Non ‘referendabili’ i contributi approvati nel 2021, mentre lo sarà solo il credito (minore) oggetto del nuovo messaggio
Sfuma, anche se ancora non del tutto, l’ipotesi referendum sul tema del prelievo dei contributi previsti dalla Legge federale contro l’inquinamento delle acque (Lalia), paventata dal capogruppo della Lega luganese Lukas Bernasconi un paio di settimane fa. E sfuma perché due porte su tre sono chiuse: non è possibile contestare né il grosso del messaggio approvato dal Consiglio comunale (Cc) l’anno scorso – compreso il prelievo di 117 milioni di franchi dai proprietari di immobili per i lavori di canalizzazione già realizzati e pagati tramite imposta –, né la revoca di tutte le decisioni precedentemente adottate dal legislativo di Lugano e dei Comuni aggregati relativamente ai Piani generali delle canalizzazioni (Pgc). Quest’ultimo sarà essere oggetto di un altro messaggio che approderà a breve in Cc, assieme al credito da 126’000 franchi necessari per l’acquisto di nuovi software per la raccolta dati. E solo quest’ultimo, qualora il legislativo accogliesse il nuovo messaggio, sarebbe eventualmente ‘referendabile’.
L’ipotesi referendum si allontana dunque, essenzialmente per motivi giuridici. Da un lato perché quanto approvato dal legislativo l’anno scorso è considerato valido e i relativi tempi per impugnarlo sono scaduti ormai da tempo e dall’altro perché un tema non può proprio essere oggetto di referendum. Ricordiamo: a febbraio 2021 il Cc ha approvato un messaggio concernente il Piano di finanziamento del nuovo Piano generale di smaltimento delle acque (Pgs), che comprende anche l’autorizzazione al prelievo dei contributi Lalia nella misura del 70% (i 117 milioni). Contributi dovuti per legge e proprio per questo sostenuti dall’allora capodicastero Finanze Michele Foletti e in generale dall’intero Municipio. Semaforo verde tuttavia solo da una risicata maggioranza – contrari Lega, Udc e maggioranza del Plr –, inferiore alla maggioranza qualificata, ossia 31 consiglieri comunali su 60. Quest’aspetto ha portato, erroneamente, Municipio e Cc a ritenere che il messaggio andasse ritenuto bocciato. Tre settimane fa la sorpresa: il Consiglio di Stato, accogliendo in larga misura un ricorso del consigliere comunale Raoul Ghisletta (Ps), ha spiegato che la maggioranza qualificata non ci voleva. Eccezion fatta per i due temi sui quali si tornerà a votare.
Oggi legislativo ed esecutivo sono cambiati. Non si sa se quest’ultimo sia ancora favorevole all’unanimità al prelievo di questi contributi: due dei nuovi municipali – Karin Valenzano Rossi e Tiziano Galeazzi – erano fra i contrari quando sedevano ancora in Cc. Di certo c’è che Foletti, oggi sindaco, rimane favorevole proprio perché si tratta di prelievi dovuti per legge. «L’abrogazione delle risoluzioni dei precedenti Comuni non è ‘referendabile’, perché decisioni del genere di sé non lo sono – ci ha spiegato –. Lo è invece la richiesta di credito per i nuovi software». Un credito che tuttavia rientra nelle competenze del Municipio, e che pertanto non necessiterebbe di passare dal legislativo. «Vero, ma abbiamo deciso di inserirlo per una questione di trasparenza, di modo da lasciare aperta la porta a chi desidera eventualmente lanciare un referendum su questo credito minore. Il messaggio è già pronto, stiamo attendendo che cresca in giudicato la decisione del Consiglio di Stato».
Il sindaco si è informato con i servizi giuridici della Città perché durante un’interpartitica all’indomani della sentenza governativa un partito ha chiesto informazioni riguardo alla ‘referendabilità’ del messaggio: la Lega, supportata dalle dichiarazioni apparse sul giornale di partito. Alla luce di queste delucidazioni, che dice il movimento? «In realtà era solo una domanda – puntualizza Bernasconi –. Non ne abbiamo ancora parlato in gruppo. A titolo personale, posso dire che a livello politico avrebbe avuto senso fare il referendum sui 117 milioni di contributi, meno su tecnicismi poco comprensibili o un credito di poco conto. Faremo le nostre valutazioni quando uscirà il messaggio, ma dubito che in Cc cambieremo posizione». La partita torna quindi nel legislativo, perché affinché passi il messaggio ci vorrà, stavolta sì, la maggioranza qualificata. E se la Lega dovesse restare contraria, così come l’Udc che ha annunciato l’intenzione di attivarsi a livello cantonale per modificare l’applicazione della legge, a far la differenza stavolta potrebbero essere i liberali-radicali, che con il loro sostegno potrebbero porre la parola fine su un pasticcio che dura da più di un anno. Referendum sul credito da 126’000 franchi permettendo.