Bellinzonese

Madre bellinzonese uccise le sue bimbe, chiesto carcere a vita

La tragedia è avvenuta nel gennaio del 2021 a Gerlafingen, nel canton Soletta. La difesa ha domandato una pena di 13 anni

(Keystone)
10 aprile 2024
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Carcere a vita per assassinio plurimo. È quanto ha chiesto l’accusa nel processo apertosi martedì, 9 aprile, davanti al Tribunale distrettuale di Bucheggberg-Wasseramt nei confronti di una madre bellinzonese 41enne che nel gennaio del 2021 ha ucciso due sue figlie di 7 e 8 anni a Gerlafingen, nel canton Soletta, dove si era da poco trasferita insieme alle tre figlie (la maggiore, avuta da una precedente relazione è stata risparmiata) a seguito della separazione dal marito. La difesa ha invece suggerito una pena massima di 13 anni: considerato lo stato mentale alterato della donna, non si tratterebbe di assassinio, che richiede tra l’altro una particolare mancanza di scrupoli, bensì di omicidio intenzionale. La sentenza è attesa per venerdì. Il dramma, ricordiamo, aveva suscitato grande commozione al sud delle Alpi essendo entrambi i genitori originari della nostra regione: lei cresciuta nel Bellinzonese e lui della frazione airolese di Nante, dove amava recarsi con le bambine a trovare i familiari e in inverno a sciare. La coppia aveva vissuto per molti anni nel Canton Berna dove il marito si era formato come ingegnere trovandovi anche lavoro.

‘Arrecare massimo dolore al marito’

Il delitto è avvenuto il 16 gennaio 2021: quel sabato mattina l’imputata si è recata nelle stanze dove le due bambine dormivano, pugnalandole al cuore, nel loro letto, una dopo l’altra, con un grande coltello da cucina. Coltello che ha poi messo in una borsa, prima di andare nella stanza della figlia maggiore per dirle che le sue due sorellastre non erano più vive. Poi ha chiamato la polizia. Se da un lato i fatti sembrano essere molto chiari, dall’altro il movente è più controverso. Stando alla Procura la donna ha agito per vendetta con l’obiettivo di arrecare il massimo dolore possibile al marito. Un movente, dunque, particolarmente perverso che giustificherebbe l’accusa di assassinio. A chiedere il divorzio era infatti stato il marito che aveva apparentemente vissuto bene la separazione, al contrario della moglie che si sentiva trascurata ed era gelosa. Stando all’accusa non è stato un caso l’aver risparmiato la figlia più grande, che allora aveva 12 anni, concepita con un altro uomo: la sua morte non avrebbe colpito il marito nella stessa misura.

Disturbi della personalità

L’avvocato difensore si è invece concentrato sui disturbi della personalità (accertati da una perizia psichiatrica) dell’imputata che l’avrebbero indotta a compiere il delitto. Nessuna vendetta nei confronti del marito, insomma. Infatti, inizialmente la madre intendeva uccidersi, ma non voleva lasciare le bambine da sole. Inoltre, a causa dei suoi disturbi, nelle settimane precedenti al delitto aveva avvertito le autorità della presunta pericolosità del marito. Di conseguenza è stata accusata anche di calunnia. Reato per il quale la difesa chiede l’assoluzione poiché l’imputata non ha mentito consapevolmente alle autorità.

Emarginata a scuola, madre severa e padre assente

La difesa ha poi ripercorso la vita dell’imputata: un’infanzia traumatica in Sud America – prima come bambina di strada e poi in orfanotrofio – contraddistinta dalla povertà. All’età di 8 anni è poi stata adottata da una coppia svizzera: un evento avvenuto all’improvviso, al quale non era preparata. La donna ha quindi affermato che la sua giovinezza nel Bellinzonese non è stata felice: emarginata a scuola, ha vissuto con una madre severa e un padre spesso assente. Dopo il dramma l’intera famiglia materna ha interrotto i contatti. L’imputata ha invece parlato spesso al telefono col padre con cui ha ancora un buon rapporto e che si recato in carcere a farle visita; pure la figlia maggiore è andata a trovarla una volta.

Raccomandata una terapia ambulatoriale

Secondo la perizia psichiatrica la donna soffre di un disturbo borderline e di un disturbo istrionico di personalità. Il profilo è quello di un’egocentrica che vuole attirare su se stessa l’attenzione. Nella perizia si raccomanda quindi un trattamento ambulatoriale durante la pena detentiva. Raccomandazione condivisa sia dall’accusa sia dalla difesa. L’avvocato della figlia maggiore dell’imputata ha chiesto un risarcimento di 100mila franchi, mentre quello del padre delle due vittime oltre un milione.

‘Assumersi le sue responsabilità’

Nella sua dichiarazione conclusiva, l’imputata si è scusata e ha detto quanto fosse dispiaciuta per tutto. Ha poi aggiunto di essere in tribunale per assumersi le sue responsabilità.

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