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La Provvida Madre 'taglia i ponti'. Ma non ferma il virus

Nell'Istituto il Covid-19 fa due vittime e contagia altri sei ospiti (che stanno meglio). Nelle case anziani di Lugano meno di dieci contagi

Un'uscita in giardino è concessa, ma mantenendo le distanze (Ti-Press)
2 aprile 2020
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«Ogni tanto qui in istituto c'è uno strano silenzio». Anche alla Provvida Madre di Balerna la quotidianità ormai non è più la stessa. Dentro le mura condividono le giornate sessanta utenti: non possono più andare a casa per il fine settimana; non possono più ricevere le visite dei famigliari. «Di sicuro il momento è molto difficile». Il direttore Adriano Cattaneo è al suo posto, come sempre, (e come lui lo è il personale della struttura): nessuno si è tirato indietro quando si è trattato di fare quadrato. Certo la prova a cui sottopone il Covid-19 è davvero dura. Lo si è rivelata ancora di più per l'Istituto, gli operatori, i suoi ospiti e i parenti: il coronavirus ha fatto due vittime. Se li è portati via entrambi lo stesso giorno, a un quarto d'ora l'uno dall'altro. E ha contagiato altre sei persone, isolate nelle loro camere: «Per fortuna, però, stanno meglio; la prossima settimana potremo, forse, allentare la clausura. C'è anche qualche notizia positiva». Almeno per riequilibrare la bilancia e risollevare un poco il morale.

Il coronavirus entra in istituto

«Putroppo, sì, il virus è entrato pure in casa nostra, rivoluzionando, di fatto le nostre giornate», dice a 'laRegione' il direttore. Come l'avete fronteggiato? «Fin dall'inizio non è stato semplice tagliare i ponti: siamo una realtà aperta - spiega Cattaneo -. Lavoriamo, poi, con persone aperte, affettuose, che cercano la relazione e il contatto fisico. Quindi è stato difficile far loro capire che tante cose sono cambiate; che bisogna mantenere le distanze; che non hanno la possibilità di vedere il compagno o andare a cercare l'educatore. Così ci si accontenta di uscire un po' in giardino, rispettando le distanze, e si fa capo a tutte le modalità che permettono di mantenere i contatti con le famiglie, dalla videochiamata a whatsapp, passando per lettere e cartoline».

Quali altri provvedimenti avete dovuto prendere? «Tra le misure che ci siamo visti costretti ad adottare - ci illustra - vi è stata la chiusura di scuole e centri diurni - il che ha portato una quarantina di utenti a restare in seno alle famiglie, ndr -, oltre alla separazione dei vari gruppi, di regola aperti allo scambio». Una nuova organizzazione interna, anche a livello logistico, che ha dato modo di reagire alla presenza di ospiti contagiati dal Covid-19. «Abbiamo potuto, in effetti, creare delle camere dotate di postazioni per l'ossigeno, al fine di assistere coloro che, ahimè, sono stati toccati dalla malattia. In questo modo - conferma ancora Cattaneo -, siamo riusciti a gestire la situazione».

'Personale encomiabile'

La Provvida Madre ha, poi, un alleato prezioso nel personale. «Tutti, dal primo all'ultimo, infermieri, operatori, personale di pulizia, stanno lavorando in modo encomiabile, pur essendo preoccupati per gli ospiti, per i loro cari e per sé stessi. Si tratta di persone - tiene a ribadire il direttore - che si stanno adoperando al massimo, anche per contenere ansie e frustrazioni. Al momento, comunque, le risorse sono sufficienti: abbiamo richiamato collaboratori dalle vacanze e recuperato forze da scuole e centri diurni». Uno sforzo che non ha messo al riparo, però, neppure i dipendenti dell'Istituto: alcuni, ci conferma il direttore, sono finiti in quarantena.

Mascherine e tamponi: 'Siamo attenti'

«Del resto, proprio per il loro operato, taluni non possono mantenere le distanze dagli utenti». Siete stati messi in condizione di proteggervi? «Qui ci ha dato una mano l'Associazione mantello degli istituti sociali, che ha coordinato la ridistribuzione in particolare di mascherine. Certo in taluni momenti rifornirsi è stato difficoltoso, ma il personale è stato equipaggiato e in alcuni casi siamo riusciti anche a far indossare la protezione pure agli ospiti più autonomi». Non si è allentata l'attenzione neppure sulla necessità, mirata, di effettuare il tampone. «Quando ce n'è stato bisogno lo abbiamo fatto subito: non ci sono problemi».

Lugano

'Dieci contagi su 570 posti letto'

Una settantina di strutture fra Ticino e Moesano, con centinaia di degenti. Genitori, nonni, fratelli, amici, che da settimane ormai non possiamo più vedere di persona, in primo luogo per la loro sicurezza. Accuditi e curati da un personale sotto pressione, gli anziani sono le persone più a rischio Covid-19. E nell'apprensione generalizzata di queste settimane, gli occhi sono puntati sempre più sulle case per anziani. Lo testimoniano gli annunci funebri, lo ha confermato ieri il medico cantonale Giorgio Merlani: delle persone morte finora a causa del Coronavirus, un terzo erano residenti in casa per anziani.

Non sono solo i decessi a preoccupare, ma anche i contagi. Dagli otto casi fra casa anziani e centro riabilitativo stazionario Somen di Sementina al primo focolaio al Giardino di Chiasso, passando per quelli conteggiati alla Residenza Visagno di Claro e alla Mater Christi di Grono: sono diversi gli anziani ospiti di strutture risultati positivi di cui abbiamo riferito. Un problema che riguarda anche il Luganese. Da quanto appreso dalla 'Regione', vi sarebbe un certo numero di contagi anche alla Bianca Maria di Cadro: al momento tuttavia non vi sono conferme ufficiali. «In totale siamo sotto i dieci contagiati su 570 posti letto – spiega invece il capodicastero Socialità di Lugano, Lorenzo Quadri –. Gli anziani soffrono chiaramente di questa clausura forzata, sebbene sia nel loro interesse. Ci sono persone che vedevano i figli magari tutti i giorni mentre adesso non possono vederli da settimane. Più passa il tempo e più la situazione si fa pesante. Per questo, mantenere i contatti con l'esterno, oltre evidentemente contenere i contagi, è una delle principali sfide con le quali siamo confrontati».

Dai balconi di Casa Serena messaggi di speranza

E proprio i balconi di Casa Serena, che con i suoi 174 posti letto è la più grande delle sei case per anziani della Città, si sono colorati di striscioni con messaggi di speranza contro il virus. Una resilienza, dalla struttura che per prima ha introdotto il parlatoio per comunicare con i parenti, che deve essere un esempio di positività per tutti.

 

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