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Centovent’anni d’amore e cura per gli animali

Da ventitré anni alla Società per la protezione degli animali di Lugano e dintorni (Spald), Luella Soldini ci parla degli ospiti del rifugio di Taverne

Una moltitudine di specie in armonia
(Ti-Press)
28 luglio 2024
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Centovent’anni di attività. È questo il traguardo raggiunto dalla Società per la protezione degli animali di Lugano e dintorni (Spald) con sede a Taverne. Fondato nel 1904, con l’intento di aiutare animali bisognosi, questo rifugio ha da sempre mantenuto fede al suo scopo sociale. Oggi come allora, la Spald, in 22mila metri quadrati, accoglie animali domestici, da fattoria e anche alcuni esotici, che provengono da abbandoni, sequestri ordinati dalle autorità o da rinunce dei proprietari. Ma le difficoltà non mancano. «Negli anni, nonostante la legge tenga ora in maggior considerazione gli animali, la gestione della nostra attività è sempre più in pericolo, come il benessere dei nostri protetti», ci confessa Luella Soldini, da ventitré anni al fianco della storica gerente Sonia Fischer. «Ma non intendiamo arrenderci». Ed è con questa carica che Soldini ci accompagna nel recinto della storia.

Senza specismo né preferenze: ‘Sono tutti benvenuti’

«Un tempo, agli inizi e per circa un ventennio, la Spald era un piccolo rifugio a Cornaredo. Dal 1986, grazie a un generoso lascito, si è riusciti ad acquistare l’attuale sedime a Taverne-Sigirino, dove è stata traslocata tutta l’attività. E, da quel momento, chi gestiva allora la struttura ha potuto prendersi cura di più animali. Poi si sono succedute diverse ristrutturazioni, affinché tutti i nostri ospiti potessero godere di spazi e infrastrutture a loro più confacenti». Ora il rifugio è casa per 31 cani, 21 gatti, tre asini, 14 pecore, 12 capre, 40 galline, otto pappagalli ma anche tartarughe, anatre, canarini e cocorite e tanti conigli. Insomma, un intero universo animale che coesiste in armonia in uno spazio pensato per accogliere tutti: box interni ed esterni, voliere, stalle e biotopi. Senza specismo né preferenze: «Sono tutti benvenuti».

«A differenza dei gatti, che trovano casa anche se un po’ avanti con l’età, per i cani non è così. Infatti, circa il 70% dei nostri ospiti, visti gli anni, o problemi comportamentali – come la diffidenza per esempio –, hanno pochissime se non nessuna possibilità d’adozione. Motivo per cui sono la nostra grande famiglia. La nostra attività – prosegue – in questi ultimi tempi si è dovuta orientare in un certo senso verso una ‘casa per animali anziani’, ma di ciò siamo felici perché malgrado l’età hanno ancora tanto da darci». Per quanto riguarda cani e gatti, spiega, «una volta arrivati da noi vengono testati, vaccinati, castrati o sterilizzati e possono contare su un controllo veterinario continuo e competente. Per noi è importante che stiano bene e che abbiano tutte le carte in regola per poter essere, quando possibile, adottati da una nuova famiglia».

Abbandoni, sequestri e rinunce

Le vie che portano alla Spald sono diverse. Il caso più classico è il ritrovamento senza nessun identificativo. «L’abbandono dei cani è diminuito con l’avvento del microchip, perché i proprietari non possono liberarsene facilmente e dovrebbero metterci la faccia. I gatti invece, visto che il microchip per loro non è obbligatorio, è più frequente che vengano abbandonati. Può capitare – commenta – che per qualche motivo si sia impossibilitati a tenere l’animale, ma bisogna anche avere il coraggio e la coscienza di assumersi le proprie responsabilità. Se poi ne abbandonano tanti contemporaneamente, per noi è una sfida riuscire a trovargli il giusto spazio in quattro e quattr’otto».

Anche pecore e capre, e in generale gli animali da fattoria, subiscono talvolta lo stesso destino: «Alcuni li trattano alla stregua di tosaerba viventi, ma d’inverno diventano un peso e un costo perché bisogna comprare loro il fieno e offrirgli un riparo. Arrivano da noi anche a causa di sequestri ordinati dalle autorità. È successo spesso». È questa l’altra via attraverso la quale giungono al rifugio di Taverne: nei casi in cui è implicato l’intervento del veterinario cantonale, ossia quando ci sono dei maltrattamenti in corso. L’autorità cantonale, a cui spetta l’ultima parola in caso di sequestri, viene frequentemente allertata dai Comuni, a loro volta spesso allarmati da privati cittadini.

Un’attività, quella della Spald, che, come spiega Soldini, è in difficoltà. «I costi crescono e l’aiuto del Cantone permane modesto: ogni Protezione animali – ce ne sono cinque in Ticino – riceve 10mila franchi all’anno. Ma purtroppo non bastano a sostenere tutte le spese che abbiamo. Per questo offriamo anche una pensione cani e il padrinato dei nostri ospiti, ma se non fosse per l’interesse dei privati, supporti esterni e per il continuo contenimento dei costi, saremmo costretti ad arrenderci. Ma non è ciò che vogliamo. Continueremo a batterci per il benessere dei nostri protetti».