Dopo averlo evitato nel 2018, la storica azienda di giardinaggio è stata dichiarata insolvente: Forni (Jardin Suisse): ‘La crisi nel settore è drammatica’
Cala il sipario sulla ditta di giardinaggio Stierlin, fra le più antiche, note e grandi del ramo in Ticino. Come appreso dal ‘Foglio Ufficiale’ dell'8 gennaio, il 5 è stato dichiarato il fallimento di Alberto Stierlin, l'omonimo erede dell'azienda nata a Muzzano nel 1903 e titolare individuale della stessa dal 1997. Un crac milionario, che lascia a casa – seppur provvisoriamente, sembrerebbe – due dozzine di dipendenti e che soprattutto fa riflettere sullo stato di salute della categoria, trattandosi di un'azienda che ha formato generazioni intere di giardinieri.
Un fallimento che, per quanto indice di un diffuso malessere nel settore, non arriva purtroppo a ciel sereno. Già a inizio 2018 infatti la Pretura di Lugano aveva dichiarato il fallimento, al quale la ditta si è poi opposta. Il ricorso era stato accolto e la procedura sospesa per un periodo piuttosto lungo. Nel 2019 è stata chiesta poi la moratoria concordataria: provvisoria per sei mesi e definitiva per altri sei, scaduti il 31 dicembre scorso. In questo periodo la Pretura ha designato un curatore, che durante il concordato ha garantito i salari ai dipendenti. «Ci sono ancora degli arretrati che cercheremo di recuperare tramite la procedura di fallimento, abbiamo trenta giorni di tempo per far valere le nostre pretese – evidenzia Giovanni Scolari –. Purtroppo si tratta della cronaca di una morte annunciata: la ditta era in una situazione difficile da ormai un paio d'anni. Una volta i dipendenti erano una cinquantina, era la più grande azienda del ramo in Ticino. Nel 2018 erano 36, adesso sono scesi a circa 25».
Come ci spiega il segretario regionale per il Luganese del sindacato Ocst, i dipendenti non sono stati presi alla sprovvista dalla brutta notizia e una buona parte di loro sembrerebbe avere già delle rassicurazioni per un'assunzione presso un'altra ditta. Che sia la Stierlin & Partners Giardini Sa? Consultando il Registro di commercio risulta infatti questa nuova società formatasi il 23 dicembre, attiva anch'essa nel settore e con un nome che evidentemente richiama quello della storica azienda. Ma né il signor Alberto né il figlio Renato, che da alcuni anni era entrato nell'azienda di famiglia proseguendone quindi la tradizione, figurano come amministratori.
Non siamo riusciti a raggiungere la famiglia oggi per chiedere ulteriori dettagli sull'accaduto, ma dalla direzione dell'azienda ci confermano che effettivamente si tratta di una società slegata da quella fallita. «Siamo molto dispiaciuti – ci dicono – perché all'inizio della procedura c'erano veramente delle buone chances di successo. C'era già una situazione difficile, è vero, ma se fossero stati venduti i terreni ci sarebbero stati mezzi a sufficienza per salvare l'azienda». Il riferimento è ai terreni a Muzzano, in pregiata zona industriale e commerciale, dei quali è proprietario il signor Stierlin. Appezzamenti di valore importante, per l'acquisto dei quali erano anche stati trovati degli interessati. «La prospettiva di portare a termine le trattative durante la moratoria era positiva. Poi è arrivato il Covid». L'interesse è scemato, e verosimilmente, visto anche il cattivo stato di salute delle finanze dell'azienda, c'è anche chi ha ben pensato di aspettare la vendita all'asta per puntare a un prezzo minore del valore di mercato per rilevare i sedimi...
