Inaugurata la struttura che ospita la mensa sociale del Centro Bethlehem - che viene potenziata -, restaurando al contempo edifici di origine medievale
La Masseria della solidarietà di Cornaredo è realtà. Dopo decenni di abbandono e di degrado dello stabile, speculazioni varie e atti parlamentari, l’edificio di origine medioevale rinasce ospitando il Centro Bethlehem e la sua mensa sociale, oltre a diversi contenuti in parte indirizzati al sostegno delle persone più bisognose e in parte di stampo commerciale. Fra quest’ultimi, anche una locanda e degli alloggi: rispettivamente una cinquantina di posti e otto stanze doppie. Alla lunga storia della masseria che si perde nei meandri delle radici agricole ticinesi si contrappone la velocità con la quale è stato portato a termine il progetto nato pochi anni fa e che colma, seppur ancor parzialmente, una rilevante lacuna che l’agglomerato urbano di Lugano aveva in ambito sociale.
L’inaugurazione degli spazi è avvenuta il giorno nel quale la Chiesa cattolica venera San Francesco d’Assisi, santo che ha dato il nome alla Fondazione Francesco, promotrice dell’iniziativa solidale. All’occasione ha presenziato un folto pubblico e numerose autorità. A cominciare da quelle politiche cantonali. «Questo progetto è riuscito a riportare alla vita un luogo che era ormai in disuso da più di trent’anni – ha sottolineato la prima cittadina del Cantone, Nadia Ghisolfi –. È riuscito a conferirgli un bel valore architettonico e dei contenuti importanti a livello sociale». A proposito di contenuti, questi si suddividono fondamentalmente in due parti: sociali e commerciali. Tra i primi spicca la mensa sociale, già attiva dal 2 ottobre, che ha di fatto triplicato l’offerta rispetto al servizio precedentemente offerto alla casetta gialla dell’Hockey Club Lugano (Hcl): «Offriremo pasti sette giorni su sette e non solo pranzi come prima, ma anche cene», ha spiegato fra Martino Dotta, che dirige la Fondazione ed è stato il motore del progetto. Oltre al refettorio, sono state realizzate anche delle docce e una lavanderia, per chi è in estrema indigenza.
Alla Masseria trovano spazio anche una sala multiuso, un ristorante con bed&breakfast che apriranno a inizio 2024, e poi la sala del vecchio torchio. «È il torchio a leva più grande del Ticino che è un bene culturale protetto a livello cantonale» ha ricordato il sindaco di Lugano Michele Foletti. Città che da oltre un secolo è proprietaria del terreno e degli edifici in questione, che sorgono in territorio di Porza, e che ha concesso alla Fondazione un diritto di superficie per trentacinque anni rinnovabili, oltre a 400’000 franchi proprio per restaurare l’antico torchio. La sala ospiterà piccoli eventi e, forse, un negozietto di prodotti locali o un’enoteca. Quest’ultima, assieme alla sala multiuso, alla locanda e agli alloggi sarà gestita dalla neocostituita Masseria di Cornaredo Sa. «È uno splendido esempio di partenariato pubblico privato – ha proseguito il sindaco –, in un luogo agricolo che è inserito in un contesto urbano che sta cambiando moltissimo: abbiamo dato il primo colpo di piccone al Polo sportivo e degli eventi solo un paio di settimane fa. E pur fra i suoi cambiamenti, questo contesto urbano ha saputo conservare la storia della nostra comunità».
Ma sono tre i sindaci toccati dal progetto. Oltre a quello di Lugano, gli omologhi di Canobbio e Porza: i tre Comuni assieme hanno dato vita all’Agenzia del Nuovo Quartiere di Cornaredo (Nqc) allo scopo di ordinare e indirizzare tutta la strategica area della città. Una zona che «negli ultimi vent’anni è stata oggetto di una profonda analisi pianificatoria», ha osservato il sindaco di Porza Franco Citterio, che ha ricordato come pure la Masseria stessa sia un bene culturale protetto, seppur locale a differenza del torchio che è cantonale. Citterio ha poi elencato alcune significative tappe dello sviluppo del comparto: nel 2004 il concorso internazionale di urbanistica sfociato nel master plan dell’Nqc, nel 2010 il Piano regolatore intercomunale, nel 2012 l’apertura della galleria Vedeggio-Cassarate. E poi, il progetto sociale di fra Martino Dotta. «I primi contatti sono del 2018, la domanda di costruzione ci è stata inoltrata nel 2019 e la licenza edilizia l’abbiamo rilasciata nel 2020. Il nostro Comune c’è e continuerà a collaborare anche in futuro per aiutare chi si impegna a garantire ai più deboli condizioni di vita accettabili». «Fin dall’inizio delle discussioni nell’ambito dell’Agenzia Nqc, l’intento era quello di fare in modo che la Masseria potesse essere oggetto di conservazione e di testimonianza del passato – il ricordo invece del sindaco di Canobbio, Roberto Lurati –. Mai l’avremmo immaginata con i contenuti sociali ai quali viene ora destinata. È un regalo per tutta la regione e il cantone».
