Di fronte a una trentina di soci, Poretti passa il testimone all'imprenditore e avvocato luganese: 'Vorrei che tutti lavorassero nella stessa direzione'
«Vorrei far capire a tutti gli addetti ai lavori che non è soltanto la Società dei commercianti che può fare qualcosa per i commercianti ma sono loro stessi i protagonisti. Se tutti gli interessati a integrarsi in questa realtà associativa capissero che assieme si otterrebbe facilmente qualcosa in più, sarebbe già tanto. C'è invece la tendenza a sostenere che la Società non fa nulla, ci si lamenta per le non favorevoli condizioni quadro della Città e per la fatica a ottenere qualcosa di concreto. Vorrei che tutti lavorassero nella stessa direzione». È uno degli obiettivi, «il più ambizioso» del neo presidente della società dei commercianti di Lugano Rupen Nacaroglu, membro di comitato, 43 anni, avvocato e consigliere comunale Plr di Lugano dal 2016, eletto per acclamazione dall'assemblea stasera riunita al Canvetto luganese. Prende il posto di Paolo Poretti rimasto in carica dal 1997. Il cambio della presidenza rappresenta una ventata di aria fresca per la società
Poretti nel suo discorso di commiato dopo 23 anni di presidenza, di fronte a una trentina di soci e alla presenza del sindaco di Lugano Marco Borradori, al municipale Roberto Badaracco e alla presidente della Federcommercio Lorenza Sommaruga ha invece ripercorso gli ultimi mesi «che hanno stravolto la nostra realtà e ci hanno costretti a reagire in tempi più stretti perché pianificare è sempre più difficile. Queste circostanze non dipendono da noi, ma non dobbiamo arrenderci, la ripresa dopo il Lockdown è stata meno traumatica». Nacaroglu punta «ad allargare il numero dei membri della società cercando di coinvolgere anche i soci più giovani, i nuovi commercianti che probabilmente non hanno percepito la necessità di far parte di una realtà associativa verosimilmente a loro sconosciuta. Poi, vorrei comunicare in una maniera diversa, più al passo con i tempi, rinnovando il sito internet della società un po' 'vecchiotto'». La politica cosa potrebbe fare di più per aiutarvi a far fronte a una crisi che pare senza vie d'uscita? «Domanda non facile. La politica deve riuscire in qualche modo a trovare soluzioni che consentano ai commercianti di uscire indenni dal questo momento difficile, non provocato esclusivamente da Covid-19 - risponde Nacaroglu -. La crisi del commercio fisico in città è precedente al coronavirus. Occorre guardare avanti e ripartire con un piglio diverso, con l'arrivo sulla piazza di commercianti più giovani, l'incremento dei soci e proseguire sulla strada degli incontri con il gruppo di lavoro che prima dell'emergenza sanitaria stava andando nella giusta direzione».
La crisi ha però origini che risalgono alla fine del segreto bancario che ha limitato l'afflusso in città di clienti facoltosi e alla più recente crescita degli acquisti online... «Sono d'accordo, per quanto riguarda lo shop online, è un problema noto. Ma proprio perché esiste questo fenomeno i commercianti devono cambiare la maniera di porsi nei confronti dei clienti, devono rinnovarsi e capire che se una persona non compra online è perché probabilmente non sa cosa vuole acquistare, quindi va in giro per negozi. Lo shop online è per chi sa già quello che vuole. Bisogna saper offrire un'esperienza ai clienti. Se in centro città ci sono diversi negozi e una persona sa che può farsi una passeggiata ed essere 'coccolato' dal commerciante che gli propone una sorta di avventura anche con mezzi tecnologici virtuali. Bisogna rinnovarsi». Bisogna quindi puntare sulla clientela locale, cercando magari responsabilizzarla sul fatto che se sparissero i negozi ci perderemmo tutti? «No, non vorrei che il cliente si sentisse in colpa perché compra online- sostiene il neo presidente -. Vorrei invece che il cliente che entra in un negozio, avesse una 'user experience' (come si dice online). Sostengo che si può proporre anche fisicamente. Se vado in un negozio e ci sono 20 paia di scarpe che non conosco e non trovo online e il commerciante è in grado di spiegarmele e mi fa capire perché un tipo è meglio dell'altro, io preferirei andare fisicamente al negozio. In altre parole il contatto umano è ancora decisivo, con tutte le difficoltà del momento. Lo stesso discorso si può fare per la mancanza dei clienti facoltosi che arrivavano a Lugano per il segreto bancario: quest'estate la città era piena, i negozi hanno lavorato, anche se il potere di acquisto dei cittadini era inferiore».
Cosa spinge un non commerciante a raccogliere questa sfida? «Non sono il proprietario di un negozio ma nella mia carriera ho dimostrato a più riprese di saper adattare le mie capacità alle diversissime sfide quotidiane e in particolare, mi auguro, di avere la capacità di unire e guidare con il nostro comitato tutti noi verso uno scopo comune - ha detto Nacaroglu al termine del suo intervento -. Spero, e lo dico con l'umiltà che mi ha sempre contraddistinto, di essere in grado di aiutare questa società ultracentenaria a cambiare, guardare il futuro rimanendo fedele alla sua tradizione e trasformarsi in una società che sia in grado di rispondere alle difficoltà con cui siamo confrontati nel 2020. Ad alcuni sembrerà bizzarro che un avvocato indipendente, socio di una fiduciaria, produttore di bevande, organizzatore di eventi ed esercente possa ricoprire la carica di presidente di una società come la nostra. Però sono convinto che, soprattutto in questo momento, non bisogna necessariamente fermarsi alla definizione restrittiva di commerciante come proprietario di un negozio ma serve qualcuno che abbia uno spirito d'iniziativa, imprenditoriale,energia da vendere e la capacità di adattarsi ai repentini cambiamenti della nostra società».