L'ex consulente finanziario, espulso dal Ticino, accusato di truffa, ha presentato un certificato medico
Prima udienza in Tribunale a Brescia del processo a carico di Alessandro Proto, 46enne ex consulente finanziario milanese, per anni residente a Lugano, dove era titolare di una immobiliare a Lugano, espulso dalla Svizzera, in quanto ''persona non gradita''. Proto non era in aula. Il difensore avvocato Roberto Rallo di Como ha presentato al giudice Luca Angioi, un certificato medico in cui risulta che Proto è ammalato. Il giudice non ha ritenuto di rinviare il processo. La pm Rita Battaglia della Procura di Brescia all' ''impostore'', dal titolo del libro autobiografico ''Io sono l'impostore. Storia dell'uomo ci ha fregato tutto'', contesta i reati di truffa e autoriciclaggio. La presunta vittima è una 36enne svedese. Una giovane donna alla quale il ''re delle truffe'' avrebbe sottratto 376 mila euro, somma che sarebbe dovuta servire all'acquisto di azioni ''sicure'' in grado di consentire grossi guadagni.
La donna aveva conosciuto Proto in una biblioteca di Milano dove l' ''impostore'' stava presentato il libro autobiografico: circostanza che avrebbe dovuto suggerire alla 36enne svedese una certa cautela. Il difensore ha sollevata la competenza territoriale che sarebbe radicata a Milano in quanto i fatti si sono svolti nel capoluogo lombardo. Gli atti erano stati trasferiti a Brescia in quanto era emersa una sentenza a favore di Proto a firma del presidente del Tribunale di Milano. Sentenza grossolanamente falsificata dallo stesso ''impostore''. Negli atti del processo il presidente del Tribunale di Milano figura come parte offesa. La prossima udienza si terrà l'11 febbraio, giorno in cui sarà sentita la 36enne svedese. Altre udienze sono state fissate a marzo, aprile, maggio e giugno. Numerosi i testimoni da sentire. Proto che recentemente dal Bassone, carcere di Como, è stato trasferito a San Vittore, è dietro le sbarre dal 12 giugno per una odiosa truffa ai danni di un 38enne milanese, malata da oltre sette anni di tumore (è deceduta lo scorso mese di marzo). Alla donna aveva detto di non avere i soldi per trasferire in Italia la salma della figlia di 10 anni morta a Lugano di tumore e di non essere in grado di pagare il ricovero del figlio di 8 anni in una struttura psichiatrica ticinese.