L'uomo dovrà scontare una pena di tre anni e mezzo e seguire un trattamento. Gli è stato riconosciuto un lieve ritardo mentale.
Abusi sessuali nei confronti di due ragazze ubriache, incapaci quindi di opporre resistenza. Sono questi i fatti per i quali un 32enne del luganese è stato condannato oggi alle Assise criminali a 3 anni e 6 mesi, e a un trattamento ambulatoriale da eseguirsi già in espiazione di pena. Dovrà inoltre risarcire le vittime per diverse migliaia di franchi. All’uomo, con un passato travagliato alle spalle, la perizia psichiatrica ha riconosciuto una scemata imputabilità dovuta a un lieve ritardo mentale. «Sapeva che era sbagliato ciò che stava facendo, ma non ha saputo resistere», ha affermato il procuratore pubblico Pablo Fäh, che chiedeva 4 anni, dei quali 30 mesi da scontare. A pronunciare la sentenza è stata la Corte presieduta da Mauro Ermani (Aurelio Facchi e Monica Sartori-Lombardi, giudici a latere) che ha commentato: «un reato odioso, perché riduce la donna a mero oggetto della propria libido».
Un primo episodio si è verificato nell’agosto 2019. L’uomo aveva palpeggiato la vittima (all’epoca minorenne) dopo che questa si era coricata a letto sotto l’effetto dell’alcol al termine di una festa privata. «Voleva solo darle un bacio della buonanotte. Una perizia psichiatrica ha riconosciuto al mio cliente un’età mentale di 9-12 anni, stiamo quindi parlando di un bambino e non di uno stupratore seriale», sono stati gli argomenti portati dal suo difensore Massimiliano Parli. Il 32enne ha invece ammesso fin da subito di aver avuto nel maggio dello scorso anno un rapporto con una ragazza senza il suo consenso, sfruttando il suo stato psicofisico alterato. Al termine di una festa presso il suo appartamento, l’imputato si è introdotto nella stanza dove dormiva la vittima approfittando di lei. «So che non si aspettava di passare la notte con me, ma con una sua amica. Non so cosa mi è preso. Chiedo scusa», ha commentato l'imputato. La perizia proponeva anche la possibilità di una castrazione chimica, un'ipotesi ritenuta inappropriata dalla Corte poiché «ci sono altre vie».
Per il Pp l’autodenuncia dell’imputato - ha avvisato lui stesso la polizia su quanto successo - non rappresenta però un’attenuante. «Ha ammesso i fatti perché non poteva fare altrimenti. Pensava di cavarsela con l’aiuto di uno psicologo». Una buonafede alla quale non ha creduto nemmeno Rosangela Locatelli, legale di una delle due vittime, «Ha cercato di comprare il silenzio offrendo cento franchi. Questo fa capire quanto abbia cercato di minimizzare l’accaduto. Le due vittime hanno bisogno ancora oggi di sostegno psicologico e faticano ad avere relazioni sociali normali».