di causa la concessione di ben 11 milioni di franchi a fondo perso al Pse? È prassi normale stanziare milioni di franchi per progetti che poi vengono modificati sostanzialmente non per ragioni oggettive e imperative, ma per soddisfare gli interessi della committenza privata e/o della proprietà di una società sportiva? Non dovrebbe il Cantone, visti i finanziamenti concessi, curarsi che la realizzazione di questi progetti sia conforme a quelli presentati al momento della richiesta di sostegno finanziario?”. Al Consiglio di Stato viene chiesto di prendere posizione sull’oscuramento delle facciate del palazzetto dello sport, tanto da trasformarlo da aperto luminoso e naturale a un sarcofago, in merito alla violazione delle direttive dell’Ufficio federale dello sport, della legge sanitaria e sulla validità della domanda di costruzione, che non riporta l’indicazione esatta del materiale. Tra l’altro, l’Mps, pretende spiegazioni anche per il terzo livello previsto al palazzetto dello sport e le insufficienti vie di fuga e di soccorso, in base alle direttive dell’Associazione degli istituti cantonali di assicurazione antincendio.

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