Luganese

Davesco-Soragno, a finire nel fiume migliaia di litri

Sarebbe una cisterna a essere stata rovesciata nel Cassarate. Addetti ai lavori ancora sul posto, mentre resta in vigore il divieto di balneabilità

Gli specialisti al lavoro per contenere i danni
19 luglio 2022
|

La perdita di idrocarburi avvenuta in territorio di Davesco-Soragno e riversatasi ieri nel vicino fiume Cassarate potrebbe essere di migliaia di litri. Non si tratta del solito bidone rovesciato, ma sembrerebbe trattarsi di una cisterna. L’inquinamento potrebbe rappresentare un vero e proprio colpo di grazia per l’ecosistema del fiume, già a rischio a causa della siccità che ne ha ridotto la portata e della canicola che riscalda l’acqua. L’origine sarebbe riconducibile a una cisterna da migliaia di litri di benzina che è stata rovesciata nel fiume in territorio del quartiere cittadino di Davesco-Soragno, in zona al Maglio. Come confermato dalla Polizia cantonale in un comunicato stampa, sarà un’inchiesta a far luce sull’accaduto. E ovviamente la domanda principale è: chi ha buttato quel liquido inquinante?

La portata dell’inquinamento è senza precedenti negli ultimi 15 anni nel fiume, ricorda l’ex presidente della Delegazione consortile del Consorzio Medio Cassarate, Erminio della Torre interpellato in merito da laRegione. Si tratta di un episodio acuto ma puntuale, non legato a un riversamento continuo, ci informano gli addetti ai lavori che sono tuttora sul posto, assieme ai pompieri della Caserma di Lugano. L’inquinamento capitato ieri sera ha indotto le autorità a vietare la balneabilità del fiume Cassarate fino alla Foce. Il divieto resta tuttora in vigore. Probabilmente, il fiume tornerà balneabile nella giornata di domani. L’origine dell’inquinamento è stata nel frattempo circoscritta. Per quanto riguarda i quantitativi di idrocarburi finiti nel Cassarate fonti non ufficiali ci hanno parlato di migliaia di litri.

L’episodio è accaduto in un periodo delicato, come ci ha spiegato Maurizio Costa, presidente della Ceresiana: «Dispiace molto che l’inquinamento è arrivato in un momento già complicato. L’acqua è molto bassa, c’è poco ossigeno e l’acqua calda sicuramente non ha fatto del bene al fiume. L’ecosistema è già fragile, questo episodio è un brutto colpo. Una bella tratta del fiume è stata colpita. L’inquinamento avrà un impatto su tutta la microfauna e non solo sui pesci come si potrebbe pensare. Saranno i guardia pesca a dover verificare se c’è ancora vita e quali sono le condizioni delle specie presenti nel corso d’acqua. Ad ogni modo, ci vorranno mesi affinché venga ripristinato l’equilibrio».

La portata e la causa dell’evento sono ancora al vaglio degli inquirenti e della Sezione della protezione dell’aria e dell’acqua e del suolo del Dipartimento del territorio. Tiziano Putelli, capo dell’Ufficio caccia e pesca ha invece precisato che potrebbero volerci diversi giorni per risalire al luogo d’origine in cui è stato riversato il sostanzioso quantitativo. «Spesso a seguito di sversamenti di idrocarburi nelle acque normalmente non c’è moria di pesci. Resta però il discorso del danno ambientale perché gli idrocarburi talvolta galleggiano ma a volte possono anche precipitare nei sedimenti. Ieri sera, nel corso di alcune verifiche si vedevano delle gocce di olio risalire in superficie. I pompieri manterranno attivi gli sbarramenti per le ulteriori perdite. Sicuramente è da pianificare la pulizia della canalizzazione nel tratto interessato dallo sversamento e poi bisogna capire se l’olio che ha raggiunto il corso d’acqua nel momento più acuto è in parte precipitato e se è necessario un intervento di bonifica».

Riali e rogge i più colpiti

Sono numerosi gli inquinamenti capitati negli ultimi anni nei corsi d’acqua del Luganese. Nel settembre scorso, il fiume Vedeggio è stato interessato sulla sponda sinistra da un episodio rilevante, con affioramenti puntuali di idrocarburi. Un resoconto più dettagliato è emerso nella risposta a un’interrogazione, nella quale il Municipio di Lugano aveva precisato che i casi segnalati nella roggia Scairolo, in quattro anni, dal 2018 al 2021, sono stati ben 18. Di questi, tre interventi effettuati dalla Sezione protezione aria, acqua e suolo sono state riscontrate di pesci, mentre in 14 casi le cause sono state chiarite e al Ministero pubblico sono state sporte parecchie denunce. Negli anni scorsi, è stato colpito da inquinamenti anche il riale Barboi che corre lungo la Piana del Vedeggio.

Leggi anche: