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Monteceneri, guai militari per il furto di mascherine

Per l'ex consigliere comunale della Lega pena pecuniaria per appropriazione indebita aggravata. Ma lui si è opposto e sarà dunque rinviato a processo

Il caso approderà davanti al Tribunale militare 3
(TI-PRESS)
12 agosto 2021
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La giustizia militare si è mossa sul clamoroso caso di sparizione di mascherine e di altro materiale dalla caserma di Airolo un anno fa e che vede al centro della vicenda un ex consigliere comunale della Lega dei ticinesi del comune di Monteceneri e dipendente in forze alla sezione sanitaria. L'uomo è stato raggiunto nei giorni scorsi da un decreto d'accusa con la proposta di una pena pecuniaria, posta al beneficio della sospensione condizionale per il reato di appropriazione indebita aggravata, ma l'indagato ha interposto opposizione. Così ora, come da prassi in questi casi, la vicenda approderà a processo davanti alla giustizia militare, al Tribunale militare 3. Il dibattimento pubblico non è ancora stato aggiornato, ma dovrebbe svolgersi nei prossimi mesi. 

Il caso scoppiato la scorsa estate con la perquisizione in Municipio 

Il caso è scoppiato la scorsa estate, più o meno di questi periodi, quando la polizia militare aveva operato un vero e proprio blitz negli uffici di palazzo civico a Monteceneri. Al termine dell'intervento è spuntato il maltolto, in un locale del Municipio: uno stock di mascherine sanitarie, diverse centinaia, flaconi di disinfettanti e altro materiale ancora. Materiale che è stato sottratto senza autorizzazione - questa è l'accusa sulla quale ha fatto luce l'inchiesta militare - dalla caserma di Airolo per mano del funzionario della sezione dei sanitari. Il furto risalirebbe al mese di marzo 2020, proprio poco dopo lo scoppio della prima ondata della pandemia di Covid-19. L'ex consigliere comunale leghista - che ad aprile non ha più sollecitato un nuovo incarico in Consiglio comunale, abbandonando così la politica - si sarebbe prodigato in un "regalo" di mascherine al Comune, danneggiando il legittimo proprietario, vale a dire Armasuisse, ignaro di questa iniziativa non richiesta. 

"Violato l'articolo 130 del codice penale militare"

Interpellato dai media, lo scorso agosto, il funzionario della caserma militare di Airolo finito sotto inchiesta aveva spiegato l'intento del trasferimento della massiccia quantità di mascherine sanitarie dalla sede di Airolo al locale del Municipio: metterle a disposizione della collettività e sui fatti aveva adottato il classico sintagma, "non confermo né smentisco". Salvo incorrere in quello che ora la giustizia militare definisce, stando all'atto d'accusa spiccato nei confronti dell'indagato, un atto riprovevole, segnatamente una violazione dell'articolo 130 del codice penale militare, che configura il reato di appropriazione indebita aggravata. L'ex consigliere comunale, che come detto si è opposto al decreto d'accusa, nega dal canto suo sostanzialmente responsabilità penali. Resta il fatto che ora il suo ricorso prevede per lui un rinvio a processo davanti alla giustizia militare. Il dipendente dell'esercito, secondo nostre informazioni, era stato perquisito nella propria abitazione a Monteceneri. All'alba la polizia militare aveva fatto irruzione al suo domicilio, alla ricerca delle mascherine e di altro materiale militare scomparso dalla caserma. L'imponente operazione era durata a lungo e aveva visto gli agenti perlustrare l'intera abitazione dell'indagato. 

Se riconosciuto colpevole, il dipendente della sezione sanitaria, che dovrà presentarsi a processo accompagnato da un avvocato, come impone la giustizia militare, il prelievo delle mascherine dal deposito militare potrebbe avere conseguenze anche professionali. I responsabili della caserma di Airolo potrebbero infatti ordinare nei suo confronti sospensioni, trasferimenti o, persino il licenziamento. Ma questo è un argomento che esula invece dalle competenze dell'autorità giudiziaria militare, la quale - ci è stato spiegato dalla stessa - non si occupa di questi aspetti, analogamente a quanto avviene nell'ambito della giustizia civile. Secondo la ricostruzione della sottrazione delle centinaia di mascherine dai locali della caserma, di confezioni di disinfettante e di altro materiale militare, il dipendente avrebbe comunque consentito agli inquirenti di risalire rapidamente al maltolto, permettendo così la restituzione della merce sparita, contenuta in diversi pacchi, al legittimo proprietario, vale a dire Armasuisse. Resta il fatto che la giustizia militare, al termine della sua inchiesta, ha ravvisato gli estremi per la proposta di una pena pecuniaria al beneficio della sospensione condizionale e a una multa da pagare. Il caso approderà, verosimilmente ancora entro la fine del 2021, in un processo per l'ipotesi di reato di appropriazione indebita aggravata. I processi vengono aggiornati mensilmente. Al momento il caso delle mascherine di Monteceneri non è ancora stato agendato.

 

 

 

 

 

 

 

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