L'approfondimento per la dibattuta tutela degli stabili arriva a Palazzo mentre Artioli evoca il rischio che il tutto resti com'è per decenni
Le modine sono su da qualche mese ma è imminente la discussione sul futuro dell'ex autorimessa delle Autolinee regionali luganesi (Arl Sa) di Viganello, per la quale la Città si sta indirizzando verso la salvaguardia. Lo studio commissionato dalla Città è pronto e «lo discuteremo in Municipio fra una decina di giorni, assicura Angelo Jelmini, titolare del Dicastero dello sviluppo territoriale di Lugano. Intanto, Artisa Sa sta alla finestra e non ritira il diritto di compera da 13 milioni di franchi sottoscritto con le Arl: «Aspettiamo comunicazioni, vediamo cosa succede», commenta Stefano Artioli, Ceo di Artisa Sa, secondo cui però la battaglia politica ha sollevato un polverone che rischia di allungare di decenni la sistemazione del sedime «non essendo la struttura protetta, come è successo in passato per altri immobili di proprietà pubblica». L'idea dell'impreditore ticinese era invece quella di valorizzare l'area ricavandoci «appartamenti a pigione moderata rivolti in particolare a studenti in vista dell'apertura della nuova sede Usi-Supsi all'ex Campari di Viganello e un albergo di tre stelle a prezzi accettabili».
Ora, come detto, però, la Città sembra orientata verso la tutela degli immobili, mettendo fuori gioco il progetto di Artisa... «Non ci si rende conto che Lugano è seconda Città più indebitata della Svizzera dopo Ginevra, con oltre 900 milioni di franchi di debito. Mi chiedo chi sarà disposto a investire in una ristrutturazione che sarà comunque onerosa? Chi vorrà acquistare il sedime per 13 milioni e mettercene almeno altri 5-10 per ristrutturarlo?». Domande certamente pertinenti quelle formulate dal punto di vista di un promotore immobiliare. In effetti, il risanamento degli immobili potrebbe riservare sorprese sgradite e spese impreviste. Ma questo è un altro discorso. Quindi come intendete procedere? «Come detto, abbiamo tempo e per ora attendiamo sviluppi. Poi, se domani si presenta qualcuno interessato al diritto di compera e al progetto, siamo disponibili a discutere. Teniamo conto però che dev'essere un interlocutore che ha il potenziale per acquisire e sviluppare l'area», dichiara Artioli.
Qual risultato? «Dal documento emerge che una rivisitazione è auspicabile e interessante per valutare se tutelare lo stabile che l'Inventario federale degli insediamenti svizzeri da proteggere d’importanza nazionale (Isos) considera un bene culturale meritevole di salvaguardia» anticipa Jelmini. Come? «Penso si possa fare uno sforzo per conservarlo sviluppando il comprensorio in maniera qualificata con gli stessi valori immobiliari concessi dal Piano regolare in vigore, quindi senza togliere edificabilità» risponde il titolare del Dicastero dello sviluppo territoriale di Lugano. Di più: «Quando penso allo stabile Arl, mi viene in mente un recupero simile a quello effettuato al Canvetto luganese che, a furor di popolo, si era voluto difendere. E si era riusciti a combinare la conservazione del bene culturale localmente apprezzato con uno sviluppo immobiliare importante. Un approccio simile consentirebbe di salvare 'capra e cavoli' e potrebbe essere ripetuto anche in quella zona», osserva il titolare del Dicastero pianificazione di Lugano.
Questa prospettiva mette fuori gioco il progetto Artisa Sa? «Non necessariamente, fra le cinque opposizioni presentate spicca quella del Cantone, il cui Ufficio della natura e del paesaggio ha ritenuto il complesso residenziale e alberghiero non debitamente inserito paesaggisticamente. D'altro canto, come detto, stiamo valutando se rivisitando il Piano regolatore si possono trovare alternative confacenti. Le due opzioni stanno marciando parallelamente perché il diritto va rispettato fino in fondo», osserva Jelmini. La Città ha ritenuto prematura la presentazione di un messaggio per modificare il piano regolatore, mentre l'analisi commissionata consentirà al Municipio di valutare con maggiore cognizione di causa l’opportunità di rivedere l’assetto urbanistico e pianificatorio di via La Santa (incluso il sedime in questione) e l'eventualità di istituire a tale scopo una zona di pianificazione. «Poi daremo tutte le informazioni al Consiglio comunale che ha presentato numerosi atti parlamentari. La conservazione di questi immobile divide, ci sono pareri contrapposti a livello istituzionale e popolare. È quindi giusto andare fino in fondo anche con l'approfondimento di questo tema», comunica il titolare del Dicastero pianificazione di Lugano.
La questione non può prescindere dal fatto che sul sedime non ci sono vincoli. Infatti, l'assetto pianificatorio in vigore sul fondo in questione è stato adottato dal Consiglio comunale di Viganello nel 2004 (prima dell'aggregazione con Lugano) e approvato dal Consiglio di Stato nel 2006. In quella procedura la questione della conservazione dell’edificio in questione si è posta ma non sono stati introdotte tutele. Era stato previsto un disegno urbanistico con fronti urbani continui sui due lati di Via La Santa e un porticato sul lato sud, rispettivamente un filare alberato sul lato nord. La questione passò nel dimenticatoio fino all'autunno scorso quando emerse l’intenzione di Arl Sa di vendere il sedime per finanziare la costruzione di un'autorimessa moderna, assieme alle Tpl Sa al Piano della Stampa. Poi diventò di pubblico dominio la sottoscrizione di un diritto di compera da parte di Artisa Sa. Successivamente si è mossa e politica e una parte della cittadinanza per la salvaguardia del terreno. Innumerevoli gli atti parlamentari presentati all'attenzione del Municipio e di Lugano che ha preso atto anche di una petizione sottoscritta da 1'500 cittadini.