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La famiglia di Casa Astano è pronta per un nuovo capitolo

Un reportage dall’ex albergo che, grazie all’associazione omonima, ha accolto Natalya, mamma affidataria e i suoi 10 figli in fuga dalla guerra

L’ex albergo
(Ti-Press/Francesca Agosta)

È un sorriso timido ma che racchiude in sé una grande forza quello con il quale ci accoglie Natalya. Nove dei suoi figli non ci sono, con lei c’è solo Nelli, tra le più grandi, di 19 anni, il cane e il gatto. La struttura dell’ex albergo di Astano è diventata la loro casa da dicembre del 2022, quando dopo una travagliata odissea e un lungo iter burocratico, sono giunti nel Malcantone grazie all’associazione Casa Astano. Oggi la famiglia è pronta per un nuovo capitolo. Presto, – non appena ci sarà il via libera del Cantone – per comodità, si trasferirà nel Luganese. Per alcuni membri del sodalizio, la fantasia è che l’ex albergo possa, con il benestare del proprietario, diventare un luogo di formazione per ragazzi che faticano a trovare un inserimento professionale a causa di differenze culturali e linguistiche.

‘Questo posto mi ha guarito l’anima’

Ora, tornando alla realtà, insieme a Natalya e Nelli ci sono anche Luisella Demartini, copresidente di Casa Astano e Roberta Rezzonico, astanese e coordinatrice dell’associazione. Gli spazi in cui ci accolgono sono grandi, ordinati e pieni di vita. Nel refettorio ci sono appesi due palloncini, due di loro hanno appena compiuto 9 anni. In sala, le pareti sono ricoperte di schede colorate per imparare verbi e vocaboli. Ci sono giochi e decorazioni fatte dai bambini dappertutto. Se si guarda all’esterno, l’edificio è abbracciato dalla natura. Un aspetto che piace molto a mamma Natalya, che le fa dimenticare gli orrori della guerra e che la fa sentire a casa, anche se da Mariupol la separano quasi 3mila chilometri. «Tutta questa natura – ci confessa – mi ha guarito l’anima. Mi nutro di questa bellezza: mi conforta e mi riempie». E proprio nella calma del paesino malcantonese, Natalya ci accompagna attraverso la loro storia, fatta di più storie che si sono intrecciate quando ha deciso di accogliere otto bambini in affidamento, oltre ai suoi due figli biologici. «Avere una famiglia così numerosa era dentro il mio cuore. In Ucraina c’erano tanti bambini abbandonati alla nascita o con situazioni famigliari disastrate e la Città di Mariupol offriva alloggi e sussidi per creare questo tipo di educazione. È una grande responsabilità, e anche se inizialmente non pensavo di esserne in grado, ho deciso di lasciare il mio lavoro di ingegnere meccanico e ho seguito la formazione necessaria per poter ‘adottare’ i miei figli. Gli ultimi, i due gemelli Valentyna e Volodymyr, mi sono stati affidati due mesi prima dello scoppio della guerra».

La missione: salvarli dai bombardamenti e dalle deportazioni minorili

Come otto anni prima, a febbraio, il 24, la Russia invade l’Ucraina. «Purtroppo nella loro breve vita – ci spiega Demartini –, quando pensavano di aver finalmente trovato un porto sicuro con Natalya, dopo abbandoni, trasferimenti e orfanotrofi, la loro casa è stata distrutta dalle bombe. Dopodiché sono passati di rifugio in rifugio, fino a quando sono entrati in contatto con noi, tramite associazioni e conoscenze alle quali si erano rivolti». Per salvare queste storie e queste vite, dal sodalizio di quattro fondazioni (Azione Posti Liberi, SOS Infanzia, Angeli di L.U.C.A e Casa Veritas) è nata Casa Astano. «Agli esordi della guerra, Mariupol, una delle città martiri, era bombardata dai russi. Venivano colpiti anche istituti e orfanotrofi, per cui si dovevano trovare dei luoghi sicuri per questi bimbi e minori. È da questo stato di allarme che abbiamo deciso di mobilitarci».

