È quanto deciso dalla Corte delle assise correzionali di Lugano nei confronti di un amministratore di società e giurista, domiciliato nel Luganese
Colpevole di appropriazione indebita, truffa, omissione della contabilità e conseguimento fraudolento di una falsa attestazione. È quanto deciso dalla Corte delle assise correzionali di Lugano nei confronti dell'amministratore di società e giurista, domiciliato nel Luganese, comparso in aula settimana scorsa. L'81enne è stato condannato dal giudice Marco Villa a una pena di 17 mesi sospesi con la condizionale per un periodo di prova di 2 anni. Sono al contempo cadute, in particolare per il principio 'in dubio pro reo', le accuse di amministrazione infedele, cattiva gestione, falsità in documenti, appropriazione indebita ed esercizio abusivo della professione di fiduciario.
Riconosciuti, dunque, dalla Corte i reati più gravi presenti nell'atto d'accusa stilato dal procuratore pubblico Andrea Gianini, che aveva chiesto nel corso della sua requisitoria 22 mesi di detenzione. Una posizione, diametralmente opposta a quella della difesa, sostenuta dall'avvocato Nadir Guglielmoni, che aveva puntato all'assoluzione integrale. Per Villa, nel merito dell'appropriazione indebita «non vi era spazio di libertà d'azione, chiara era infatti la volontà di colui che gli aveva affidato mezzo milione da destinarsi all'aumento di capitale azionario di una società. Quei soldi – ha rimarcato il giudice – dovevano finire esclusivamente su quel conto e non in operazioni che nulla avevano a che vedere con quanto indicatogli dall'affidante». Così accolta è stata anche la truffa per aver raggirato il personale dell'Ufficio regionale di collocamento di Lugano e dell'Ufficio delle misure attive di Bellinzona dichiarando, contrariamente al vero, l'assunzione di un'impiegata. Un colpa che gli si è riconosciuta inoltre nell'omissione della contabilità per non aver tenuto regolarmente, nella sua qualità di amministratore unico di una società sotto suo nome, i libri di commercio e i bilanci, violando perciò il dovere impostogli della legge e impedendo così di rilevare la situazione patrimoniale della società stessa (dodici le società in totale citate nel dibattimento).
Nell'alleggerire la pena Villa ha tenuto conto dell'età dell'uomo, al momento dei fatti e ad oggi, e il tempo trascorso (reati commessi circa sette anni fa). A pesare la presenza di precedenti condanne e la 'leggerezza' nel compiere i reati confermati dalla Corte.