Dopo la pausa estiva, riprenderà in aula penale, nella Casa comunale di Paradiso, la vicenda che suscitò un grosso clamore nove anni fa
È programmata sull’arco di (almeno) due settimane la seconda parte del maxiprocesso Adria Costruzioni nei confronti di sette imputati. Il dibattimento di fronte alla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dal giudice Marco Villa (giudici a latere Emilie Mordasini e Monica Sartori-Lombardi, più alcuni assessori giurati), riprenderà lunedì 16 settembre nella sala in cui si svolgono le sedute di Consiglio comunale di Paradiso. La sospensione del processo, ricordiamo, è stata decisa dal presidente della Corte, che ha condotto il procedimento nelle prime due settimane dello scorso mese di giugno. I fatti riguardano una vicenda che fece clamore quando, nell’ottobre 2015, il Ministero pubblico ordinò l’intervento nella sede della ditta, a Pregassona.
Nell’autunno di nove anni fa, a condurre le indagini c’era l’allora procuratore generale John Noseda, che dopo la testimonianza di una persona informata dei fatti e le successive verifiche, ferma e chiede l’arresto di Yves Wellauer, direttore della succursale luganese di Banca Wir, al processo difeso dall’avvocato Eero De Polo e di Filippo Cambria, direttore operativo dell’impresa di costruzione, difeso dall’avvocato Carlo Borradori. I due trascorreranno diversi mesi in detenzione. L’ipotesi accusatoria sostiene che una parte dei crediti di costruzione destinati ai cantieri siano stati concessi dall’istituto di credito, che sarebbe stato ingannato, alla ditta che li avrebbe usati impropriamente, per finanziare altre operazioni immobiliari e per spese personali. Trascorrono alcuni anni poi l’incarto passa all’ex procuratore Andrea Minesso e, dopo le dimissioni dal Ministero pubblico di quest’ultimo, l’inchiesta viene condotta da Chiara Borelli e porta alla luce un presunto danno di oltre 25 milioni di franchi. Il terzo imputato principale è Adriano Cambria, difeso dall’avvocata Sabrina Aldi, ex titolare di Adria e papà di Filippo. Le accuse vanno dalla truffa per mestiere e ripetuta amministrazione infedele aggravata, alla complicità in frode fiscale fino alla concorrenza sleale. Nel procedimento, Banca Wir si è costituita accusatrice privata.
L’istruttoria ricomincerà dall’ultimo punto dell’atto d’accusa firmato dalla pp Chiara Borelli riguardo al credito di costruzione di poco più di 20 milioni di franchi, per un’operazione da realizzare in tre particelle a Pambio Noranco. Anche in questo caso, gli ex titolari della ditta avrebbero simulato l’apporto di mezzi finanziari propri, mentre in realtà i soldi sarebbero stati distratti dai conti costruzione di altri cantieri. In cambio dell’agevolazione nella concessione del credito, l’ex direttore di Banca Wir avrebbe ricevuto denaro. Tale strategia si sarebbe ripetuta una quindicina di volte per somme a sei zeri, generando così l’insanabile voragine. In totale, l’impresa di costruzione ha ottenuto circa 115 milioni di franchi da Wir, buona parte dei quali sono ritornati nelle casse dell’istituto di credito attraverso la vendita di numerose proprietà, alcune delle quali sono state messe all’asta. A proposito di vendite all’asta, durante la prima parte del processo, tre palazzine della residenza Rivasole a Riva San Vitale, se le è aggiudicate Banca Wir, per 3,3 milioni di franchi, a fronte di un valore di stima di 6,7 milioni. La problematica storia della residenza Rivasole è contenuta nel secondo atto d’accusa che imputa a Wellauer il reato di truffa. In questa operazione, che non è stata affrontata nel dibattimento di giugno, Adria non è coinvolta.
Nella prima parte del processo, gli imputati hanno contestato le accuse, mentre la Corte ha respinto le numerose questioni pregiudiziali e le istanze probatorie presentate dagli avvocati, che, peraltro, hanno chiesto, invano, il rinvio al Ministero pubblico dell’atto d’accusa. Tra le 58 istanze pregiudiziali e probatorie, presentate dai sette avvocati degli altrettanti imputati, sono stati acquisiti agli atti i verbali della causa civile, in merito all’operazione immobiliare denominata Rivasole, a Riva San Vitale, ancora pendente alla Pretura di Lugano, dai quali emergerebbe che Banca Wir concedesse crediti di costruzione anche senza che i beneficiari mettessero un minimo importo di denaro. La documentazione è stata prodotta dall’avvocato Filippo Ferrari, che difende l’imputato 37enne. L’istanza probatoria prende di mira l’ipotesi di reato di truffa, a sostegno della quale occorre che ci sia stato un inganno astuto. Dal canto suo, interrogato in merito, l’ex direttore di Wir Wellauer ha più volte spiegato che i prestiti venivano accordati solo dopo aver ricevuto il via libera della sede centrale di Basilea. Anche Filippo e Adriano Cambria hanno respinto gli addebiti e contestato le accuse.
Filippo Cambria, in merito alla provenienza dei fondi quali mezzi propri e ai soldi che sarebbero stati utilizzati per altri fini rispetto all’appalto, ha ribadito che era una consuetudine, nella relazione con Banca Wir, chiedere prestiti per attingere ad altri crediti. In altre parole, così facevano tutti, non solo Adria Costruzioni. L’ex direttore operativo ha dichiarato che i debiti della ditta li avrebbero rimborsati e ha confermato che i vertici di Basilea erano al corrente di tutte le operazioni, dei cantieri e dei crediti che avevano concesso. In tal senso, è stato prodotto agli atti un documento sottoposto a Banca Wir, nel quale c’è il resoconto dei costi, dei ricavi di tutte le operazioni e dei cantieri chiusi e aperti. È pure stato consegnato al giudice uno scritto firmato da un fiduciario immobiliare che attesta come tutti i titolari dei nove diritti di compera, relativi al progetto “Adria Village” a Novazzano, che prevedeva 25 villette, siano stati rimborsati per un totale di 630’000 franchi. Lo stesso fiduciario ha certificato che senza l’intervento di Filippo Cambria, la Commissione Lafe avrebbe potuto mantenere bloccata la pratica per un periodo prolungato, compromettendo la vendita dei terreni di Pambio Noranco.