Celebrato il processo in appello nei confronti di un 51enne condannato in prima istanza per aver alienato 260 grammi di droga
«Il mio cliente ha fatto saltuariamente da acquirente per il chiamante in causa, non è uno spacciatore». Sono le parole dell’avvocato Ryan Vannin, difensore di un 51enne italiano, residente in Ticino, che era stato condannato in prima istanza a 13 mesi di carcere, una multa di 100 franchi e un’espulsione dalla Svizzera di cinque anni. Questo principalmente per aver alienato 260 grammi di cocaina, tra marzo e settembre dell’anno scorso, a un dipendente di un istituto bancario del Luganese. L’uomo aveva infatti fatto il nome del 51enne, quale suo venditore della sostanza stupefacente, durante un processo per appropriazione indebita.
Oggi, davanti alla Corte di appello e di revisione penale di Locarno (Carp) la difesa del 51enne, si oppone alla sentenza dello scorso 23 febbraio delle Assise correzionali di Lugano (presieduta dal giudice Amos Pagnamenta). L’avvocato ha infatti chiesto la derubricazione dell’aggravante per quanto riguarda l’infrazione alla Legge federale sugli stupefacenti, ritenendo che i grammi alienati, in un lasso di tempo di cinque mesi, siano stati 16 e non 260. Suggerendo così una pena pecuniaria di 45 aliquote giornaliere da 30 franchi l’una. «Ci sono buone prospettive per il suo futuro. In carcere si è disintossicato, è più lucido, anche se la detenzione è comunque stata traumatica». L'uomo si trova in detenzione da fine novembre.
Vannin, che aveva depositato la dichiarazione d’appello, si è inoltre fermamente opposto all’ordine di espulsione, chiedendone l'annullamento. «Oltre a essere un caso di rigore, si tratterebbe di una grave violazione della sfera privata dell’imputato. Egli non ha infatti nessun legame in Italia e all’estero. È nato e cresciuto qui, sua moglie è svizzera, tutta la sua vita e i suoi affetti sono in Ticino. Andare a vivere all’estero non gli permetterebbe un reinserimento nella società».
Dal canto suo il procuratore pubblico Daniele Galliano aveva depositato appello incidentale, in quanto sostiene che la pena adeguata per il 51enne sia quella proposta già in prima istanza: 18 mesi di carcere, 300 franchi di multa per aver anche consumato la sostanza stupefacente, e sempre cinque anni d’espulsione.
La sentenza della Corte – presieduta da Giovanna Roggero-Will e a latere Rosa Item e Manuela Frequin Taminelli – è prevista per le prossime settimane.