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Quindici cani sequestrati: ‘Evidente stato di maltrattamento’

Sciocca un caso avvenuto nel 2022 in Malcantone ed emerso grazie a una sentenza del Tribunale cantonale amministrativo a sfavore dell’ex proprietaria

Forte disagio
24 luglio 2024
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«Lo stato dei cani era disastroso ed erano in un evidente stato di maltrattamento. Erano denutriti e stressati, alcuni erano addirittura malformati e la maggior parte di loro presentava sintomi di malattia, più o meno gravi, che non erano stati debitamente curati». Queste le condizioni frutto del disagio nel quale hanno vissuto quindici bulldog salvati nel 2022 e portati alla Società protezione animali di Bellinzona (Spab), come ci spiega il presidente Emanuele Besomi. Stesso triste destino l’ha vissuto anche un pitone, del quale non abbiamo riscontri.

Il precedente di via Industria

I fatti – che ricordano quelli di via Industria a Pregassona, sfociati nella condanna della coppia che gestiva l’appartamento horror – sono avvenuti in Malcantone e sono emersi grazie a una recente sentenza del Tribunale cantonale amministrativo (Tram), che respinge il ricorso dell’ex proprietaria che contestava, in estrema sintesi, la confisca dei suoi cani e il divieto di tenere animali. Tenuti in pessime condizioni, questi erano stati confiscati dall’Ufficio del veterinario cantonale (Uvc) e nei confronti della donna – che li allevava senza autorizzazione – lo stesso Uvc aveva intimato un divieto di tenuta di animali a tempo indeterminato. Sempre all’Uvc la donna era stata già segnalata nel 2008 per altre fattispecie, come scrive il ‘Cdt’ riferendo della sentenza.

Le segnalazioni e l’intervento del veterinario cantonale

E anche stavolta tutto è partito dalle segnalazioni, che hanno portato all’intervento dell’Uvc, che durante un controllo nell’appartamento della donna ha rilevato la presenza di quindici cani e un pitone in un grave stato di trascuratezza. “Gli animali erano tenuti al chiuso – si legge nella sentenza del Tram – senza adeguato ricambio d’aria e senza illuminazione, in particolare per gli esemplari tenuti nel locale caldaia e in garage”. Anche le condizioni igieniche “erano gravemente insufficienti: i locali e i cani stessi erano imbrattati di feci e urina”. Inoltre, “sparsi per i locali vi erano svariati rifiuti ingombranti pericolosi per gli animali e al momento del controllo non disponevano né di cibo né di acqua ed erano da soli da molte ore”.

Besomi: ‘Cani di valore, si presume che volesse lucrarci’

Secondo Besomi, «si presume che le ragioni per cui la donna avesse così tanti bulldog è perché volesse lucrarci. Cani di quella razza sul mercato hanno un valore molto alto». È per questo motivo, e per il bene di tutti, che il presidente della Spab ci tiene a mettere in guardia gli amanti degli animali: «Quando ci si rivolge a degli allevatori privati bisogna veramente valutare bene la situazione nella quale si trovano, e in caso di condizioni ambigue o negative, è buona cosa segnalarle subito all’Uvc in modo tale da fermare questi commerci e i pseudo allevatori che magari non sono neanche riconosciuti. Gli allevamenti fatti da persone non competenti – prosegue – rischiano fortemente di finire in un maltrattamento degli animali, perché perdono il controllo della situazione e non sono in grado di gestire un numero elevato di cani. In particolar modo se si tratta di razze delicate che bisogna riprodurre con consapevolezza».

L’ex proprietaria: ‘Situazione eccezionale’

L’ex proprietaria, oltre a contestare le misure ordinate, sostiene che la situazione riscontrata dall’autorità competente fosse del tutto eccezionale, dovuto – a suo dire – a un infortunio da lei subito e alla negligenza della persona che lei stessa aveva incaricato della cura degli animali. Addirittura, la donna, prima nel 2013 e successivamente nel 2021, ha costituito due società allo scopo di, rispettivamente, recuperare animali randagi e allevarli e istruirli. Un insieme di fatti che hanno portato a conseguenze penali. Nell’agosto 2022 la procuratrice pubblica Margherita Lanzillo ha firmato un decreto d’accusa nei suoi confronti. Decreto che è stato impugnato e il caso è sbarcato quindi in Pretura penale, dove a novembre 2023 l’imputata è stata condannata per ripetuta infrazione e contravvenzione alla Legge federale sulla protezione animali a una pena pecuniaria sospesa condizionalmente, nonché al pagamento di una multa. Quest’ultima decisione è stata tuttavia nuovamente impugnata dall’imputata, perciò la causa è pendente alla Corte di appello e revisione penale.

L’autorità competente – ovvero l’Uvc – può vietare, a tempo determinato o indeterminato, la detenzione, l’allevamento, la commercializzazione o l’impiego a titolo professionale di animali a chi è stato punito per ripetute o gravi infrazioni alla legge o a chi per altri motivi è incapace di tenere o allevare animali. Divieto che, pronunciato in un cantone, vale in tutta la Svizzera. A oggi, la donna può fare richiesta per detenere nuovamente degli animali. “Considerata tuttavia la gravità della situazione rilevata – si legge ancora nella sentenza – e le trasgressioni della proprietaria, essa dovrà garantire di aver concretamente rimediato nel frattempo alle carenze riscontrate e soprattutto dovrà limitare numero e categoria di animali alle sue reali possibilità per non incorrere in nuove violazioni”. Tuttavia, ciò non avverrà in tempi brevi, “in quanto l’Uvc dovrà dare il proprio consenso una volta verificate le condizioni e le modalità di detenzione”.

Ma in questa storia dell’orrore, un lieto fine c’è. Quasi tutti i tozzi cagnoloni sono stati adottati e vivono ora con una famiglia che dà loro l’amore che meritano.

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