La folta partecipazione al recente Festival conferma l'ampio interesse per il tema. I promotori dell'appello di ottobre restano in attesa
Ha richiamato una folta partecipazione la prima edizione del ‘Festival della Nascita’, ospitato nella Sala Aragonite di Manno il 25 e il 26 marzo. Un festival voluto, ideato e organizzato da due associazioni: Casa Maternità e Nascita lediecilune e Associazione Nascere Bene Ticino. Due realtà ormai solide, attive da anni nell’ambito dell’accompagnamento delle donne, delle famiglie e dei bebè nel periodo della gravidanza, del parto e del post-parto. In particolare, “lediecilune” offre alle future mamme l’accompagnamento di levatrici di fiducia per gravidanze, parti (già oltre 300 quelli in casa nascita o a domicilio) e puerperio. Inoltre, offrono momenti di incontro fra mamme e di informazione su tutto quanto ruota attorno alla maternità in generale.
La kermesse si è aperta con la prima assoluta di “Alla luce”, pièce teatrale dalla struttura corale (lecito pensare al “coro” della classica drammaturgia greca, con le interpreti che si avvicendano in monologhi per poi dar vita a dialoghi a più voci) e dalla genesi particolare: è nata infatti da un’idea della levatrice Anna Fossati e di Antonella Galli, una signora che ha felicemente partorito in casa sua. Il testo è scaturito dal confronto sviluppatosi sulla base delle testimonianze degli attori stessi, oltre che da un’approfondita ricerca della letteratura sul tema del parto fisiologico. Lo ha curato Egidia Bruno, la quale si è assunta anche l’onere della regia. Accanto a gustosi momenti coreografici, si lascia spazio all’unico maschietto sul palco, che veste sia i panni del maritino imbarazzato in sala attesa, sia quelli del ginecologo saputello e invasivo, preso di mira dall’ironia delle autrici (“Signora, lei si sta pericolosamente avvicinando alla data di scadenza!”, al che la partoriente ribatte con un sarcastico: “Guardi che non sono mica uno yogurt!”). Per il loro impegno e la loro leggerezza di toni, anche nei momenti più drammatici della performance, che segue la linea del teatro di narrazione e di situazione, con una chiara connotazione sociale, gli interpreti – tutti ovviamente attori dilettanti e volontari – meritano la citazione: Alona Calusic, Anna Fossati, Antonella Galli, Jenny Gariglio, Sara Schlegel, Lucia Soldati, Chantal Stuebi e beato – si fa per dire – tra le donne Mauro Bessler.
La kermesse è poi proseguita domenica con tutta una serie di appuntamenti e spunti di riflessione che hanno coinvolto la narratrice Valeria Nidola (“Ascoltate… c’è una storia che nasce!”); con la conferenza dedicata al “Parto naturale” (cos’è un parto fisiologico e perché è importante per i benefici che porta a mamma e bambino?), tenuta dalla già citata Anna Fossati e dalla levatrice Maike Hofstede; il Canto prenatale e la vocalizzazione, un atelier sull’uso della voce e dei vocalizzi durante il travaglio condotto da Liliane Foglia, educatrice perinatale; e un’altra proposta teatrale: In bocca al tubo, spettacolo comico/poetico sui diritti dei bambini di e con Gaby Luethi e Alessandra Ardia, per poi concludersi con una tavola rotonda dedicata al tema “Un parto positivo nelle maternità ticinesi”.
Un bilancio della manifestazione lo chiediamo a Delta Geiler Caroli, già giornalista e produttrice alla Rsi, la quale dopo essere diventata mamma, nel 2013 ha fondato – con alcuni genitori, una levatrice e una doula (figura non medica che si occupa del supporto alla donna durante tutto il percorso perinatale, dalla gravidanza al post partum) – l’Associazione Nascere Bene Ticino: «La forte affluenza di pubblico a queste due giornate di studio e di riflessione ci conferma che il ‘problema parto-gravidanza’ è molto sentito. Ci battiamo per un cambiamento di paradigma: la gravidanza NON è una malattia, il corpo della donna è per così dire programmato per un evento naturale. Purtroppo, però, è ancora vittima del detto biblico “partorirai nel dolore e nella paura”».
Si spera che qualcosa possa smuoversi anche sul piano prettamente politico, dopo l’appello “Per un’esperienza positiva di parto nei reparti maternità ticinesi”, lanciato l’ottobre scorso dove si rivendicano il diritto di partorire in ospedale con la propria levatrice di fiducia, l’applicazione della tecnica del cesareo dolce (nella Svizzera italiana il cesareo raggiunge il 33%, mentre l’Oms raccomanda il limite massimo tra il 10 e il 19%!) e che si offrano d’ufficio alle partorienti in tutte le Maternità del Cantone le camere-famiglia, dando così la possibilità al padre di pernottare accanto alla mamma, conformemente al modello elaborato e proposto dal personale infermieristico del Dipartimento Donna Bambino dell’Ospedale della Beata Vergine di Mendrisio.
Lasciamo dunque il classico “Fate bollire dell’acqua!” ai vecchi film hollywoodiani quando nelle loro sequenze ci si avvicinava al momento del parto, e dimentichiamo i ginecologi ansiosi di intervenire. Il medico è provvidenziale per le complicazioni e nei casi ad alto rischio, ma la maggior parte delle partorienti sono donne sane e le nascite possono essere dolci per mamme e bebè.