E a proposito di Cantone, fra gli interventi più significativi della cerimonia, quello del presidente del Consiglio di Stato Raffaele De Rosa. «È un progetto ambizioso, portato avanti con coraggio, con determinazione, con lungimiranza, costruito su basi solide di condivisione di principi e di valori, ossia quelli della solidarietà e della responsabilità sociale. Una collaborazione vincente fra un ente privato e degli enti pubblici – ha detto –. La Masseria sarà il cuore pulsante di uno spazio pregiato all’interno dell’Nqc. Essa rappresenta un ulteriore importante tassello che consolida le attività promosse dalla Fondazione Francesco e rafforza l’impegno dei Comuni e del Cantone in favore delle persone più fragili e vulnerabili». De Rosa ha poi elogiato l’opera della Fondazione, che «offre sostegno in vari modi alle persone più bisognose: attraverso aiuti di prima necessità, alloggi d’urgenza; consulenza sociale di base; sostegno e accompagnamento in numerosi ambiti. È diventata un punto di riferimento e un partner fondamentale sia per gli enti pubblici sia per i numerosi partner privati. Il suo impegno concreto si inserisce in maniera complementare ai vari servizi, pubblici e privati, e alle prestazioni sociali riuscendo anche a intercettare persone bisognose di aiuto e sostegno che talvolta sfuggono sia ai servizi cantonali sia a quelli comunali».
La riflessione del direttore del Dipartimento sanità e socialità si è dunque allargata al tema della povertà. «La sussidiarietà, la complementarietà, ma soprattutto la solidarietà, rappresentano veramente un ottimo esempio di promozione della politica sociale e di risposta concreta ai bisogni della nostra società, che soprattutto in questo periodo è particolarmente toccata da difficoltà in vari ambiti ed è chiamata ad affrontare sfide complicate dovute anche al continuo aumento dei costi della vita – l’osservazione del consigliere di Stato –. La povertà è un fenomeno che coinvolge sempre più persone e che fragilizza il sentimento di fiducia e di ottimismo verso il futuro. La Fondazione Francesco e gli enti pubblici e privati che hanno collaborato a questo progetto dimostrano come il lavoro di rete è l’approccio giusto per affrontare le sfide complesse e il difficile periodo che stiamo vivendo. Solo unendo le forze è possibile costruire non solo luoghi, ma soprattutto contesti di vera e propria accoglienza e inclusione sociale per sostenere le fasce più fragili della nostra collettività, per creare una società più equa e coesa».
Il tema della collaborazione è stato toccato anche da Marco Strazzi, presidente del Rotary Club Lugano Lago, fra i principali sostenitori e benefattori del progetto: «Avevamo già contribuito alla realizzazione della mensa sociale del Centro Bethlehem, dapprima a Viganello e poi alla casetta gialla dell’Hcl. Quell’iniziativa ci ha dato l’opportunità di conoscere da vicino fra Martino e di toccare con mano la realtà dell’indigenza in una società ricca. In seguito, quando hanno dovuto cercare nuovi spazi, è sorta l’idea di recuperare la masseria che giaceva in stato di abbandono di tempo. A Cristina Zanini Barzaghi (capodicastero Immobili di Lugano, ndr) dobbiamo il big bang del progetto. E almeno trenta dei nostri soci hanno messo a disposizione tempo, competenze e donazioni per la Masseria». A testimonianza di questo impegno del Rotary è stata posata una targa sullo stabile, realizzato da Roberto Marcon e Stefano Frei, ufficialmente progettista e direttore dei lavori del cantiere. Cantiere che è riuscito a contenere i costi in circa 8 milioni di franchi e per il quale la Fondazione ha dovuto accendere un credito di costruzione con Banca Stato.
Ma alla cerimonia di soldi non si è molto parlato: è stata una giornata di festa per un progetto a lungo atteso, come evidenziato sia dalla presidente della Fondazione Ines Guarisco Gianini, sia da fra Martino stesso. «È un percorso che finisce e un sogno che si realizza – ha detto, commosso, quest’ultimo ricordando alcune significative tappe –. Le Acli hanno dato l’avvio a questo progetto cedendo poi il testimone alla Fondazione Francesco. La mensa sociale è stata avviata lunedì, ma la cucina è operativa già da metà luglio diventando mensa di riferimento per la prima squadra del Football Club Lugano». Oltre al potenziamento del refettorio, i nuovi spazi consentiranno «soprattutto l’intensificazione dell’orientamento sociale che è una modalità che vorremmo sviluppare a sostegno delle persone in difficoltà che non sempre sanno a chi rivolgersi o non hanno il coraggio per farlo». Un modo, questo, per «potenziare il lavoro nella cosiddetta bassa soglia, ossia approcciare le situazioni senza particolari strutture né regole, lavorando in particolare sulla relazione, che sta diventando sempre più complesso».
«Come figlio di contadini conosco l’importanza delle radici e delle origini» ha detto poi fra Martino riferendosi all’importanza del restauro conservativo effettuato del bene culturale protetto, diventato cittadella della solidarietà. Con, però, ancora una lacuna: un dormitorio per senzatetto. Un’esigenza che gli operatori sul territorio e purtroppo anche la cronaca riconoscono ma che negli ultimi anni a Lugano non ha trovato terreno politico fertile. E che differenzia la città dagli altri agglomerati urbani ticinesi, che hanno invece strutture di prima accoglienza: Casa Astra a Mendrisio, Casa Marta a Bellinzona e Casa Martini a Locarno. Proprio quest’ultima è gestita dalla Fondazione Francesco. E Lugano? «Il progetto della Masseria della solidarietà per noi è stato un compromesso – la replica di fra Martino Dotta –. Questo però non significa che il problema non sussista. Pertanto, anche il tema per noi non è né risolto né accantonato».