Il promotore del centro polisportivo mai realizzato è stato condannato a una pena pecuniaria per reati minori. Scagionato dalla truffa: 'Alcun inganno'
«Non c'è stato alcun inganno astuto». Si è concluso con un'assoluzione o quasi il processo alle Assise criminali di Lugano nei confronti del 44enne italiano che una decina d'anni fa s'era fatto promotore del maxiprogetto di centro polisportivo a Bedano, naufragato nel 2012. La presidente Francesca Verda Chiocchetti ha spiegato che la Corte esaminando gli atti non ha ravvisato «alcun inganno astuto, alcuna messinscena, ma piuttosto la volontà di creare questo progetto». L'accusato è stato pertanto prosciolto dall'imputazione principale di truffa, come anche dai due capi d'accusa subordinati: appropriazione indebita e amministrazione infedele. La condanna è arrivata invece per altri reati amministrativi minori e per infrazione alle norme della circolazione, portando a una pena pecuniaria: 90 aliquote da 30 franchi, corrispondenti a 2'700 franchi.
La Corte ha ritenuto che oltre all'imputato, nella vicenda è centrale anche la figura dell'altro promotore, un imprenditore del Mendrisiotto deceduto pochi anni fa. Sentito come testimone, l'uomo era stato agli inizi socio del 44enne, promotore anche lui del grande progetto del Medio Vedeggio. Di più: aveva investito 330'000 franchi destinati alla realizzazione del progetto, ma invece – secondo l'impianto accusatorio del procuratore pubblico Andrea Gianini – questi soldi sarebbero stati utilizzati dall'imputato per scopi personali: dal pagamento dell'affitto alla benzina, fino a uscite al casinò e nei night club. Il co-promotore sarebbe stato una vittima della truffa, che tuttavia secondo la Corte non c'è stata: «Gli interrogatori (del socio, ndr) non sono dei più lineari e anzi alcune dichiarazioni talvolta risultano sconfessate dai fatti. Non è credibile su tanti punti, si è contraddetto, è stato impreciso». Pertanto, credendo alle dichiarazioni rilasciate in aula dall'imputato in virtù del principio dell'in dubio pro reo, sono cadute le imputazioni subordinate alla truffa.
E il 44enne è stato prosciolto anche dall'accusa di cattiva gestione: Quando si aumentò i salari «non risulta che la società patisse di grossi debiti. Il fallimento è del 2014: un anno e mezzo dopo l'ultimo salario percepito». Condannato invece, parzialmente o completamente a seconda dei casi, per i reati di falsità in documenti, frode fiscale ripetuta e falsa testimonianza. Tra sorpasso a destra e aver circolato a una distanza di sicurezza insufficiente, è stato altresì condannato per grave infrazione alle norme della circolazione per episodi capitati nel 2016. «Non è stata riconosciuta l'indennità per torto morale – ha detto infine Verda Chiocchetti –, non è stata provata una sofferenza tale da poterlo riconoscere. E il procedimento d'altra parte è stato rallentato anche perché l'imputato stesso ci ha messo molto a produrre gli atti che avrebbero potuto scagionarlo».
Ieri durante la requisitoria, il procuratore pubblico Andrea Gianini ha chiesto, ricordiamo, la condanna a venti mesi, mentre il difensore Fulvio Pezzati si è battuto per l'assoluzione completa da tutti i capi d'accusa.