Inflitti 20 mesi di prigione da espiare a un 51enne italiano, che ha precedenti penali specifici ed è tornato più volte in Svizzera, per ‘amore’
Per amore, attraversava il confine al valico doganale di Ponte Chiasso, malgrado gli fosse espressamente vietato di farlo. Il motivo sentimentale legato alla presenza della compagna residente nel Luganese, non gli ha evitato una condanna penale. Il presidente della Corte delle Assise Criminali di Lugano Mauro Ermani, durante il processo celebratosi oggi, ha ripetutamente rimproverato l’imputato 51enne italiano di essere un irriducibile, per la sua reiterata violazione del bando. Alla fine, il giudice gli ha inflitto 20 mesi di prigione da espiare. A nulla sono valse le argomentazioni della difesa, sostenuta dall’avvocata Luana Barelli, che ha tentato di mettere in evidenza le ragioni nobili e romantiche delle sue trasgressioni, rievocando il passato travagliato dell’uomo, caratterizzato anche da una malattia grave come la leucemia.
La procuratrice pubblica Marisa Alfier, nella sua requisitoria, ha invece sottolineato che l’imputato non ha soltanto mancato di rispettare il divieto di entrata in Svizzera, ma ha anche delitto nel periodo di prova di una precedente sanzione penale. L’uomo è stato infatti condannato a 90 giorni di reclusione sospesi con la condizionale nel dicembre di due anni fa, per violazione del bando. L’accusa ha pure messo in evidenza, che qualche settimana prima, più precisamente il 22 novembre del 2021, l’imputato era appena stato scarcerato da una precedente condanna di sette anni di reclusione, più 14 anni di espulsione dalla Svizzera, inflittagli nel novembre del 2017, perché era stato fermato al valico di Marcetto a Novazzano con poco più di 14 chili di cocaina occultati nell’auto. Non solo. Nel giugno del 2022, il 51enne è stato condannato per aver spacciato a consumatori locali circa 36 grammi di cocaina. Uscito di prigione a gennaio di quest’anno, pochi mesi dopo, in almeno due occasioni, ha valicato il confine a Ponte Chiasso con la sua auto per raggiungere la compagna che vive nel Luganese. La seconda volta, però, il 16 luglio, gli è andata male: la polizia lo ha fermato a Lamone ed è così tornato dietro le sbarre dove si trova tuttora.
Eppure, sapeva benissimo che non avrebbe potuto mettere piede in Svizzera, ha rimarcato il giudice Ermani, secondo il quale il 51enne ha agito per puro egoismo e si è reso responsabile di una colpa grave. Oltre a un rischio di recidiva «tanto concreto da farne un caso scolastico, non ci sono reali prospettive future per l’imputato», ha aggiunto il giudice. Pur riconoscendo l’esigenza di reintegrare nella società l’uomo, dopo che uscirà di prigione, Ermani lo ha condannato a 20 mesi di reclusione da espiare.