Sette mesi di galera per un 60enne che lo scorso maggio è stato espulso dopo una prima condanna, ma che ciononostante è rientrato nel Luganese
«C’era un albero pericolante, volevo tagliare i rami, fare un favore. È stato un lasso di meno di mezz’ora». Una mezz’ora scarsa che è costata cara al 60enne, un italo-nicaraguense residente a Luino, condannato dalla Corte delle Assise correzionali di Lugano a sette mesi di detenzione per violazione del bando. L’uomo è stato infatti già riconosciuto colpevole di reati finanziari nel maggio del 2022, peraltro dallo stesso giudice che l’ha giudicato durante questo procedimento: Amos Pagnamenta. La scorsa primavera, il presidente della Corte l’ha condannato, fra l’altro, anche all’espulsione dalla Svizzera per cinque anni. Espulsione che non ha rispettato lo scorso luglio, venendo pizzicato al valico di Ponte Cremenaga.
I fatti risalgono a metà estate. «Aveva piovuto molto, c’erano state forti tempeste nel Malcantone (dove vive la compagna, ndr), c’erano stati smottamenti e alberi caduti. Mancava poco al Primo agosto – si è giustificato in aula il 60enne – e la mia compagna voleva organizzare una festa con diversi parenti, anche bambini. In giardino avevano un albero pericolante e io mi sono offerto di venire a tagliare i rami». Che si sia trattato della verità o meno, l’imputato ha infranto la legge. «È un cartellino giallo e mezzo, siamo vicini al rosso» lo ha ammonito Pagnamenta, invitandolo a non commettere più la medesima infrazione. Il giudice ha così accolto la richiesta di pena formulata dalla procuratrice pubblica Valentina Tuoni, alla quale ha aderito l’avvocato difensore Alain Susin.
All’imputato, per stavolta, non è stata revocata la condizionale della quale stava beneficiando per la precedente condanna: ripetuta falsità in documenti, complicità in infrazione aggravata alla Legge federale sugli stupefacenti, complicità in ottenimento illecito di prestazioni di un’assicurazione sociale o dell’aiuto sociale e ripetuta infrazione alla Legge federale sugli stranieri e la loro integrazione. Il reato principale era in ogni caso truffa per mestiere (in parte tentata), per aver ottenuto crediti, leasing e garanzie per affitti fornendo documenti falsi. In totale si parla di 65’000 franchi ottenuti indebitamente e altri 213’000 di tentativi andati a vuoto.