Luganese

Covid, ma non solo: il 2020 della Clinica Luganese Moncucco

Uno dei due centri cantonali Covid, ma non solo: l'ospedale di Lugano ha avuto un anno ricco di novità, ma ora fa i conti con utile diminuito del 30%

Mauro Dell'Ambrogio (presidente Cda) e Christian Camponovo (direttore) davanti alla Clinica Luganese Moncucco (Ti-Press)
3 maggio 2021
|

Moncucco, un anno dopo. Sono passati poco più di dodici mesi dall'inizio della pandemia di Covid anche in Ticino, ma sembrano un'eternità. Mesi durante i quali la Clinica Luganese è stata una delle due strutture scelte a livello cantonale – oltre naturalmente alla Carità di Locarno – quale ospedale per trattare i pazienti affetti dal coronavirus e che l'hanno inevitabilmente portata sotto i riflettori. Ma durante l'ultimo anno alla Moncucco ci sono state diverse altre novità significative, non legate alla pandemia. Il punto è stato fatto oggi, in occasione dell'annuale rapporto d'esercizio.

I primi casi Covid in Svizzera

Proprio alla Moncucco sono stati diagnosticati e presi in carico i primi due casi di Covid-19 in Svizzera. I primi, purtroppo, di una lunga serie. «Dei quasi 4'000 ospedalizzati in Ticino, circa il 40% durante la prima ondata e circa il 50% durante la seconda erano ricoverati alla nostra clinica – ha ricordato il direttore Christian Camponovo –. Per noi è stata una sfida, anche a livello di veloce riorganizzazione: la sfida più grossa è stata quella legata alle cure intense, siamo passati dall'avere sei letti (pre-pandemia) ad averne ventisei ai picchi, anche grazie alla generosità e alla solidarietà di privati (ad esempio, grazie al contributo di un milione di franchi di Sergio Mantegazza, ndr)».

Utile diminuito del 30%

«È stato un anno speciale per la sanità a livello globale e anche per noi. Un anno all’insegna dell’imprevisto, ma che non ci ha impedito di svolgere altri progetti più programmati – ha aggiunto Mauro Dell'Ambrogio, presidente del Consiglio di amministrazione –. Ormai col Covid abbiamo imparato a conviverci, ma poco più di un anno fa la situazione era drammatica. Gli ospedali erano visti luoghi di contagio. Fu una scelta di grande coraggio dedicarsi prevalentemente a quella sfida». Una sfida che ha avuto anche i suoi costi. «Avendo dovuto lasciar da parte tutta l'attività sanitaria non urgente ci siamo confrontati con una forte riduzione operativa, Covid escluso. Certo, è una situazione che riguarda tutte le strutture sanitarie, in molti lamentano infatti risultati finanziari piuttosto preoccupanti. Per quanto ci riguarda non è andata così male»: l'utile di esercizio registrato nel 2020 è stato di poco inferiore ai 2,5 milioni di franchi, ossia circa il 30% in meno rispetto ai 3,8 del 2019. «Ma tutto sommato siamo ancora nelle cifre nere e questo è positivo».

Eventuali supporti finanziari? ‘Chiediamo chiarezza’

E sebbene i ricavi totali siano comunque aumentati l'anno scorso (+1,6%), la crescita è stata molto maggiore per quanto riguarda i costi di gestione, cresciuti del 6%. È stato anche assunto del personale per far fronte alle aumentate necessità lavorative dovute ai picchi della pandemia, e il cui destino tuttavia è incerto e dipende anche dal supporto che la clinica riceverà dallo Stato. La preoccupazione per il futuro infatti non manca. «Nessuno per il momento ci ha compensato la diminuita operatività – ha spiegato Dell'Ambrogio –. Già dopo la prima ondata ci siamo accorti che facevamo fatica a sopportare la situazione. Anche nell'ottica di una terza ondata vorremmo avere un po' più di sicurezza e soprattutto un po' più di chiarezza. Desideriamo poter continuare a crescere, a svolgere il nostro servizio pubblico, senza avere la paura di ritrovarci con le casse svuotate nel giro di pochi anni».

I fronti di crescita

E nel 2020, nonostante tutto, la Moncucco è cresciuta. «Abbiamo ottenuto la certificazione quale Centro per la traumatologia dell'anziano, una modalità inedita di lavoro che prevede l'integrazione di figure non mediche per la presa a carico – ha ricordato il direttore –, abbiamo rafforzato l'oncologia in particolare per il trattamento dei tumori del tratto gastrointestinale, abbiamo lavorato sul fronte della formazione con il riconoscimento della specializzazione dei medici in chirurgia (due anni invece di uno, ndr) e di quella degli infermieri in cure intense, c'è stata inoltre l'occasione per rafforzare l'impegno nella ricerca con il consolidamento della relativa unità». E non da ultimo, è stato rafforzato il Pronto soccorso: il servizio ora è aperto tutti i giorni dell'anno, ventiquattro ore su ventiquattro. Un'evoluzione in linea con il potenziamento progressivo dei sei centri di competenza: medicina interna, chirurgia, geriatria, ortopedia, oncologia e immunoterapia. E nonostante le incognite, la clinica guarda al futuro: «Ci sono diverse sfide all'orizzonte – ancora Camponovo –. C'è l’invecchiamento della popolazione, che ci confronterà con nuove problematiche e nuove patologie. Vogliamo mantenere poi un elevato impegno per la formazione del personale e sul fronte delle nuove tecnologie. Inoltre, vogliamo continuare a impegnarci per mantenere il più possibile contenuti gli aumenti dei costi della salute».