Un uomo dai mille alter ego che, in correità con altri malviventi, si è intascato, truffando per mestiere, 150mila franchi, 50mila euro e 1.42 BitCoin
Diciotto alias, un solo uomo. Protagonista del processo odierno dinnanzi alla Corte delle Assise criminali di Lugano, presieduta dalla giudice Francesca Verda Chiocchetti, è un 50enne apolide che tra giugno 2020 e febbraio dello scorso anno ha truffato quasi una decina di persone per 150mila franchi, 50mila euro e 1.42 BitCoin (che all’epoca dei fatti corrispondevano a 45mila franchi). L’imputato, che spogliatosi del proprio alter ego ha ammesso integralmente i fatti, è stato condannato, in accordo tra le parti, a una pena di 36 mesi di cui 18 sospesi condizionalmente per un periodo di prova di tre anni. Ordinata inoltre la sua espulsione dalla Svizzera per 7 anni.
Il nome con cui si presentava non è l’unica falsità perpetrata dal 50enne. Fingendosi interessato a effettuare operazioni di compravendita di varia natura, durante gli incontri (organizzati in correità con altri malviventi) mostrava alle proprie vittime qualche banconota autentica, quando in realtà, quelle che poi consegnava loro erano per il 90% false. Vittime che tra Mendrisio, Pambio Noranco (occasione in cui a partecipare alla truffa è stato anche uno dei suoi numerosi figli) e Thônez, venivano indotte a consegnargli non solo denaro, ma anche criptovalute, orologi di lusso e oro.
Astuzia che gli ha permesso di intascare circa 20mila euro. In aula l’imputato si è detto dispiaciuto per quanto causato ai truffati, tutti e sei costituitisi accusatori privati. «Chiedo scusa a tutte le persone a cui ho causato danni. Non rifarei mai più una cosa del genere», ha affermato. E, sulla scia di queste parole, la Corte ha accolto la proposta della procuratrice pubblica Pamela Pedretti, in accordo con l’avvocata del 50enne Francesca Piffaretti-Lanz. Entrambe hanno già comunicato di rinunciare all’Appello.