Luganese

Ex Macello, chiesti 100’000 franchi di risarcimento

L’avvocato dell’associazione che rappresenta gli autogestiti ha notificato una pretesa a Comune e Cantone per gli oggetti sotto le macerie

Le macerie a inizio giugno 2021, pochi giorni dopo la demolizione
(Ti-Press)
20 aprile 2022
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Ex Macello: Città e Cantone paghino 100’000 franchi. A quasi un anno dallo sgombero e dall’inattesa demolizione del Centro sociale autogestito Il Molino, gli autonomi avanzano un’istanza di risarcimento ai due enti pubblici responsabili dell’abbattimento per i numerosi oggetti che si trovavano nello stabile nella notte fra il 29 e il 30 maggio scorsi.

La richiesta, secondo nostre informazioni, è stata formulata nei giorni scorsi. «Sì, abbiamo notificato una pretesa, che è quantificata in maniera ancora sommaria e provvisoria in 100’000 franchi» ci conferma l’avvocato Costantino Castelli, che ha notificato l’istanza a nome dell’associazione Alba. «Al momento della demolizione c’era molto materiale nell’edificio – ricorda il legale –, beni di proprietà dell’associazione che aveva in uso lo stabile secondo la convenzione firmata vent’anni fa». La convenzione era stata sottoscritta da Alba (che sta per ‘Addio Lugano Bella Associazione’, costituita dagli autogestiti appositamente per le trattative), Consiglio di Stato e Municipio di Lugano, con il sindaco Giorgio Giudici (Plr) e i municipali Giuliano Bignasca (Lega) e Giovanni Cansani (Ps) trascinatori dell’iniziativa. La convenzione è stata poi rescissa unilateralmente dal Municipio della scorsa legislatura un paio di mesi prima della demolizione. E come vent’anni fa, tre sono le parti coinvolte anche oggi: la parte che si ritiene lesa, ossia l’associazione Alba, e poi Comune e Cantone «come debitori solidali»: ossia, qualora la pretesa venisse riconosciuta, la somma potrebbe venir rimborsata sia da una che dall’altra controparte.

Strumenti musicali, computer, elettrodomestici, bici e uno scooter

L’istanza è stata appena formulata e dunque gli autonomi sono in attesa di risposta, prima di passare, eventualmente, al foro civile per il contenzioso. Castelli sottolinea che la notifica è stata presentata in questo momento, in quanto «per legge va fatta entro un anno dai fatti». È stata prodotta una lista, che contiene almeno un centinaio di oggetti: «Sono di vario genere. Strumenti musicali, computer, elettrodomestici, mobili, effetti personali vari, biciclette e anche uno scooter». Cose che, verosimilmente, sono andate distrutte con la demolizione o con il tempo, in quanto dovrebbero trovarsi ancora sotto le macerie, dato che negli ultimi undici mesi l’area si trova sotto sequestro a causa dell’inchiesta penale tuttora in corsa: proprio Castelli ha impugnato lo scorso dicembre il decreto di abbandono del procuratore generale Andrea Pagani per i fatti di maggio, passando il caso alla Corte dei reclami penali. Nel frattempo, inoltre, si è aperto anche un altro fronte penale, relativo alla rioccupazione dell’ex Macello avvenuta poco prima di Capodanno. Episodio durante il quale si sono verificati degli scontri con le forze dell’ordine, che hanno portato da un lato a due arresti provvisori e undici fermi tra le fila dei manifestanti e dall’altro a una denuncia da parte di una donna che sostiene di aver subito uno spintone da parte della polizia, che l’avrebbe fatta cadere procurandole un trauma cranico. I manifestanti, oltre che dall’avvocata Immacolata Iglio Rezzonico, sono seguiti anche da Castelli. «Non ci sono novità su questo fronte. Negli ultimi mesi c’è stato qualche interrogatorio, ma sviluppi concreti non ve ne sono stati» ci spiega il legale.

La delusione di Valenzano Rossi

Stringata la reazione alla notifica della capodicastero Sicurezza di Lugano, Karin Valenzano Rossi. «Sì, l’abbiamo ricevuta settimana scorsa – conferma –. Di solito prima di fare le istanze ci si parla: la delusione è sempre la stessa, si va avanti a istanze senza parlarsi, è peccato. Vedremo nelle sedi giudiziarie che risposta dare».

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