Di queste soltanto una trentina sarebbero opposizioni vere e proprie, crescono le richieste d'indennizzo. E il Malcantone lancia una petizione a favore.
Il consenso c'è, le opposizioni diminuiscono: avanti tutta. Questo il messaggio che il Dipartimento del territorio (Dt) ha voluto lanciare oggi da Manno sul Tram-Treno del Luganese, facendo il punto dopo la seconda procedura di pubblicazione, conclusasi a metà luglio con 115 opposizioni. Tante, ma meno rispetto alle 128 inoltrare nel 2018 al termine della prima pubblicazione. «Oltre a essere diminuite, hanno anche perso peso specifico: sono solo una trentina quelle effettive. Il consenso è cresciuto» ha puntualizzato il direttore del Dt Claudio Zali.
Durante l'estate non si è mancato di parlare del progetto. Tre associazioni (Cittadini per il territorio, Società ticinese per l'arte e la natura e Associazione traffico e ambiente) hanno infatti svelato di aver raccolto oltre 2'000 sottoscrizioni con la petizione lanciata l'anno scorso per la salvaguardia della parte collinare dell'attuale Ferrovia Lugano-Ponte Tresa, che nel progetto del Dt verrebbe dismessa. Una contrarietà che ha indisposto il consigliere di Stato, ma non nuova: lo scontro era già avvenuto a più riprese, non da ultimo in Gran Consiglio dove effettivamente il fronte dei fautori della linea collinare era riuscito a spuntare – tramite un emendamento socialista – uno studio approfondito e specifico sul mantenimento della tratta. Studio non ancora pubblicato. «Ci siamo presi del tempo per fare un lavoro serio – la replica di Zali –, abbiamo affidato dei mandati esterni. Daremo le risposte in Gran Consiglio in autunno, ma posso già anticipare che l'Ufficio federale dei trasporti (Uft, responsabile del pagamento di 290 milioni di franchi per il progetto, ndr) ha già ribadito la ridondanza delle due tratte».
«Qualche difficoltà da superare», per dirla con le parole del consigliere di Stato, è quindi rimasta, a cominciare dalle già citate opposizioni. «Molte (33, erano 23 nel 2018, ndr) sono richieste d'indennizzo e non sono un freno alla realizzazione – ancora Zali –. In generale mi aspetto che diverse opposizioni vengano ritirate. Oltre a riprogettare, siamo andati a parlare con molti degli opponenti, abbiamo cercato di far capire che il valore dei terreni salirà. Il bilancio delle opposizioni è sicuramente favorevole e gli effetti benefici del miglioramento del progetto sono tangibili». Un lavoro, che ha sottolineato il capoprogetto del Dt Ivan Continati, è stato intenso: «È stato fatto un grande sforzo di condivisione e di ricerca del consenso, con 135 incontri in 18 mesi».
A restituire un'ulteriore cornice di consenso, ci hanno pensato anche il sindaco di Manno Giorgio Rossi e il presidente della Commissione regionale dei trasporti del Luganese (Crtl) Giovanni Bruschetti. «Il nostro Municipio sostiene a spada tratta questo progetto, un'opera futuristica ma necessaria, fondamentale per la mobilità dell'intero distretto: il treno delle occasioni passa una volta sola» ha detto il primo; «tengo a ribadire il consenso istituzionale generalizzato che il progetto ha: la Crtl rappresenta 47 comuni e 150'000 abitanti, un peso diverso rispetto alle 2'000 firme raccolte qua e là» per il secondo. E a proposito di 2'000 firme, tante sono quelle che vuole raccogliere la Conferenza dei sindaci del Malcantone a sostegno del progetto con una petizione lanciata ieri, come rivelato dal presidente Giovanni Cossi.
Tornando al consenso istituzionale, un punto dolente come ammesso da Zali stesso, tre Comuni che in un primo momento erano parsi favorevoli, si sono recentemente distanziati dal progetto, a salvaguardia della linea collinare che verrebbe smantellata. Stiamo parlando di Collina d'Oro, Sorengo e Muzzano, che oltre ad aver sostenuto la petizione lanciata l'anno scorso, hanno scritto all'Uft manifestando la propria opposizione. Assenti oggi a Manno, secondo Bruschetti la loro opposizione starebbe però rientrando: «Ho parlato stamattina con le tre sindache. Posso ribadire che la loro posizione iniziale è conferma, anche attorno alla dismissione della linea di collina. Non ci sono contrarietà di fondo».
Mentre i prossimi passi saranno di carattere giuridico e, nella migliore delle ipotesi, una conclusione dei lavori del Tram-Treno – che ricordiamo permetterebbe di collegare l'area industriale del Medio-Basso Vedeggio con la città di Lugano in pochi minuti – non è prevista prima del 2029 (a fronte del 2027 inizialmente pronosticato), qualche certezza a breve termine c'è già. A marzo cominceranno ad arrivare dalla turgoviese Stadler Rail i primi nuovi convogli che inizieranno a servire la Flp e che saranno utilizzati anche nel Tram-Treno. «I primi sarebbero dovuti arrivare a gennaio, ma c'è stato un ritardo a causa della pandemia – ha ammesso Marco Truaisch, vicedirettore delle Ferrovie Luganesi Sa –. Il primo dei nove veicoli acquistati per sostituire gli attuali (datati 1978 e senza aria climatizzata, fra l'altro, ndr) arriverà invece a marzo, seguito dagli altri. Per tre mesi circoleranno di notte per eseguire i test, fino a giugno, quando inizierà l'esercizio commerciale». Vi sarà poi un utilizzo ibrido fino a ottobre 2021, giorno del definitivo pensionamento del 'trenino arancione'. «Trasporterranno 300 passeggeri al giorno, col vantaggio della doppia composizione in periodi di forte afflusso e la possibilità di trasportarne fino a 600. Si viaggerà a 80 chilometri all'ora invece dei 60 attuali e ci saranno numerosi comfort in più».