La Federazione svizzera delle comunità israelitiche considera reato penale le dichiarazioni dalla candidata Udc scaricata dal partito
Il caso ha decisamente valicato i confini cantonali, suscitando non poco clamore. La Federazione svizzera delle comunità israelitiche (Fsci) ha infatti sporto oggi denuncia contro la politica ticinese Liliane Tami (ex Udc) per aver espresso dichiarazioni negazioniste in merito alla Shoah in una recente intervista rilasciata a Teleticino. La Federazione considera preoccupante che Tami continui a candidarsi per Municipio e Consiglio comunale a Capriasca. La Fsci ha sporto denuncia penale "per negazione e grave banalizzazione della Shoah" ai sensi della norma penale contro il razzismo, ha indica il portavoce della Federazione Christian Götz in una nota diramata in mattina. Visionata l'intervista all'emittente ticinese, la Federazione si dice "scioccata dalla visione del mondo a cui Liliane Tami evidentemente aderisce", secondo cui il genocidio perpetrato ai danni degli ebrei deve esser visto solo nel contesto degli eventi bellici e la cifra di sei milioni di ebrei uccisi è fondamentalmente un "numero simbolico" gonfiato. La Fsci considera queste affermazioni come negazione e grave banalizzazione della Shoah: si tratta di un reato penale ai sensi della norma contro il razzismo.
Non solo, La federazione svizzera ricorda che la ticinese è stata accusata in Italia per apologia del fascismo per aver attivamente partecipato nel 2016 a una commemorazione di estrema destra a Milano, accusa da cui è stata assolta nel 2019 soltanto perché i suoi atti non erano stati tali da "suggestionare concretamente le folle". Tami è attualmente in corsa per il Municipio e il Consiglio comunale di Capriasca e nei giorni scorso ha confermato che partecipò al raduno fascista dichiarando pure che sarebbe pronta a tornarci. Parole che hanno suscitato un polverone. Il suo nome compare infatti sulla lista dell'Udc, ma nel frattempo, il partito l'ha esclusa dalla campagna elettorale e le ha ritirato il suo sostegno ritenendo che con queste idee non possa rappresentare l'Unione democratica di centro in seno a delle istituzioni. Il distanziamento non ha potuto essere concretizzato con l'esclusione dalla lista, oramai cresciuta in giudicato. Sulla questione è intervenuto pubblicamente anche Piero Marchesi, presidente cantonale del partito, che in un intervista aveva affermato che l’a donna “non può e non deve rappresentare l’Udc”. A seguito di questa decisione la stessa Liliane Tami aveva deciso di uscire dall’Udc, annunciando che avrebbe mantenuto la propria candidatura in solitaria.