Vertiginoso calo nel numero di esemplari da quando nel laghetto è segnalata la presenza del crostaceo invasivo, che si nutre di uova e larve di anfibi
Chi è già passato da lì, quei cartelli triangolari con un rospo posizionati ai margini della strada cantonale di Origlio li avrà sicuramente notati. Rendono attenti alla possibile presenza di anfibi sulla carreggiata, che in questo periodo sfidano la sorte automobilistica per migrare dal bosco verso il laghetto. Le insidie però non finiscono qui: ostacoli urbani come strade, vie, recinzioni e muretti costituiscono un impegno non da poco soprattutto per i rospi che hanno un’andatura lenta e goffa contraddistinta da pochi salti. A questi impedimenti tradizionali se ne sono, negli ultimi anni, aggiunti di nuovi. Il cambiamento climatico, ad esempio. E poi un nemico: il gambero rosso della Louisiana. Risultato? Dal 2015, il numero degli anfibi a Origlio è notevolmente diminuito e quest’anno i ritrovamenti di rospi ad opera dei volontari sono esigui. Ne abbiamo parlato con Stefano De Grazia, co-responsabile con Cristina Buselli del gruppo di volontari del Gruppo Salvataggio Anfibi di Origlio; e Nicole Santi, biologa e coordinatrice dei gruppi di salvataggio ticinesi.
Non fosse per la presenza dell’uomo, l’habitat della zona, contraddistinto da numerosi stagni con caratteristiche diverse, è favorevole alla vita di rospi comuni, salamandre pezzate e tre specie di rane: la temporaria, quella verde e la dalmatina, quest’ultima osservata l’anno scorso dopo anni di assenza. I volontari, oltre ad aiutare gli anfibi a raggiungere indenni gli stagni e il laghetto, tengono il conto del numero degli esemplari salvati. Questa statistica è molto importante siccome permette di conoscere il numero di animali salvati annualmente durante la migrazione e negli anni offre una tendenza sull’andamento delle migrazioni. Essa rappresenta però solo una visione parziale della popolazione di anfibi presente nel sito poiché vengono conteggiati solo gli animali in migrazione e non quelli già presenti negli specchi d’acqua.
Il Gruppo salvataggio Anfibi di Origlio – nato 20 anni fa per iniziativa di Lorenza Andreoli – conta oggi una decina di volontari che si adoperano ogni anno da fine febbraio fino alla fine di aprile – qui come in altri 17 luoghi del Cantone con la propria squadra locale – per arginare il numero di rospi vittime della strada. Come? «All’inizio della stagione migratoria i volontari si ritrovano e posizionano le barriere plastiche sul tratto della Cantonale che va dalla Scuola Steiner al Country Club – spiega De Grazia –, a distanza più o meno regolare vengono posizionati dei secchi dove gli anfibi cascano, che vengono controllati dai volontari durante la ronda del mattino e quella serale, ed eventualmente svuotati nella zona del laghetto. I rospi sono animali estremamente meteo dipendenti, necessitano di una temperatura superiore ai 5 gradi per svegliarsi dal letargo e di umidità per mettersi in marcia». I numeri dei ritrovamenti, quest’anno, sembrano più bassi degli altri anni, probabilmente per le temperature miti registrate a inizio febbraio che hanno anticipato la partenza dei rospi. Il lavoro dei volontari è essenziale per la sopravvivenza e la conservazione di questi animali che dai quasi 1’600 esemplari ritrovati nel 2015 sono diminuiti fino a raggiungere soli 200 animali all’anno nel 2021, una cifra da allora stabile. Tendenza che d’altronde rispecchia la situazione a livello cantonale, dove in tutti i siti di salvataggio – 6 nel Sopraceneri e 11 nel Sottoceneri – si registrano cali.
«Capire le cause esatte è difficile, probabilmente si tratta di un insieme di fattori» commenta la biologa. «Sicuramente la presenza del traffico è un grosso problema: gli anfibi partono dal bosco e attraversano o il nucleo di Origlio oppure la zona della Scuola Steiner per arrivare al laghetto». I predatori, invece, non sono un problema, perché i rospi secernono delle tossine dalle ghiandole che li rendono poco appetibili. Nicole Santi avanza una teoria che – per sua stessa affermazione – è ancora tutta da dimostrare: «Tendenzialmente gli inverni negli ultimi anni sono più caldi e quindi gli anfibi faticano ad andare in letargo. Restano svegli e attivi, ma con meno cibo a disposizione e questo ha conseguenze sulla riserva energetica che utilizzano per affrontare il viaggio verso il bosco. Tutto ciò altera il ciclo biologico naturale». Ci sono però stati anche dei mutamenti nella biodiversità. Nel 2013 nel laghetto di Origlio e nel riale Rovagina a esso connesso, è stata segnalata la presenza del gambero rosso della Lousiana, una specie alloctona e invasiva comparsa a seguito di rilasci antropici illegali. «È difficile quantificare in modo esatto l’impatto del gambero rosso della Louisiana al Laghetto di Origlio: realizzare studi scientifici a riguardo è molto complesso. È risaputo tuttavia che è una specie invasiva che preda volentieri uova e larve di anfibi e studi condotti in altri siti europei hanno evidenziato una diminuzione di anfibi laddove è comparsa questa specie esotica». Alcune misure atte a ridurre la densità di questa specie a beneficio della biodiversità cantonale sono state già messe in atto dall’Ufficio della natura e del paesaggio e dall’Ufficio caccia e pesca cantonali. «Ci sono varie tecniche che vanno dalla rimozione fisica degli esemplari attraverso delle trappole o delle catture notturne al faro, all’immissione di trote nel riale che si alimentano di giovani gamberi, fino alla costruzione di barriere per limitare la dispersione dei gamberi verso il lago».
Una soluzione definitiva per evitare che anfibi e piccoli animali vengano investiti esiste ed è già stata realizzata in alcune zone del Ticino, come ad esempio ad Arcegno o Magadino. A Origlio se ne parlava una decina di anni fa quando i numeri dei passaggi erano superiori. Si chiama sottopasso per anfibi ed è una struttura che permette agli animali di essere autonomi nei loro spostamenti e superare la strada in sicurezza. Oltre alla costruzione di piccoli tunnel, vengono create barriere definitive, solitamente in legno, che costeggiano la strada affinché gli animali siano spinti verso il sottopasso. «Il problema di queste strutture è il loro costo estremamente elevato e di solito vengono realizzate quando è già in atto un cantiere stradale».