Luganese

Besso, salvata dalle ruspe la villa di Americo Marazzi

Il nuovo progetto della fondazione Casa Dorotea non prevede più l'abbattimento dello storico edificio in stile Liberty in via Angelo Jelmini

Le modine sull’edificio sono apparse lo scorso agosto
(AR)
17 ottobre 2023
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È ‘salva’ dalle ruspe la storica villa Liberty che sorge lungo via Angelo Jelmini a Besso, accanto alla chiesa di San Nicolao. L’edificio, realizzato in base al disegno dell’architetto Americo Marazzi, verrà invece riattato. Non perché la Città di Lugano lo abbia inserito nella lista dei beni culturali meritevoli di tutela, bensì perché il promotore dell’iniziativa immobiliare ha rinunciato all’abbattimento dell’edificio che sorge su un terreno di proprietà della Parrocchia di Lugano, presentando un secondo progetto. Il committente che ha firmato la domanda di costruzione pubblicata sull’albo comunale di Lugano è la Fondazione Casa Dorotea, istituita appositamente un paio di anni fa, proprio per concretizzare l’edificazione di Casa Dorotea.

La seconda domanda di costruzione

Fin qui, stiamo parlando della seconda domanda di costruzione. Il primo progetto della fondazione, invece, prevedeva l’edificazione di una palazzina al posto del villino Liberty. Una palazzina che avrebbe ospitato gli spazi per il parroco, dieci appartamenti a pigione accessibile, destinati a singoli o famiglie che versano in una situazione di fragilità, oppure per persone diversamente abili o anziane. La domanda di costruzione era stata pubblicata all’albo comunale di Lugano nell’aprile 2022. La Società ticinese per l’arte e la natura (Stan) aveva però sollevato perplessità in merito al prospettato abbattimento della villa Liberty, ritenuta un esempio eloquente di una serie di edifici realizzati tra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento, che meriterebbero una protezione, ma che purtroppo sono sfuggiti all’attenzione dell’autorità cittadina. Come era stato dettagliato in uno dei bollettini di catt.ch, Casa Dorotea era stata concepita come luogo di vita familiare. Al piano terra, sono previsti spazi per offrire assistenza ai residenti, per gli incontri della comunità parrocchiale di San Nicolao e per servizi di pubblica utilità alla Parrocchia e al quartiere di Lugano-Besso. L’iniziativa nacque nel 2018 sulla base di un’idea del parroco, don Marco Dania.

Due edifici che dialogano tra loro

Il nuovo progetto prevede la riattazione della villa Liberty, dietro la quale dovrebbe sorgere una struttura autonoma, ma in grado di dialogare con lo storico edificio. Dalla nuova costruzione si vorrebbero ricavare otto appartamenti, a fianco della chiesa di San Nicolao. Casa Dorotea è stata concepita ancora come luogo della vita familiare, nel quale l’abitare si trasforma in vita condivisa, illuminata dalla fede e legata al quartiere. Il progetto prende le mosse da considerazioni spirituali, prima che pratiche, tecniche e funzionali. La scelta di preservare lo storico edificio, che venne firmato dall’architetto Americo Marazzi, come si legge nella relazione tecnica, si propone di donare alla villa “nuovo lustro attraverso un ampliamento capace di lavorare in concomitanza con il lato della chiesa e di generare una sequenza di quinte sceniche che fanno da sfondo al villino stesso”. La struttura autonoma è prevista su quattro piani, di cui uno interrato. Sul suo tetto si vorrebbero posare pannelli fotovoltaici.

Un tuffo nella storia nazionale

L’idea di dedicare il nome della futura struttura alla moglie di Nicolao della Flüe (santo nel 1947), unanimemente venerato in Svizzera come “padre della patria” era stato voluto, per sottolineare la venerazione della coppia da parte di numerosi fedeli. L’iniziativa ha senza dubbio una forte valenza sociale. Dorotea diede ben dieci figli al marito ed è stata lodata soprattutto per aver sostenuto con responsabilità e saggezza la decisione di Nicolas di ritirarsi come eremita presso il Flüeli-Ranft, all’età di 50 anni. Successivamente, attorno al 1467, fu lei ad assumere la conduzione della fattoria e della casa di famiglia, si occupò dei più piccoli tra i figli avuti con Nicolao, dando al marito la possibilità di vivere vita eremitica. All'epoca si considerò Dorotea come la donna più rispettata della Confederazione.

Stan fondamentale per la ex Masseria

La Stan ha avuto un ruolo fondamentale in vari momenti della realizzazione della Masseria della solidarietà di Cornaredo. Come per il Grand Hotel di Muralto e per Villa Cristina a Coldrerio, il sodalizio ha chiesto e ottenuto che non si procedesse a una semplice ristrutturazione, che avrebbe snaturato il bene culturale protetto, ma a un vero e proprio restauro, come chiedono i principi della Commissione federale per i monumenti storici. Le modifiche chieste dalla Stan, anche tramite un’opposizione al primo progetto presentato dalla Fondazione Francesco, non hanno avuto un impatto sui costi. L’accordo concluso dai delegati della Stan e dal progettista venne approvato dalle parti il 19 aprile 2020. Dopodiché, l’Ufficio dei beni culturali diede la sua approvazione, la Stan ritirò l’opposizione e il Comune di Porza concesse la licenza edilizia. L'accordo consentì di dare maggiore attenzione alla sostanza storica. A cominciare da tutti i tamponamenti eseguiti in tavole di legno grezzo, come in uso nelle masserie del Sottoceneri. Le tre scale esterne esistenti sono state mantenute e pure il ballatoio del primo piano della casa colonica è stato ripristinato in legno.

Niente nuove aperture per porte e finestre

L’intervento della Stan ha pure permesso di mantenere e riparare l’intonaco esistente. La casa colonica non è stata intonacata a nuovo. Nella facciata su via Trevano i tamponamenti in pietra di Caprino sono rimasti a vista. Non solo. Tutti i serramenti sono rimasti in legno e le finestre a due ante fino alla dimensione di 80 centimetri di larghezza. Per le finestre più strette si ricorrerà a un’anta unica, suddivisa con listelli a croce applicati al vetro (come nella Masseria Cuntitt di Castel San Pietro). Le persiane sono state riproposte e ripristinate al primo piano dell’edificio che ospita il torchio e non sono realizzate nuove aperture per porte e finestre. Nell’edificio del torchio è stata riaperta la finestra murata e, nella casa colonica, il vano centrale al piano terreno è stato riportato alla sua ampiezza originale determinata dall’arco. L’entrata principale ha conservato i pilastri con il muro adiacente e non sono stati costruiti balconi in corrispondenza delle camere del bed & breakfast.