Luganese

Lugano, chiesti 6 anni e mezzo per l'accoltellamento

L'elemento scatenante, un'uscita dell'amico con l'ex moglie e i figli dell'imputato. Il pp Ruggeri: 'proietta le sue colpe. Ha agito con freddezza'

L'accusa: tentato omicidio intenzionale
(TI-PRESS)
23 febbraio 2021
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È accusato di tentato omicidio intenzionale, ma sostiene di essere stato lui minacciato di morte. Questa, in estrema sintesi, la versione offerta stamane davanti alla Corte delle assise criminali di Lugano dall'imputato, un cameriere a ore iracheno, 38 anni, separato legalmente dalla moglie dall'agosto 2015, due figli. La vicenda al centro del processo è l'accoltellamento avvenuto all'esterno del supermercato Aldi di Pregassona, nel primo pomeriggio di un lunedì di piena estate, il 20 luglio dello scorso anno. L'elemento scatenante? L'amico dell'imputato, connazionale 36enne, il giorno prima - domenica - era stato nei Grigioni con la sua ex moglie e i suoi figli. Il 38enne ha negato di nutrire gelosie verso l'amico e le sue frequentazioni della ex coniuge. «Quale sentimento ha provato, vedendo i suoi figli rincasare con il suo amico?» - ha chiesto il presidente della Corte, Amos Pagnamenta. «Sono stato male. Ho provato gelosia verso i miei figli, non sono invece geloso della mia ex moglie. Mi dava inoltre fastidio che lui fosse al volante, perché guidava male» - ha risposto l'imputato. Con mia moglie ci eravamo lasciati da tempo, era ormai come una sorella, nonché la madre dei miei figli». 

Il procuratore pubblico: 'l'imputato ha accettato il rischio che la vittima morisse'

Il procuratore pubblico, Roberto Ruggeri, ha aperto la sua requisitoria citando una frase saliente pronunciata nei verbali d'inchiesta dall'imputato: "Mi rendo conto che potevo ucciderlo. Mi rendo conto che è vivo per fortuna. Ma se non mi avesse preso la spalla e minacciato di morte tutto questo non sarebbe accaduto". Il magistrato ha evidenziato come l'imputato «proietti le sue colpe, indossando i panni della vittima». Spregiudicatezza e freddezza - ha qualificato l'impeto del 38enne il magistrato, ricordando come la perizia psichiatrica abbia ravvisato il rischio di recidiva e nessuna scemata imputabilità. Il pp Ruggeri ha ricostruito la prolungata lite fra i due connazionali iracheni - per la quale agli atti vi sono pure le immagini catturate dalla videosorveglianza del supermercato. L'arma: un coltellino apri pacchi che il 38enne teneva nel suo portachiavi, con il quale ha ferito ripetutamente al volto l'"amico", fino a procurargli una grave ferita vicina al collo, tra l'orecchio sinistro e la regione mandibolare. «Se la vittima non è deceduta è solo per pura e fortuita casualità» - ha sottolineato il magistrato, che ha aggiunto: «L'imputato ha accettato il rischio che la vittima morisse, pur non desiderandolo. Era travolto dalla rabbia». La richiesta di pena formulata dal magistrato è di 6 anni e mezzo di carcere e l'espulsione dalla Svizzera per 10 anni. «Ha mostrato totale dispregio della vita, colpendo la vittima al volto con un coltello, in pieno giorno in un luogo pubblico affollato. L'attacco è stato brutale. Stamane in aula l'imputato non ha espresso nessuna parola di scuse né pentimento». 

Versioni contraddittorie e tanti 'non mi ricordo'. 

Il fatidico pomeriggio del 20 luglio scorso all'esterno del supermercato Aldi di Pregassona e le fasi della lite sono state ricostruite minuziosamente dalla Corte. L'imputato ha spiegato che voleva denunciare il suo amico per aver osato uscire con i suoi figli senza avvisarlo. Ma in tutta risposta, il connazionale gli avrebbe spiegato che la decisione spettava alla madre dei bambini. Poi le fasi dell'alterco finito nel sangue. «È lui che mi ha preso per una spalla e mi ha dato una testata, ho visto la mia morte quando mi ha colpito. E mi ha minacciato, 'Ti uccido'». Eppure in un verbale l'imputato aveva raccontato di aver ricevuto dapprima dei pugni. Poi i pugni, interrogato stamane, sarebbero invece stati successivi. «Non mi ricordo perché ho detto così» - si è difeso l'imputato. «In inchiesta ha detto tutto e il contrario di tutto» - ha commentato il presidente della Corte. «Lui voleva cavarmi gli occhi, dopo che l'ho accoltellato» - ha dichiarato l'imputato.

Nel pomeriggio parola al rappresentante dell'accusatore privato, avvocato Simone Creazzo e all'avvocato di difesa, Niccolò Giovanettina. La sentenza sarà pronunciata domani. 

 

 

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