Il tema torna alla ribalta con la mozione della sinistra. Per il municipale leghista, alloggi d'emergenza sarebbero un'attrattiva per attività illecite
A Lugano mancano strutture per l’alloggio notturno d’emergenza per le persone senza dimora. A denunciarlo è una mozione della sinistra (primo firmatario il socialista Raoul Ghisletta), che puntualizza come tali strutture siano presenti a Mendrisio (Casa Astra), a Bellinzona (Casa Marta), a Locarno (Casa Martini) e a Rivera (Comunità Emmaus), mentre a Lugano siano del tutto assenti, “il che per una città di 68mila abitanti appare incredibile”. In teoria, la recentemente inaugurata Masseria della solidarietà avrebbe dovuto offrire al suo interno un rifugio di questo tipo, ma il Municipio ha deciso di declinarlo in una struttura alberghiera a tutti gli effetti. «Il Municipio di Lugano non ha visto la necessità di istituire un rifugio per i senzatetto all’interno della masseria, anche se in origine era previsto dalla convenzione – spiega fra Martino Dotta, direttore della Fondazione Francesco, che a sua volta ha in gestione la masseria –. Ovviamente non condivido l’idea del Municipio, ma per noi si è trattato di accettare un compromesso per portare avanti il progetto di ristrutturazione». La mozione chiede dunque lo stanziamento di un credito per la progettazione e per la realizzazione di una o più strutture per l’alloggio d’emergenza, che siano rivolte a persone senza fissa dimora e in grande precarietà, le quali non possono pagare il prezzo di un alloggio notturno. “Si tratta di togliere dalla strada – si legge nel testo – e da ricoveri di fortuna persone che si trovano temporaneamente in condizioni molto difficili e precarie, in particolare in caso di maltempo e condizioni avverse”.
Lugano non è del tutto estranea a strutture di questo tipo. Nel 2008 era stato aperto dalla Croce Rossa, nell’ex gattile di Cornaredo, un rifugio per senzatetto, che ospitava unicamente residenti. L’esperienza però è durata meno di due anni, e il rifugio è stato chiuso per problemi gestionali, data la mancanza di figure professionali, che aveva portato anche a una rissa che aveva visto coinvolti quattro ospiti del dormitorio e un volontario. Da allora la Città è tornata a collocare i residenti senza alloggio in pensioni e motel. «Questa possibilità viene usata in pochissimi casi – riferisce Lorenzo Quadri, capo del Dicastero socialità di Lugano –. Parliamo di poche unità all’anno». La Fondazione Francesco non smetterà comunque di cercare una soluzione. «È un discorso che non abbiamo abbandonato – afferma fra Martino –, ma adesso dobbiamo concentrarci a far funzionare la masseria. Probabilmente è un discorso che porteremo avanti, verosimilmente con dei privati, senza fare necessariamente capo a stabili comunali». Ma da cosa deriva questa mancanza di volontà politica? «Probabilmente rispecchia il progetto politico relativo alla Città, che vuole essere un luogo ricco di tante attività, sia culturali che economiche, ma dove non viene individuato anche un bisogno molto più nascosto, come quello di chi si trova per vari motivi senza alloggio. È una questione che va affrontata, anche se non so se farlo tramite una mozione sia la strada più corretta. Però il fatto di parlarne è senz’altro utile».
«Già il dormitorio a bassa soglia gestito dalla Croce Rossa – afferma Lorenzo Quadri – aveva una particolarità, ossia che per accedervi bisognava almeno avere un permesso B. Si trattava quindi persone che hanno diritto di essere sul nostro territorio. Per quanto riguarda le persone che si trovano illegalmente sul nostro territorio, il Municipio ritiene, e io condivido, di non dover entrare nel merito di fornire alloggi a persone che non dovrebbero nemmeno essere qui. Questo per due motivi: prima di tutto perché si rischia di fornire punti d’appoggio a persone che, prima dormono nella struttura della Città a spese del contribuente, e il giorno dopo sono in giro magari a rubare o a fare accattonaggio o reati di vario tipo. Questo è un rischio concreto, e quindi sarebbe il colmo se l’ente pubblico, con i soldi del contribuente, fornisse di fatto un punto di appoggio per questo tipo di attività illecite a danno della popolazione. Il secondo rischio è quello di alloggiare persone, sulle quali pende un decreto di espulsione, che però si permettono di schivare la misura, sfruttando le strutture pubbliche ancora pagate dal contribuente».
Per eventuali casi limite, come situazioni in cui una persona che si trova illegalmente in Ticino non possa essere immediatamente mandata all’estero, Quadri ritiene che si possano facilmente trovare delle «soluzioni tampone». «Non bisogna assolutamente creare attrattiva, e in ogni caso in altre parti del cantone queste strutture ci sono, ed eventualmente si possono usare quelle per questi casi, che comunque non mi risultano essere molti».