Musica del futuro, il presente è che il settore del verde ticinese si trova a piangere uno dei propri ‘grandi vecchi’. La Stierlin fu fondata infatti a Muzzano nel 1903 dall'omonimo Ferdinando proveniente da Sciaffusa. Innamoratosi del clime mite ticinese, acquistò al Crocifisso di Savosa 8'000 metri quadrati destinati alla floricoltura e al vivaismo. Verrà poi raggiunto dalla città sul Reno dal fratello Carlo, con il diploma della scuola specializzata per il giardinaggio di Kostriz. Quest'ultimo, nel 1945 comprò la prima parcella di terreno a Muzzano, dove trasferì tutti i vivai. A lui nel 1951 si affiancò poi il figlio Fritz, mentre nel 1963 a Muzzano fu trasferito anche il reparto costruzione e manutenzione giardini. Nel 1968 Fritz assunse la conduzione, che passò poi nel 1997 al figlio maggiore: Albert. La tradizione famigliare si è rinnovata poi nel 2009, con l'arrivo in azienda di Renato, fino al triste epilogo.
«È una ditta storica, che ha formato moltissimi apprendisti – osserva Fabio Forni –. Tantissimi datori di lavoro di oggi hanno fatto la gavetta alla Stierlin». Il presidente di Jardin Suisse Ticino, l'associazione svizzera degli imprenditori giardinieri, ritiene che «la difficoltà di ditte come la Stierlin deve far riflettere la politica». Sebbene il Covid abbia giocato un ruolo nel fallimento, l'azienda era in difficoltà già prima e la crisi nel settore è forte: «La situazione globale non è drammatica a causa del Covid, lo era purtroppo già prima».
Tra i problemi principali, una concorrenza spietata, «da parte di persone che avviano un'azienda senza saper svolgere davvero il mestiere. La professione è comunque complicata, tecnica, difficile. Abbiamo a che fare con prodotti chimici, parassiti, normative: è una professione molto sottovalutata, soprattutto in Ticino». Una concorrenza non solo interna: «Nel Mendrisiotto e nel Malcantone soprattutto si fa generalmente sentire anche quella dall'Italia. Ma non nell'ultimo anno: Grazie alla pandemia molti hanno ricorso a giardinieri locali, notando che la differenza di prezzo non è così grande e che la qualità magari è anche migliore». Il contesto pandemico quindi in realtà ha relativamente aiutato il settore, molti hanno riscoperto il giardinaggio e il fai da te. Le problematiche sono quindi più datate e riguardano soprattutto le aziende più grandi come Stierlin.
«Questa concorrenza spietata toglie il mercato alle aziende più grandi, una volta gli appalti più grossi li potevano prendere solo loro. Oggi non è più così. Ci sono ditte piccole che assumono tot interinali per poter accedere ai cantieri più grandi. Ma sono micro-aziende senza esperienza, senza una vera e propria struttura, che abbassano i prezzi per poter lavorare innescando così un circolo vizioso». Non aiuta poi neanche la «grande speculazione edilizia: giardini belli non se ne vedono più. Si costruiscono i palazzi, si fanno le siepi e il giardino è quello lì». Si tratta poi purtroppo di un ramo nel quale fiorisce anche il lavoro in nero. Una soluzione ideate per limitare questa piaga ci sarebbe: «Pensavamo di chiedere la deduzione fiscale per i servizi di manutenzione dei giardini (in modo da favorire il ricorso a ditte in regola, ndr). Ne abbiamo già parlato con il Cantone e c'è interesse».
Il Ticino è inoltre uno dei pochi cantoni ad avere un Contratto collettivo di lavoro (Ccl) per il settore. Un bene, ma «rischia di essere un po' controproducente: impone, giustamente, delle regole ma solo alle ditte con dipendenti. I cosiddetti ‘padroncini’, che sono sempre di più, non vi rientrano. Anche i sindacati dovrebbero rendersi conto che le vacche grasse sono terminate». Un appello rivolto non a caso: l'anno prossimo il Ccl dovrà essere rinnovato. «Ben vengano le regole da Ccl, ma dovrebbero essere rispettate da tutti – secondo Forni –. Riteniamo non sia il momento di fare azioni sociali, perché fatichiamo a stare in piedi».