Luganese

Accoltellamento Manor, ‘combinazione psichica infausta’

Interrogato il primo perito. Emerge un disturbo complesso dell’imputata: ritardo mentale lieve, psicopatia con tratti paranoidi simile alla schizofrenia

Il procedimento durerà fino a venerdì
(Ti-Press)
29 agosto 2022
|

Un quadro clinico raro, nonché «infausto». Il dottor Carlo Calanchini ha definito proprio «infausta» la combinazione tra psicopatia e psicosi della quale soffre la 29enne autrice del duplice accoltellamento alla Manor di Lugano il 24 novembre del 2020. Lo psichiatra è stato infatti interrogato oggi al Tribunale penale federale di Bellinzona, al termine della prima giornata processuale che ha visto come elemento portante l’interrogatorio all’imputata stessa.

‘Difficoltà cognitiva non trascurabile’

In base al referto peritale, redatto su incarico del Ministero pubblico della Confederazione, la situazione clinica della donna appare complessa. Calanchini ha infatti concluso «un ritardo mentale lieve, al quale è sovrapposto un disturbo psicopatico con tratti paranoidi. Si tratta di un disturbo abbastanza complicato, pertanto anche un trattamento e una terapia sono più difficili». La diagnosi complicata, peraltro, lo è anche nei singoli aspetti. A cominciare dal ritardo mentale: il quoziente intellettivo della donna si attesta secondo la perizia a 75, quando il limite inferiore per diagnosticare un ritardo mentale è 69. Tuttavia, secondo precedenti calcoli il Qi sarebbe stato effettivamente di 67, ma anche di 90 quando la 29enne era bambina. «Sono valori limite – ha spiegato lo psichiatra –. Siamo comunque di fronte a una difficoltà cognitiva non trascurabile. Questa si è manifestata già a scuola con difficoltà di apprendimento. Ci sono poi state difficoltà relazionali, periodi di solitudine, isolamento, depressione».

‘Mancanza di empatia’

Quanto alla psicosi, secondo Calanchini gli elementi per diagnosticare una schizofrenia «non sono sufficientemente adempiuti (o quantomeno non lo erano al momento della perizia, ndr). In ogni caso si può affermare che soffre di un disturbo simile che si avvicina alla schizofrenia». In generale, citando la propria esperienza professionale, il dottore ha precisato che si tratta di «una combinazione tra psicosi e psicopatia che non ho mai visto. E un’infausta combinazione tra mancanza di empatia e ritardo mentale, forse per motivi genetici» ha aggiunto replicando al giudice a latere Roy Garré che gli ha chiesto dettagli sulla prognosi.

Rischio di recidiva medio-alto

Proprio quest’ultima non sembra favorevole. «C’è un fondato pericolo che commetta nuovi reati contro la persona» ha detto Calanchini, parlando di rischio di recidiva medio, rispetto al rischio medio-grave secondo la seconda perita Alessandra Canuto, che verrà sentita dalla Corte domani. «Il ritardo mentale non è curabile – ha aggiunto lo psichiatra –. La componente psicotica invece potrebbe migliorare, ma ho l’impressione che abbia radici già profonde. L’imputata probabilmente non riuscirà a sviluppare una miglior capacità di giudizio. Non sono dunque molto ottimista». Ed effettivamente, ad aver colpito durante l’interrogatorio della 29enne è stata l’apparente assenza di un dispiacere per quanto commesso, che anzi l’imputata ha rivendicato sottolineando che lo rifarebbe.

Alla luce dei disturbi rilevati, la perizia ha stabilito una scemata imputabilità di grado medio al momento dei fatti, per i quali è indagata per ripetuto tentato assassinio. «Tutti i fatti?», ha chiesto la presidente della Corte Fiorenza Bergomi riferendosi agli altri due capi d’accusa: la violazione della Legge federale che vieta i gruppi al-Qaida e Stato Islamico nonché il ripetuto esercizio illecito della prostituzione, entrambi avvenuti precedentemente al 24 novembre 2020. «Sì – la replica dello psichiatra –, tenendo conto del fatto che il terzo reato è completamente diverso dai due precedenti». Incalzato dai difensori della 29enne, Daniele Iuliucci e Simone Creazzo, Calanchini ha poi fornito ulteriori precisazioni sul legame fra imputazioni e disturbi psichici.

L’Isis? ‘Scenario di cui conosce pochissimo’

«I disturbi di cui soffre c’erano da parecchio tempo, non si può quindi considerare il reato commesso come conseguenza diretta di un’esplosione psicotica o di un fattore contingente del momento. Tuttavia, andrebbe studiata più da vicino la relazione fra l’aggressione e la turba psichica». Riguardo alla sua radicalizzazione e al legame con l’Isis, lo psichiatra evidenzia come l’imputata si sarebbe «calata in uno scenario che per lei è in gran parte fantastico e di cui conosce pochissimo: su quel mondo sa meno di quel che sa una qualsiasi persona che si informa sui quotidiani o al telegiornale».

‘Trattamento stazionario chiuso’

Che soluzione dunque per un profilo come questo? «La peritanda dovrebbe idealmente essere collegata in una struttura chiusa, senza accesso a strumenti potenzialmente pericolosi, con attività semplici da fare e sostenuta da personale socio-psichiatrico adeguato». Un trattamento stazionario in struttura chiusa, dunque, per almeno tre anni che andrebbe poi rivalutato man mano. Calanchini ha tuttavia definito «sovraproporzionato» un eventuale trasferimento al carcere per detenuti psichiatrici pericolosi Curabilis nel Canton Ginevra, ritenendo adeguata anche una carcerazione al penitenziario cantonale.