Un’interpellanza della Sinistra chiede ulteriori chiarimenti, mentre il Municipio di Lugano – da noi interpellato – considera ‘evasa la tematica’
Continua a scottare il radar che per un’ora e mezza scarsa l’11 maggio del 2023 ha registrato 74 infrazioni sul lungolago di Lugano. È l’intero gruppo della Sinistra in Consiglio comunale (Cc) stavolta a muoversi, chiedendo quei chiarimenti che faticano ad arrivare dopo che il caso è emerso una prima volta sul ‘Cdt’ il giorno stesso della posa dell’apparecchio, riemerso poi in campagna elettorale con un atto parlamentare dell’ex consigliera comunale ecologista Deborah Meili e d’attualità in questi giorni con le richieste dei due quotidiani a Palazzo civico di accedere ai documenti relativi alla vicenda in base alla Legge sull’informazione e la trasparenza (Lit).
E proprio da lì parte l’interpellanza – prima firmataria: Mattea David –, dalla contraddizione nella quale è incappato l’esecutivo e nello specifico la capodicastero Sicurezza Karin Valenzano Rossi. Ricordiamo: all’indomani dei flash in riva Vela, un articolo del ‘Cdt’ rassicura, si tratta unicamente di sessioni misurative, non ci sarebbero dovute essere multe. Una versione fornita ai colleghi dalla municipale, a sua volta confrontatasi con la Polizia comunale. La questione rimane in sordina per mesi, fino alla campagna elettorale per le ultime Comunali. Da destra a sinistra, letteralmente e politicamente, si rincorrono voci sul fatto che in realtà quel radar lì sarebbe dovuto essere regolare e che qualcuno dall’alto sarebbe intervenuto per sospendere le procedure. Le versioni sono fantasiose e di vario genere, ma la più insistente vorrebbe l’intervento di un municipale per venire incontro a qualcuno di conosciuto. In concomitanza con queste voci, che se fossero state confermate avrebbero prefigurato un presunto abuso d’autorità, e con l’interrogazione di Meili si muove anche ‘laRegione’. E scopre, per cominciare, che a dispetto di quanto dichiarato la sessione radar era stata regolarmente notificata alla Polcantonale come misurazione standard.
Un’incongruenza che evidentemente insospettisce, portando alla nostra richiesta in base alla Lit. A questa, il Municipio risponde confermando che si trattava di una sessione regolare (smentendo dunque le dichiarazioni precedenti), fornendo i numeri nel dettaglio: 72 multe disciplinari, ossia con una velocità entro i 35 chilometri all’ora sul limite di 30, e 2 con procedura ordinaria, ovvero con superamenti fra i 16 e i 20 chilometri orari e che per essere emesse devono passare dalla Sezione della circolazione di Camorino. Nessun ritiro di patente. Apparentemente: nel caso delle due procedure ordinarie, qualora ad aver infranto la legge sia qualcuno che aveva un provvedimento condizionale sulle spalle, la revoca della licenza è tutt’altro che esclusa. E soprattutto, l’esecutivo ribadisce che «nessuno è intervenuto per togliere nessuna contravvenzione», cosa già dichiarata dalla capodicastero a ‘laRegione’ lo scorso aprile. Diversi altri aspetti rimangono invece in sospeso.
A cominciare dalla data di emanazione delle multe: il Municipio si è limitato a dire che le infrazioni registrate “seguono il loro corso nei termini di legge previsti”. Termini che sono effettivamente di tre anni. Ma si è davvero aspettato? Ed eventualmente perché? Le multe sono state emanate subito o dopo un anno? Mistero. A nostra ulteriore richiesta di chiarimento su questo punto negli scorsi giorni, il Municipio replica: “Non vengono fornite ulteriori informazioni sui flussi di lavoro interni relativi alle divisioni dell’amministrazione cittadina”. Nessun chiarimento neanche sul perché un radar – registrato regolarmente come repressivo – sia stato dichiarato come misurativo, per poi smentire questa versione dei fatti. “Sulle dichiarazioni della capodicastero vi rimandiamo a quanto dalla stessa direttamente precisato al ‘Corriere del Ticino’” la risposta di Palazzo civico su questo punto. Precisazioni che poco precisano: Valenzano Rossi ha semplicemente dichiarato di aver riferito di informazioni ricevute in quel momento senza successivamente più approfondirle.
Rispetto alle nostre domande, l’unica informazione in più che ci è stata concessa è che le multe sono “già” state emesse, senza tuttavia di nuovo precisare quando né perché. Un avverbio che nella risposta precedente non c’era, dando adito al pensiero che le multe siano state emesse nella settimana compresa fra un carteggio e l’altro, ossia un anno dopo i flash. Chissà. Intanto, in cerca di chiarimenti, ci siamo mossi anche con l’Ufficio giuridico della Sezione della circolazione, che sulle due procedure ordinarie non ha preso posizione, ma sulla tempistica sì, confermando il sentire comune ossia che “le procedure contravvenzionali sono attivate di regola entro termini più contenuti”. Da parte sua, il Ministero pubblico da noi interpellato precisa di “non dover ulteriormente commentare la vicenda” alla luce dell’articolo 309 del Codice di procedura penale e del 104a della Legge organica comunale, che dicono rispettivamente che l’apertura di un’istruzione è determinata dalla presenza di sufficienti indizi di reato e che i municipali hanno l’obbligo di denuncia per crimini e delitti perseguibili d’ufficio che vengono constatati o sono loro segnalati nell’esercizio della loro funzione. “Circostanza che nel caso concreto non si è al momento realizzata”, evidenzia la Procura.
E se i dubbi di eventuale rilevanza penale sollevati da Meili sembrerebbero accantonati, tra contraddizioni e risposte centellinate, l’inusuale caso del radar di via Vela non appare chiarito fino in fondo. Tant’è che ora il Municipio sarà chiamato a rispondere alla decina di domande di altrettanti consiglieri comunali. A cominciare dalla data delle multe, dalla competenza (Municipio o Comando della Polcom?) sui controlli radar e sul caso specifico, fino a toccare la responsabilità “del tempo accumulato prima dell’intimazione delle multe” del controllo in questione. La Sinistra chiede poi conferma o smentita di eventuali ordini superiori e delle relative motivazioni determinanti la sospensione dell’intimazione delle multe. L’atto si allarga poi ai controlli effettuati negli ultimi tre anni e alla prassi sulle tempistiche di queste sessioni. Si chiede altrettanto perché alla ‘Regione’ non sia stato concesso l’accesso agli atti in base alla Lit, per toccare infine aspetti relativi all’educazione alla sicurezza stradale e alla prevenzione degli incidenti.