Luganese

Truffa rip deal a Lugano: condannati ed espulsi in due

Un 41enne e un 24enne sono stati giudicati colpevoli dalla Corte delle Assise criminali per via di un tentato colpo in una gioielleria lo scorso ottobre

È arrivata l’ora della giustizia
(Ti-Press/Archivio)
6 febbraio 2024
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Sei orologi di lusso sostituiti con altri contraffatti, per un danno totale di 600’000 franchi. Una truffa cosiddetta ‘rip deal’. Questo il tentato colpo che hanno provato a mettere a segno un 41enne rumeno e un 24enne francese lo scorso ottobre in una gioielleria di Lugano. Fermati dal provvidenziale intervento della polizia, sollecitata dai negozianti insospettitisi dalle trattative precedenti alla compravendita, i due sono stati arrestati e condannati oggi alla Corte delle Assise criminali per tentata truffa e il più giovane anche truffa a causa del coinvolgimento in un colpo simile, ma andato a segno un mesetto prima nel Locarnese. La Corte presieduta da Amos Pagnamenta li ha condannati a quattordici mesi sospesi condizionalmente per due anni (il 41enne) e a venti mesi sospesi per quattordici di questi (il 24enne).

‘Si spacciano per professionisti’

«Il reato rientra nella categoria di truffe di ‘rip deal’ messe in atto da bande di rom ben articolate, legate da legami di parentela, commesse per mestiere allo scopo di realizzare in breve tempo lauti guadagni – ha detto la procuratrice pubblica Anna Fumagalli –. Si tratta di vere e proprie organizzazioni criminali con ruoli ben specifici, con al vertice un capo. Si presentano ben vestiti, con auto di lusso, spacciandosi per professionisti del settore e chiedendo di vedere la merce che intendono acquistare per esaminarla attentamente. E prima di procedere alla compravendita rassicurano il venditore proponendo la consegna della merce in un pacco: una metodologia che dovrebbe evitare reati. In realtà, con scaltrezza riescono a sostituire il pacco con uno identico appositamente creato e contenente una copia contraffatta della merce». Ed è quanto accaduto anche nel caso in questione.

Da Bucarest e Cannes a Lugano, via Milano

I due sono partiti rispettivamente da Bucarest e da Cannes, su indicazione di altri due uomini al momento senza identità precisa, per ritrovarsi in Lombardia. Il movente? I soldi, in entrambi i casi. Alla periferia di Milano il più giovane ha recuperato un’auto con all’interno non solo i finti orologi di lusso ma anche il necessario per imballarli. Una volta eseguita quest’operazione, i due si sono recati a Lugano con ruoli ben definiti: il 24enne alla guida, mentre il 41enne è entrato nel negozio a fare il lavoro più sporco. L’incontro coi negozianti era stato preparato attentamente: dopo essersi imbattuti nel loro annuncio su un sito internet, ci sono stati dei contatti durante i quali sono state poste molte domande. Dove vengono custoditi gli orologi, quante persone lavorano in gioielleria. E proprie queste, assieme alla metodologia del pacco, hanno spaventato i gioiellieri, che hanno avvertito la polizia organizzando un’imboscata per i due criminali.

Per la pubblica accusa c’era l’aggravante...

Colti in flagrante, va da sé che i due hanno ammesso – non senza qualche reticenza il giovane – il tentato crimine. «Le indagini svolte hanno permesso di appurare il coinvolgimento del 24enne in una truffa (andata a segno, per un danno quantificato in 83’000 franchi, ndr) ad Ascona» ha aggiunto Fumagalli. Diverse le prove che la pp ha portato a suffragio delle proprie tesi, da foto e messaggi, concludendo che «hanno agito alla stregua di una professione», ipotizzando il reato di tentata truffa aggravata in quanto commessa per mestiere. La pp ha dunque chiesto una condanna a trenta mesi per il 41enne e a trentasei mesi per il 24enne e l’espulsione dalla Svizzera per cinque anni per entrambi. A dare manforte alla pubblica accusa, l’avvocato Davide Faggetti, che in rappresentanza dell’accusatore privato, ossia la vittima del colpo ad Ascona, ha chiesto un rilevante risarcimento fra torto subito, spese legali e danno morale.

... ma per la difesa e per la Corte no

Tuttavia, proprio l’elemento dell’aggravante della truffa per mestiere è stato contestato dai due avvocati difensori. «Il mio assistito (il 41enne, ndr) ha ammesso la propria responsabilità dimostrandosi collaborativo – ha detto Fabiola Malnati –. Le prove portate dall’accusa, come le foto, non bastano però a dimostrare l’aggravante. Inoltre, parliamo di colui che era l’ultima pedina, quello che poteva facilmente essere sacrificato. È incensurato sia in Svizzera sia in Romania ed è giusto che la pena sia sospesa». Del medesimo avviso l’avvocato Pascal Cattaneo, che altrettanto ha sottolineato come il 24enne non abbia precedenti penali né in Svizzera né in Francia e che non c’è alcuna prova schiacciante che commetta truffe di rip deal per mantenersi così come ipotizzato da Fumagalli. Inoltre, trattandosi di un’accusa indiziaria, il legale ha chiesto che il giovane imputato sia prosciolto dall’accusa di truffa per i fatti locarnesi, quantomeno appellandosi al principio dell’in dubio pro reo, e che in definitiva il suo assistito non sia condannato a più di sedici mesi.

Espulsione non obbligatoria, ma ordinata comunque

Pagnamenta ha ammesso che il processo per i fatti di Ascona è effettivamente indiziario, ma ha altrettanto sottolineato che il giovane «non ha dato nessuna spiegazione credibile del perché sia stato trovato ritratto in foto e video con un orologio simile a quello sottratto durante la truffa, il giorno stesso della medesima». Il 24enne pertanto è stato riconosciuto colpevole anche di quel capo d’accusa. Entrambi sono per contro stati scagionati dall’aggravante della truffa per mestiere per il tentato colpo a Lugano. «La Corte concorda con la pp – l’osservazione del giudice –: hanno agito in un’organizzazione criminale ampia e diversificata. Tuttavia agli atti non figurano elementi che permettano di concludere che abbiano commesso più truffe con l’intento di ottenere una regolare fonte di reddito». Venendo meno l’aggravante, l’espulsione non è più obbligatoria. Pur essendo facoltativa, la Corte l’ha ordinata per entrambi per cinque anni.

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