Luganese

Lugano e la Foce del Cassarate: 'Decisione giusta'

Michele Malfanti, neo primo cittadino, parla della discussa chiusura dell'area pubblica e traccia un bilancio in chiaroscuro delle aggregazioni

Michele Malfanti, ex sindaco di Sonvico durante la festa per l'aggregazione con Lugano nel marzo 2013 (Ti-Press/Archivio)
13 luglio 2020
|

«Purtroppo, non c’erano molte altre scelte: la chiusura era nell’aria e ed è conseguente al rispetto delle indicazioni sanitarie dettate dal Covid-19. La desolazione della situazione che si è creata in zona Foce, dovuta ad alcuni, peserà su tutti. Ma a mio modo di vedere è una decisione, date le condizioni, dovuta. Piuttosto la tensione che si vive sull’argomento, segnala quanto si sia lontani da un generalizzato libero accesso alle rive lago. Anche solo puntualmente vi sono troppo pochi sfoghi a lago e questo dovrebbe far riflettere sugli indirizzi futuri a tal proposito». Questa è l'opinione di Michele Malfanti, primo cittadino di Lugano entrato in carica nella seduta di martedì scorso, in merito alla decisione del Municipio di chiudere l’accesso alla Foce la sera del fine settimana appena trascorso e di riaprire l’area pubblica dalla prossima con un numero limitato a 200 persone e su prenotazione. Una decisione che giovedì ha spaccato l'esecutivo (contrari il sindaco Marco Borradori e il municipale Roberto Badaracco) e ha fatto parecchio discutere suscitando pareri contrastanti.

Aggregazioni, tempi lunghi per i progetti

Malfanti (Ppd) classe 1972, guiderà il Consiglio comunale in questa legislatura allungata a causa dell'annullamento delle elezioni comunali previste lo scorso aprile prendendo il posto di Giovanna Viscardi (Plr). Nel suo intervento, pacato e rivolto al futuro, ha sottolineato i passi avanti compiuti dalla Città. Il suo passato nella politica locale (un quadriennio nel Consiglio comunale e dal 2008, l'ultimo sindaco della storia di Sonvico dopo aver vinto il ballottaggio) ne fa l'uomo 'giusto per parlare di aggregazioni. Tra l'altro, anche quella legislatura durerà cinque anni come quella che venne prolungata per via della votazione sull’aggregazione dei Comuni di Sonvico, Cadro, Carona e della Valcolla, con Lugano. Quasi fosse un anno 'bisestile' della politica. Tornando al tema aggregazione, Malfanti traccia un bilancio in chiaroscuro: «Sono passati sette anni e solo ora a Sonvico si comincia a capire che si sta muovendo qualcosa. La Città avrebbe dovuto cominciare ben prima i lavori per edificare l'asilo (il cantiere dovrebbe partire in autunno) ma la catastrofica situazione finanziaria del 2013-2014 ha causato ritardi importanti. Gli ex Comuni considerati poveri, a giochi fatti, hanno scoperto una Lugano in serie difficoltà finanziaria. Nessuno se lo aspettava e forse troppo tempo è trascorso per evitare che qualcuno non abbia fatto qualche pensiero negativo sull'aggregazione. Questa situazione ha nuociuto allo spirito di integrazione».

'Pare di essere nella fase pre-aggregativa'

Quali altre opere sono rimaste nel cassetto? «Solo adesso stanno presentando i lavori di risanamento di tutte le condotte dell'acqua e delle canalizzazioni che verranno eseguiti nel nucleo del paese di Sonvico, con la sistemazione di vicoli e delle piazze. Per la scuola di Cadro siamo ancora allo stadio di progettazione». Perciò, è difficile che un residente a Sonvico si senta parte della Città. Oltre alla crisi finanziaria, quali sono stati gli ostacoli e come si potrebbe migliorare? «Sin dall'inizio ho notato una fatica nel trovare la maniera giusta per comunicare con le Commissioni di quartiere. Commissioni che vengono interpellate solo quando ci sono progetti che riguardano il quartiere, in parte sono state adattate alla nuova realtà e sono ancora per la metà in mano ai partiti, le cui sezioni hanno grosse difficoltà a coinvolgere la popolazione - risponde Malfanti -. Mancano quella capillarità e vicinanza della politica che prima dell'aggregazione c'era anche grazie ai bollettini di paese. Questo tipo di relazione col territorio dovrebbe essere più intensa. La Città potrebbe essere più presente e trovare modalità più spontanee di comunicazione, forse con rapporti diretti e senza filtri fra l’amministrazione e i cittadini. E pensare che per i Comuni più piccoli, l'aggregazione era stata dettata anche dalla carenza di persone che si mettevano a disposizione della politica. Pare di essere di nuovo nella stessa fase pre-aggregativa».

'Pianificazione condivisa a Brè da allargare'

Non solo. «Un altro aspetto è il Piano regolatore unitario che ha accumulato ritardi, qualcosa si muove solo ora ma la pianificazione è un argomento che interessa la popolazione. A Brè è in corso un esperimento di pianificazione condivisa apprezzabile, bisogna capire se c'è la volontà di allargarlo anche agli altri quartieri. Aspetti questi che servono per far sentire luganesi anche i cittadini degli ex comuni». Quali sono gli altri temi prioritari per Lugano? «Il tema della mobilità pubblica, con l’attivazione della linea del tram-treno, ha tutte le caratteristiche per assumere il ruolo “di progetto identitario e di sviluppo” della città del futuro. Bene faremmo quindi a non considerare secondario il compimento della tratta tra Cornaredo e il Pian Scairolo. Come detto, è ora si fare uno scatto avanti a livello pianificatorio, integrazione dei piani regolatori non è soltanto un aspetto tecnico, contribuisce a sviluppare una visione di città, con una strategia per tutti gli spazi pubblici. La possibilità di unire il territorio, di organizzarlo meglio dal punto di vista urbanistico e funzionale, di produrre un’amministrazione più semplice, trasparente ed efficiente, di assicurare un medesimo standard qualitativo dei servizi e non da ultimo, di migliorare la sicurezza, non deve far passare in secondo piano un aspetto strategico per l’Ente comunale: quello del rapporto con propri i cittadini».