Il Consiglio comunale di Lugano non approva i 930mila franchi necessari alla gestione della struttura aeroportuale e al piano sociale per gli ex dipendenti.
In tutto erano 930mila franchi. Poco meno di un milione di franchi da iniettare a favore dell'aeroporto di Agno: 430mila per aprire una nuova porta (il credito necessario all'acquisto dalla Lugano Airport Sa della sostanza fissa operativa necessaria alla Città per la gestione della struttura aeroportuale) e mezzo milione per chiuderne un'altra (il finanziamento di un piano sociale a favore del personale di Lasa rimasto senza lavoro). Ma il Consiglio comunale votando sulla richiesta della liberale radicale Karin Valenzano Rossi di scorporare il messaggio ha partorito un pareggio (24 favorevoli, 24 contrari e 3 astenuti) che, in termini di regolamento, ha significato il rinvio del tutto alla prossima seduta di novembre.
Eppure alle 20 il dibattito sembrava profilare nessun colpo di scena. Lorenzo Beretta Piccoli (Ppd), relatore del rapporto della Gestione aveva esordito dicendo che «è questo un messaggio non certo entusiasmante, meglio progettare che liquidare. Un messaggio spartiacque fra l'aeroporto di ieri e quello che verrà. La pandemia non ha fatto altro che accelerare un processo già in atto, ovvero di uno scalo già in crisi. Ci saremmo aspettati maggiore apertura da parte dell'autorità cantonale». Due emendamenti chiedevano fra l'altro un aumento del capitale a favore degli ex dipendenti. Edoardo Cappelletti (Partito comunista): «Parliamo di situazioni difficili, con famiglie a carico, in età avanzata e con molti anni di anzianità di servizio. I 750mila franchi sono una via di mezzo ragionevole». Demis Fumasoli (Forum Alternativo): «Indennità iniziale uguale er tutti e una seconda valutata ad hoc, rispetto ai figli a carico, età del dipendente e anni di servizio. Vogliamo dare agli ex dipendenti quello che gli avevamo promesso, ovvero una dignità seria». Ma, come detto, non c'è stato tempo per votarli.
Nell'entrata in materia aveva portato la voce dei Verdi Nicola Schoenenberger: «Il declino di Lasa era evidente già da un decennio, anche per numerosi errori di valutazione strategica». Raide Bassi (Udc) che ha anticipato che il gruppo non avrebbe votato il messaggio: «La maggioranza del rapporto non vede fra i firmatari il nostro gruppo. La situazione dell'aeroporto doveva essere corretta tempo prima. Inoltre, non vogliamo avere dipendenti di serie A e di serie B, in quanto Lasa è sì una società privata ma con partecipazione pubblica». Simona Buri (Ps): «A novembre scorso l'ennesima ricapitalizzazione di Lasa. Oggi dobbiamo ratificare la messa in liquidazione. Ora come ora non è però utile tornare sul latte versato, ma guardare avanti con fiducia e speranza. Anche se la posizione del Municipio e dei sindacati spesso sono state divergenti, in particolare sul piano sociale». Poi l'intervento che ha portato ad animare gli animi in sala, quello di Marco Bortolin (Lega), consigliere comunale ed ex componente del consiglio di amministrazione di Lasa: «Una ferita per me ancora aperta. Quando sono entrato in Lasa ho trovato un'azienda che necessitava di una ristrutturazione. Il nostro aeroporto è vecchio di un quarto di secolo. Il Partitone e una frangia di sinistra ci hanno messo 424 giorni per votare il primo credito. E adesso ci si stupisce che Lasa è morta. Invece lo scalo è stato teatro di battaglia politica e ostaggio di personalismi. Anche sulle ceneri della sua morte si vuole calcare la mano, mettere il bastone fra le ruote. Il messaggio permette di riprendere l'attività dello scalo. Votare no ad uno dei punti significherebbe chiudere lo scalo». «Stucchevole», è stato il commento sul suo intervento da parte di Ferruccio Unternährer (Plr). Mentre ancor più dura è stata Karin Valenzano Rossi (Plr): «Sono scandalizzata. Il gruppo Lega calpesta ancora una volta le leggi e le istituzioni. Come abbiamo sempre criticato il sindaco che presiedeva Lasa. Il voto di oggi è dunque viziato e chiediamo di votare solo sul piano sociale. Del resto il conflitto di interesse è grande come una casa. Quanti soldi sprecati e quanti dipendenti illusi. Incapacità totale della Città di gestire le sue partecipate. I liberali non ratificheranno questo disastro». Le ha fatto da spalla la collega Giovanna Viscardi (Plr): «Trovo pericoloso un intervento (riferito a Bortolin, ndr) che parla a titolo personale, anziché del gruppo». A seguire l'intervento di Raoul Ghisletta (Ps): «Abbiamo sempre voluto che l'aeroporto corresse con le sue gambe. Che fosse un volano per lo sviluppo economico forse era una visione un po' vecchia. Si sarebbe certamente preferito che il popolo avesse avuto la possibilità di pronunciarsi, così non è stato, ma è venuto il momento di decidere un'uscita dignitosa». Rodolfo Pulino (Lega): «Quello che importa non è quanti soldi spenderemo ma come. Importante il ricollocamento».
Ne è seguita una pausa che ha portato Lukas Bernasconi (Lega) a pronunciare il «mea culpa. Abbiamo commesso una leggerezza con l'intervento di Bortolin. Ma ricordo che quando ha parlato il sindaco, anche presidente di Lasa, nessuno ha mai detto nulla... si pecca di coerenza». Affermazione rigettata da Viscardi: «Ho più volte chiesto in passato se il sindaco parlasse come tale o come presidente di Lasa». La parola è dunque passata al sindaco Marco Borradori: «Non parlerò più di Lasa... ma ricordo che gli statuti stessi prevedevano un rappresentante del Municipio. E gli stessi sei membri sono stati eletti dal Consiglio comunale». Un intervento che non ha fatto cambiare idea a Valenzano Rossi: «Formalizzo la richiesta di scorporo del messaggio». «Una pasticciata», il commento del sindaco. Poi la votazione e il rinvio a novembre.