Paolo Pezzoli: 'Nella crisi le cure a domicilio sono state integrate al Lis, 21 i casi curati (a Scudo), 11 infettati nelle case per anziani e un morto
Come ha gestito e vissuto il periodo più critico della pandemia di Covd-19 il servizio di assistenza e cura a domicilio del Luganese (Scudo) che quest'anno giunge al ventesimo anno di applicazione della legge? Tutto sommato bene, come ci ha confermato il direttore Paolo Pezzoli (anche direttore sanitario del Lis). I casi di contagio sono stati relativamente pochi, è stato registrato un solo decesso e anche fra il personale non si segnalano situazioni fuori controllo come purtroppo capitato a livello cantonale a diversi ospiti di alcune case per anziani, cosa che hanno fatto parecchio discutere pure la politica. Prima di cominciare, bisogna precisare che a partire dallo scorso gennaio, la Città ha avviato l'ente autonomo Lis (Lugano istituiti sociali) che 'naviga' per conto suo, separato dalla gestione comunale, mentre nel Lis dallo scorso settembre è stata integrata anche la parte delle cure a domicilio, con ottimi risultati riscontrati proprio nel periodo di crisi.
«Oltre le 21 persone risultate positive che sono state curate a casa. Il tutto si è svolto senza bisogno di alcuna ospedalizzazione, né decessi», annota Pezzoli. Avete preso precauzione particolati, oltre a quelle richieste? «In verità abbiamo cominciato qualche giorno prima delle direttive cantonali mettendo a disposizione le mascherine a tutto il personale, sia a quello curante che per gli addetti attivi nella cura a domicilio - risponde il direttore di Scudo -. Abbiamo ricevuto pure lettere di ringraziamento da parte dei familiari dei nostri ospiti. Anche negli uffici abbiamo predisposto le misure necessarie, garantendo la distanza». Ci sono stati contagiati fra il personale? «Solo qualche persona in quarantena, per motivi legati a malattie pregresse. Pochissimi i contagiati che verosimilmente hanno 'preso' il virus al di fuori dell'ambito lavorativo». Nel periodo in cui la pandemia ha imposto regole più regole è cambiato qualcosa nella presa a carico? «Abbiamo avuto più ore dedicate alle cure e meno tempo di lavoro di tipo alberghiero perché probabilmente alcune famiglie hanno rinunciato al servizio prestato da persone esterne siccome avevano paura. In un certo senso è comprensibile sentirsi più protetti a casa propria senza interferenze esterne».
Un altro aspetto passato sotto traccia ma interessante, prosegue Pezzoli, «è stato quello di convogliare personale in esubero nelle Case per anziani a Gemmo e a Casa Serena, dove cinque o sei operatori e infermieri hanno potuto lavorare dando un concreto supporto ai reparti destinati ai pazienti Covid. È stato possibile grazie alla direzione congiunta partita dallo scorso settembre». La situazione è rimasta sotto controllo nelle strutture per anziani di Lugano? «Devo dire che andata bene e ci è voluta anche un po' di fortuna - riconosce Pezzoli -. Abbiamo avuto sette situazioni di contagio a Gemmo e altre quattro sparpagliate nelle altre strutture per un totale di 11, fra cui un decesso. Quindi su oltre secento anziani, possiamo dire che tutto sommato è andata molto bene, siamo riusciti a contenere la diffusione del virus. Sicuramente l'aiuto del personale di Scudo ha contribuito». La messa in rete alcuni servizi del settore residenziale e quello ambulatoriale è stata la novità a livello cantonale e dovrebbe rientrare nella pianificazione ospedaliera cantonale 2020-2030. «Una novità voluta per approfittare delle sinergie che esistono dal profilo formativo, da quello operativo riuscendo nel contempo a contenere i costi ottimizzando i servizi». Di questo si parlerà anche nell'assemblea generale di Scudo indetta martedì 23 giugno alle 18 al capannone di Pregassona.
«Tutto il materiale per far fronte all'emergenza sanitaria è stato acquistato assieme. Il fatto di avere una massa critica più importante ha facilitato il reperimento del materiale. La risposta alla crisi ha messo in evidenza anche aspetti positivi che andrebbero perseguiti». Pezzoli si riferisce all'integrazione di Scudo nel Lis: «L'ente autonomo Lugano istituti sociali è entrato in funzione dallo scorso gennaio. Però, il terreno è stato preparato nel 2019, un anno 'ponte' con l'ente autonomo che aveva già un suo consiglio di amministrazione per agevolare il passaggio.A settembre si è aggiunta la direzione di Scudo, sulla base di un progetto di cui si è accennato diverse volte negli anni scorsi ma implementata prima del tempo per una questione di contingenze concrete (Scudo senza direzione). Per ora, l'esperienza Si è rivelata molto interessante sia dal profilo operativo sia da quello dell'approccio». Quali sono le altre novità di cui parlerete all'assemblea? «Presenteremo il progetto del centro di riabilitazione inserito nella residenza Emmy di Loreto per anziani autosufficienti, che è al primo anno a pieno regime. Scudo si sta dando da fare per cercare di puntare su piste che vanno oltre la 'semplice' cura a domicilio. Sono state costituire delle piccole squadre di cure palliative. L'elemento più critico per Scudo è la rotazione del personale ma è inevitabile perché si garantisce una presa a carico sui sette giorni della settimana».
Dal profilo operativo, un lieve contenimento delle prestazioni dirette e indirette allineate agli anni 2017 e 2018, con una media utenti di 2'254, in leggero calo rispetto alla media di 2'500. D'altra parte, rispetto al 2018, è stato registrato un l'aumento delle ore per le cure di base di 1'887. Il personale è invece cambiato poco (248 dipendenti a inizio 2019, 238 alla fine). Questo sono alcuni dati salienti del consuntivo 2019 di Scudo che verranno sottoposti all'assemblea di settimana prossima. Un'assemblea che sarà chiamata ad approvare anche i conti del 2019 che hanno chiuso con un deficit d'esercizio di oltre 200'000 franchi a fronte di un volume 'd'affari' di più di 20 milioni, di cui il 92% per il personale (pari a 18,7 milioni). Alla fine dell'anno, si legge,nella presentazione, è stata interrotta la collaborazione con l'associazione Opera prima e per il settore dell'economia domestica, Scudo farà capo alla neocostituita associazione Spada (Servizio pubblico aiuto domiciliare domestico). L'obietrtivo principale resta quello di permettere la permanenza a domicilio degli utenti il più a lungo possibile. Da segnalare inoltre che Roberto Perucchi direttore dell'ospedale e della casa per anziani malcantonese e segretario dell'Acas (associazioni comuni in ambito socio-sanitario) è entrato nel comitato al posto di Angelo Tarchini.