Si è concluso con una condanna a 9 anni il processo all’accoltellatrice della Manor. Disturbi psichici e terrorismo coesistono, per la Corte del Tpf
«Ridurre quanto capitato il 24 novembre 2020 al gesto di una malata mentale e dimenticare le convinzioni estremiste è sbagliato. Non dobbiamo dimenticare che nell’80% dei casi i disturbi psichici coesistono con gli atti terroristici. L’imputata ha agito coerentemente e compatibilmente con i propri limiti e disturbi. Non c’è dubbio che sia stato tentato assassinio». Sì è dunque concluso stamattina il processo iniziato il 29 agosto scorso al Tribunale penale federale di Bellinzona. La Corte, presieduta da Fiorenza Bergomi e composta da Roy Garré e Monica Galliker, ha condannato la 29enne del Luganese a 9 anni, ritenendo il capo d’accusa principale, ripetuto tentato assassinio, dunque confermato. Pena sospesa tuttavia a favore di un trattamento stazionario chiuso. Confermate anche le altre due imputazioni, pur con dei distinguo: violazione della Legge federale che vieta i gruppi al-Qaida e Isis, nonché le organizzazioni associate, e ripetuto esercizio illecito della prostituzione. Per quest’ultimo reato è stata condannata a una multa di 2’000 franchi.
«La sua colpa è gravissima sotto ogni punto di vista – ha aggiunto la giudice –. La vita è un bene prezioso. Tuttavia, neppure in aula è riuscita a nascondere il suo spregio per le vite dei miscredenti, né ha mostrato pentimento». La difesa, ricordiamo, rappresentata dagli avvocati Daniele Iuliucci e Simone Creazzo, si era battuta per una derubricazione del capo d’accusa principale, da ripetuto tentato assassinio a ripetuto tentato omicidio intenzionale e una conseguente condanna a otto anni di carcere. Per gli avvocati, infatti, non solo si sarebbe trattato di un atto di violenza improvviso e improvvisato, ma soprattutto quello andato in scena ai grandi magazzini cittadini non sarebbe stato neanche da considerare un atto terroristico effettivo. L’imputata, infatti, a causa delle gravi turbe psichiche che da anni la accompagnano, avrebbe immaginato di chattare con un jihadista, arrivando perfino a innamorarsene e a pianificare un viaggio, poi incompiuto, in Siria nel 2017.
L’accusa, condotta dalla procuratrice federale Elisabetta Tizzoni, aveva d’altra parte chiesto una condanna di quattordici anni, sostenendo che l’aggressione sia effettivamente stata un attentato terroristico. Secondo l’accusa, i disturbi mentali della 29enne non impediscono l’aver commesso un atto terroristico, così come stabilito per finire dalla Corte.