Luganese

L’acqua? Non chiamiamolo oro blu

I lavori per l’attuazione della Convenzione sulle acque transfrontaliere: dalla mediazione fra Montenegro e Albania alle politiche governative

Acque internazionali
(Ti-Press)
12 marzo 2024
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A Campione d’Italia, simbolo di transnazionalità in quanto exclave italiana ed enclave in Svizzera su acque internazionali, nei giorni 7 e 8 marzo si sono tenuti i lavori, ospitati dall’amministrazione comunale e del casinò, del comitato per l’attuazione della Convenzione sulle acque transfrontaliere dell’Unece (United Nations Economic Commission for Europe).

La Convenzione, adottata a Helsinki nel 1992 e in vigore dal 1996, offre il quadro giuridico e diplomatico per la gestione sostenibile delle risorse idriche transnazionali, strumento di prevenzione dei conflitti. A tal fine, l’Assemblea degli Stati e i suoi organi sussidiari assistono con la elaborazione di standard scientifici per affrontare le crescenti difficoltà alimentate da mutamento climatico, crescita demografica e sviluppo dell’energia idroelettrica.

Il comitato, presieduto da Attila Tanzi, docente di Diritto internazionale all’Università di Bologna, ha visto riunirsi i suoi nove membri, da diverse regioni del mondo, che hanno discusso lo stato di osservanza della Convenzione, proseguito con successo una mediazione tra Montenegro e Albania, e trattato l’apporto della società civile alle politiche governative in materia. Opzioni di adattamento al mutamento climatico sono state affrontate sotto il profilo della riduzione delle precipitazioni e dello scioglimento dei ghiacciai, problemi che investono il nostro territorio, nell’immediato e nel medio termine.

I lavori sono stati preceduti da una conferenza introduttiva moderata da Andrea Mensi, ricercatore nell’Università di Bologna, ed entrata nel vivo con Claudio Bonvecchio, già professore di Filosofia delle scienze sociali e comunicazione simbolica all’Università dell’Insubria, il quale ha condotto la platea in un viaggio attraverso la simbologia dell’acqua sin dai più antichi testi sacri.

La dimensione personale della consapevolezza e della responsabilità è stata ripresa da Alessandro Leto, fondatore e direttore della Fondazione Water Academy. Quest’ultimo ha illustrato dinamiche, spesso conflittuali, che coinvolgono specialmente alcune Nazioni africane che condividono corsi d’acqua, il Nilo in particolare. Ciò dimostra come il controllo dei flussi d’acqua – che non è da considerarsi banalmente “oro blu”, ovvero bene fungibile, bensì risorsa vitale indispensabile e insostituibile – costituisce motivo di grave conflittualità tra le nazioni, come già confermato dagli attuali scenari internazionali.

I relatori hanno invitato quindi a guardare all’acqua, con la sua funzione nobile, vitale, terribile anche, a partire da punti di vista meno usuali eppure fondamentali per la vita umana, richiamando l’esigenza di funzionamento di strumenti di orientamento della cooperazione internazionale, come la Convenzione Unece appunto.