Sconto di pena per la 52enne italiana, condannata per truffa aggravata a 4 anni e mezzo
Finisce con una condanna a 4 anni e sei mesi, più l'espulsione dalla Svizzera per 10 anni, il processo contro una 52enne italiana che nell'arco di quasi 15 anni ha sottratto ad amici e conoscenti somme considerevoli. In teoria i soldi raccolti avrebbero dovuto finanziare (soprattutto) importanti produzioni cinematografiche, da Avatar II ai Minions per intenderci, con la prospettiva di lauti guadagni una volta che questi film fossero arrivati sul grande schermo. In sentenza, la Corte delle Assise criminali di Lugano (presieduta di Francesca Verda Chiocchetti, a latere Aurelio Facchi e Chiara Ferroni) ha prosciolto la donna da alcune delle imputazioni. Così, rispetto all'atto d'accusa della procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti, accogliendo in buona misura le istanze dell'avvocato difensore Demetra Giovanettina, scendono leggermente le cifre, pur restando abbastanza impressionanti. L'entità complessiva della truffa cala da 10 a 8,2 milioni di franchi, per un pregiudizio di 6,4 milioni al patrimonio delle vittime, una quarantina.
La 52enne, ben conosciuta nell'ambiente culturale italiano, e non solo, sperava di restare sulla cresta dell'onda legandosi (coi soldi altrui) a queste grosse iniziative cinematografiche. E man mano che gli scoperti crescevano, la donna si trovava come intrappolata in questo meccanismo, per mantenere il suo status e restare aggrappata a quel mondo che frequentava fin da piccola. Uno dei film in questione, peraltro mai realizzato, La variante di Lüneburg (tratto dal famoso, omonimo romanzo) ha dato alla giudice Verda-Chiocchetti lo spunto per paragonare la vita dell'imputata a una partita di scacchi.
«Nel libro è scritto che bastò la delazione di uno solo – di un solo maledetto pedone – a perderci. E ci troviamo in un’altra metafora, che si attaglia anche questa all’imputata. Oggetto del libro “La Variante di Lüneburg” è, in definitiva, la responsabilità delle scelte che ognuno prende. Queste scelte comportano delle conseguenze e ne escludono altre. Come negli scacchi, così nella vita. L’imputata ha affermato di aver compreso di aver sbagliato e lo ha fatto quando quel gioco frenetico si è arrestato. In carcere. Quando tutto si ferma. Quando si può pensare alla partita della vita, alle vittime di quella partita e ci si rende conto che, in quel gioco, in definitiva si è perso anche sé stessi» ha detto in aula.
Tra l'altro, per questa fattispecie, ovvero il finanziamento della sceneggiatura di La Variante di Lüneburg, per ora non realizzato, vi è stato un proscioglimento così come, per altri motivi, per i prestiti ricevuti al fine di comprare stock di oggetti di lusso, orologi Rolex e borsette Hermès. Prestiti, ha detto la giudice, concessi ignorando le più elementari norme di prudenza. La Corte ha poi riconosciuto l'attenuante del sincero pentimento, sostanziato anche da un indennizzo parziale alle parti lese. Rimangono sull'altro piatto della bilancia l'aggravante del mestiere, siccome l'imputata ha agito per assicurarsi un elevato tenore di vita, come pure per sentirsi stimata e amata, la durata del comportamento delittuoso e l'entità delle somme sottratte.
La donna aveva peraltro ammesso gran parte dei reati e si trova in prigione da oltre un anno – alla Farera, data la mancanza in Ticino di un carcere femminile – prima in carcerazione preventiva e poi in esecuzione anticipata della pena.