Oltre all’offensiva che colpiva dal cielo, l’esercito russo deportava minorenni ucraini. Motivo per il quale il 17 marzo 2023, la Corte penale internazionale (Cpi) ha emesso due mandati d’arresto internazionali, rispettivamente a carico di Vladimir Putin e Maria Alekseyevna Lvova-Belova, che all’epoca era Commissario per i diritti dell’infanzia presso l’ufficio presidenziale russo. Entrambi sono accusati di aver partecipato attivamente a crimini di guerra, che includono la deportazione non consentita di minori e il trasferimento illegale di bambini da zone dell’Ucraina sotto occupazione verso il territorio russo. Questa dunque l’ulteriore spinta per l’associazione per salvare questa numerosa famiglia. Come è avvenuto peraltro in altri Cantoni come Ginevra, Berna, Vaud, Vallese, Turgovia e Appenzello, dove a decidere di ospitare minori sono state le stesse autorità cantonali.

«Con l’avvocato Paolo Bernasconi, promotore di Casa Astano, – prosegue Demartini – siamo riusciti a trovare questo ex albergo che a quel tempo era un rudere abbandonato da una decina d’anni. Grazie alla famiglia Cassano, proprietari della struttura, ad artigiani, architetti e alla straordinaria solidarietà dei volontari, nel 2022 abbiamo iniziato i lavori di ristrutturazione. Oltre a questa famiglia pensavamo di riuscire a ospitare altri bambini, poi dopo accertamenti cantonali, la struttura ha ottenuto l’abitabilità ma solo per una decina di persone». Scappando dall’Ucraina, Natalya con Ilya, Stanislav, Olena, Nelli, Volodymyr, Aslan, Igor, Davyd, Vlodymyr e Valentyna e insieme a cane e gatto, sono passati per Bielorussia, Estonia, Polonia e Austria. Dove, quasi due mesi dopo, a inizio dicembre si sono incontrati con i membri dell’associazione, che li hanno portati fino ad Astano, nella nuova casa, ora in condizione di ospitarli.

‘Siamo stati accolti come parenti’

Un paese, che come ci racconta Natalya, li ha accolti calorosamente. «Quando siamo arrivati era come se fossimo a casa. Le persone del paese e dell’associazione si sono dimostrate molto disponibili e ci hanno accolti e accettati come se fossimo dei parenti. Non solo a parole. La loro gentilezza l’abbiamo sentita nei loro sguardi, nei loro volti e nei loro generosi gesti. C’è chi ci portava cibo, chi vestiti, dolci, giocattoli. Una donna ci ha addirittura portato un cesto di kiwi colti dal suo albero. Con loro abbiamo potuto condividere il nostro dolore ed essere aiutati e ascoltati». Da parte dell’associazione – sostenuta da una rete di sostenitori e donatori – oltre ai costi per le spese principali della casa (l’affitto, grazie ai proprietari, è gratuito) e per l’istruzione dei piccoli, sono state messe a disposizione numerose persone. «C’è Roberta – spiega ancora la copresidente –, a cui ci appoggiamo per molti aspetti pratici, ci sono dei colleghi architetti che si sono impegnati nel sistemare l’ex albergo, c’è l’avvocato Bernasconi per tutte le questioni giuridiche. Insieme a Myriam Caranzano, medico pediatra e membro del comitato scientifico di Aspi, ci occupiamo dell’aspetto dell’accompagnamento socioeducativo e del sostegno, ma siamo in tanti, ognuno cerca di portare un plus all’associazione e alla famiglia di Natalya».

Tre dei suoi figli vanno ancora alle elementari, uno alla scuola media mentre gli altri frequentano pretirocini d’orientamento e integrazione. Per settembre dunque, quando ricomincerà l’anno scolastico, l’intenzione è quella di essersi già trasferiti in città. Sia per i più piccini, che frequentano la Scuola Steiner a Origlio, non proprio dietro l’angolo da Astano, che per i più grandi, i quali hanno bisogno di più indipendenza per muoversi. Per l’associazione e per mamma Natalya, l’auspicio è che «possano trovare la propria strada e realizzare i propri sogni», dimenticando gli orrori della guerra che ha lasciato in macerie la loro città. E se una cosa è certa, è che a Casa Astano, la resilienza è un tratto comune.

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