L’Associazione Nascere bene di Lugano indica alle autorità e agli enti sanitari ticinesi quattro priorità legate all’esperienza della gravidanza
Il Mahatma Gandhi li aveva indicati come un prezioso canale per raggiungere la pace nel mondo. Così l’attenzione ai bebè dell’Associazione Nascere bene di Lugano, che nel 2022 compie dieci anni di attività, è focalizzata proprio su coloro che, attraverso le loro mamme e le loro famiglie, vengono alla luce. «Gravidanza, parto, puerperio e primo anno di vita del bambino, sono esperienze cruciali per la psiche di ogni individuo ma spesso i genitori si sentono persi perché le informazioni, i servizi, le figure professionali incontrate, e i consigli ricevuti, sono molto frammentati e a volte contraddittori» evidenziano Mara Bianchini e Delta Geiler Caroli.
Un impegno sul campo che si traduce oggi in una presa di coscienza più ampia, tanto da inviare un appello sostenuto dalla Federazione associazioni femminili Ticino Plus, dalla Commissione consultiva per le pari opportunità e dall’Acsi, al fine di promuovere la salute e il benessere delle donne, dei neonati e delle loro famiglie in Ticino. Destinatarie diverse autorità cantonali, dal consigliere di Stato e direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa al Consiglio di amministrazione dell’Eoc, dal direttore del Dipartimento di ginecologia e ostetricia Eoc ai primari dei reparti maternità di Bellinzona, Mendrisio e Locarno, dalle direzioni e dai responsabili medici delle cliniche Sant’Anna di Sorengo e Santa Chiara di Locarno alla Società ticinese di ginecologia e ostetricia e alla Federazione svizzera delle levatrici sezione Ticino.
Quattro i punti evidenziati che si traducono in altrettante richieste. In primo luogo, nell’appello "per un’esperienza positiva di parto nelle maternità ticinesi", vi è la volontà di poter beneficiare, nel partorire in ospedale, della propria levatrice di fiducia, «conformemente – viene annotato – a quanto approvato in Gran Consiglio il 21 settembre 2020 e quanto applicato da tempo in numerosi cantoni svizzeri per i casi a basso rischio, sulla base di chiare evidenze scientifiche concernenti la sicurezza e gli esiti per la salute psicofisica di mamma e bambino. Il parto non è una malattia e un recente studio conferma che il 90% delle donne svizzere desidera un parto naturale».
Secondo elemento: la possibilità di poter beneficiare della tecnica del cesareo dolce, «che non comporta novità tecniche particolari ma inserisce nell’operazione alcuni benefici del parto vaginale come lentezza, contatto visivo e pelle a pelle. Così nei casi non in urgenza, il parto può essere vissuto come una nascita e non solo come un intervento chirurgico. Il numero dei cesarei (in Ticino il 33% nel 2020) dovrebbe comunque diminuire entro il limite massimo indicato dall’Oms che si situa fra il 10 e il 19%» rimarca l’associazione. Quale terza richiesta si indica la possibilità «di elaborare l’esperienza del parto riprendendo il modello del Chuv di Losanna, elaborato a partire dalla constatazione che il 63% delle mamme una settimana dopo la nascita presenta sintomi di stress acuto e il 21% dopo un mese soffre ancora di disturbi di stress post traumatico che richiedono cure. Mediante un colloquio d’ufficio con una levatrice specializzata prima e dopo il parto si potrebbero così prevenire i 3⁄4 dei rischi di stress post traumatico».
Ultima considerazione quella di offrire d’ufficio alle partorienti in tutte le maternità del cantone le cosiddette camere famiglia con la possibilità di pernottamento per il padre, conformemente al modello elaborato e proposto dal personale infermieristico del Dipartimento donna bambino dell’Ospedale della Beata Vergine di Mendrisio.
«Le misure proposte – non ha mancato di evidenziare l’associazione – sono già adottate con successo in altri cantoni e in parte in alcune maternità ticinesi, sono facilmente applicabili in tempi relativamente brevi e comportano spese minime, probabilmente inferiori ai costi provocati dalle conseguenze per la salute psico-fisica di mamma e bambino dovute alle numerose esperienze traumatiche del parto. I risultati positivi si potranno però ottenere solo a condizione che si valorizzino e promuovano contemporaneamente le competenze relazionali del personale curante e la capacità di sviluppare un atteggiamento rispettoso, accogliente e non infantilizzante affinché le decisioni siano prese insieme ai genitori tenendo conto dei loro valori e dei bisogni della donna».