laR+ Luganese

Bedigliora, verso la riapertura del Teatro di Banco

Dopo la chiusura nel 2022, una quindicina di abitanti vorrebbe prendere in mano le sorti dello storico ritrovo del paese e l'unico della zona

La riapertura potrebbe avvenire nei prossimi mesi
(Ti-Press)

Il teatro di Banco, che è a una nuova svolta, ha una storia molto lunga e interessante. Se ne comincia a parlare a cavallo tra Ottocento e Novecento, quando ne viene iniziata la costruzione. L’idea nasce dall'esigenza di poter dare una sede alle due filarmoniche di Bedigliora e Banco, dove il teatro risiede, in cui creare uno spazio (indipendente dalla chiesa) per promuovere l’insegnamento della musica, il teatro e il ballo. Come ci racconta Simonetta Martini, pittrice del Malcantone, che ha potuto visionare i documenti originali: «Il teatro nasce dall’idea che nessuno ne possa essere proprietario e che le attività svolte non debbano avere scopo di lucro; insomma un progetto davvero sociale. Infatti, dicono gli statuti, se il teatro fosse venduto, il guadagno andrebbe tutto in beneficenza». La struttura appartiene all'associazione Nuovo avvenire.

Un centro importante per il Malcantone

Questo teatro ha però vissuto molte vite grazie ai numerosi gestori, che si sono avvicendati a partire dalla fine degli anni Novanta, dopo che per anni era rimasto chiuso e utilizzato solo per il Carnevale e per pochi altri eventi di paese, e lo spirito originale si era un po’ perso. Poi, come ci racconta Martini, «verso la fine degli anni Novanta è stato preso in gestione da una coppia, che l’ha animato con una programmazione straordinaria. Da lì in poi si sono avvicendate diverse interessanti gestioni». Una cosa che è sempre stata comune a tutti è stata l’intenzione di creare uno spazio culturale vivace e di ottimo livello. Così come fece il percussionista Ivano Torre che è stato l’ultimo a prenderlo in gestione, dopo alcuni anni di semi abbandono. Racconta lo stesso Torre a laRegione: «Ho iniziato l'attività a gonfie vele, nonostante all'interno fossero ammesse al massimo trenta persone, a causa della pandemia». Malgrado ciò, il musicista ticinese non si è sottratto dal proporre eventi culturali. Infatti, riferisce lo stesso, «i primi tre mesi sono stati più che positivi, perché raggiungevo sempre il pienone proponendo eventi vari come spettacoli teatrali, musica, e molto altro». Sfortunatamente dopo pochi mesi, è arrivato un nuovo stop, che ha bloccato l’attività portando lo stesso Torre ad annullare tutti i 75 eventi previsti per il 2022. Continua poi il musicista ticinese: «L’unico lato positivo è che mi sono messo a usare il teatro come atelier incidendo un nuovo disco con il pianista italiano Carlo Maria Nartoni intitolato ‘Canto Savium’, una ricerca sul canto degli uccelli». Torre ha fatto molti lavori, anche di ristrutturazione, ma sfortunatamente il Covid-19 ha messo in ginocchio anche lui portandolo a dover lasciare il Teatro di Banco nel marzo del 2022.

Vendita sventata

La pittrice malcantonese ci spiega le ragioni che hanno portato lei ad avvicinarsi alla struttura e quindi alla decisione di cercare una nuova forma di gestione dopo Torre: «Faccio parte di un’attività di cineclub di paese e, visto che lo spazio in cui noi normalmente proiettiamo i film deve subire un rinnovo, cercavamo un altro posto dove poter momentaneamente proseguire la nostra attivitá. Così ho telefonato all’associazione Nuovo Avvenire, proprietaria del Teatro di Banco». In questo modo siamo venuti a sapere che la sorte del Teatro sembrava segnata: l’Associazione Nuovo Avvenire aveva intenzione di venderlo, in quanto non potevano più sostenerne le spese di manutenzione. Inoltre, come ci racconta la pittrice del Malcantone, «l’attuale comitato dell’associazione è costituito da persone che sono rimaste per tradizione nell'associazione, ma che di fatto non hanno più molto a che vedere con il progetto originale e faticano molto a mantenere in vita il teatro». Saputo dell'intenzione di vendere l'edificio, Martini ha deciso d'informarsi ulteriormente nella speranza di trovare una soluzione che evitasse la cessione (e demolizione) dello stabile, coinvolgendo in seguito l’amico Dargo Raimondi, musicista e abitante di Banco.

La volontà è quella di salvare la struttura

Attualmente, insieme a un gruppo di una quindicina di persone molto motivate, si sta creando il progetto di una vasta associazione di artisti che gestisca lo spazio nel rispetto degli antichi statuti. La pittrice residente a Curio riferisce che «il nostro obiettivo è salvare, oltre al bellissimo spazio, anche l’anima del teatro. Più di una continua programmazione, vorremmo creare un luogo dove diversi tipi di laboratori possano convivere». Un altro aspetto che rende importante la presenza sul territorio di questo prezioso teatro è il fatto che sia ormai l’unico sopravvissuto della zona, e sia vitale per far sì che il Malcantone abbia «uno spazio di cultura alternativa, che coinvolga le diverse generazioni, dai bambini agli anziani, e soprattutto i giovani», sostiene Martini.

Una festa a inizio maggio

«Alla fine – continua a raccontare la pittrice – i membri dell’associazione del teatro si sono dimostrati molto sollevati dal nostro interesse; la decisione di vendere li faceva sentire in difetto nei confronti dei loro antenati, che avevano fondato questo teatro». L’intenzione, per ora, è quella di affiancarsi al vecchio comitato e procedere insieme. Per quanto riguarda la nuova apertura, Martini preannuncia «un fine settimana d'inizio maggio: vorremmo una festa, in cui per due giorni ci siano concerti, spettacoli, attività varie, poesia… e ci si possa informare sul progetto e su come aderirvi. Vorremmo anche proiettare il bel documentario dell’allora Tsi, realizzato da Paolo Lehner negli anni 2000, che ripercorre un po’ tutta la storia del teatro. E poi trovare nuovi soci, perché in più si è, meglio è». L’idea, dunque, è proprio quella di creare un'associazione che, con un versamento annuale di quota sociale, permetta di mantenere in vita il teatro. Inoltre, nonostante l'edificio sia strutturalmente a posto, come afferma Martini, «prima o poi andranno fatti lavori di manutenzione all’impianto elettrico e al riscaldamento».