Attesa nei prossimi giorni la sentenza a carico del medico di Gravesano accusato di maltrattamenti di animali e infrazione alla legge sugli stupefacenti
Respinge ogni accusa Werner Nussbaumer comparso stamattina in Pretura penale a Bellinzona per rispondere di maltrattamento di animali e di infrazione della legge federale sugli stupefacenti per aver prescritto a quattro suoi pazienti tossicomani o in cura metadonica sostanze stupefacenti senza la necessaria autorizzazione cantonale. Un processo che il giudice Siro Quadri ha ripreso dopo una seconda interruzione risalente al 13 marzo 2019 (seguita alla prima sospensione dell'ottobre 2018) e dopo che il procuratore pubblico Arturo Garzoni ha precisato le accuse formulate nel decreto d'accusa contestato da Rossano Bervini, legale del dottore. Un decreto che ha inflitto al medico 71enne di Gravesano una pena pecuniaria di 25 aliquote giornaliere di 730 franchi l'una per complessivi 18 mila 250 franchi, posta al beneficio della sospensione condizionale per un periodo di prova di tre anni. La sentenza sarà pronunciata nei prossimi giorni. Al termine del dibattimento il medico si è paragonato a Mandela. «Sono stato imprigionato ingiustamente per 27 giorni, lui per 27 anni».
Rispetto alle accuse di maltrattamento degli animali della sua tenuta, «la situazione non era così tragica come si è voluto far credere, in 30 anni nessuno ha mai reclamato», ha ribadito il medico che nei dibattimenti precedenti aveva gridato il complotto. Oggi, invece, ha negato ogni contestazione formulata nel decreto d'accusa completato. «Il veterinario veniva tre o quattro volte all'anno e ogni problema che segnalava l'ho sistemato. Le accuse sono tutte campate in aria, i miei animali stavano meglio di quelli che vivono negli allevamenti», ha risposto il dottore che ha contestato l'accertamento del pp. Il medico ha pure contestato l'esito del controllo effettuato dall'esecutivo di Gravesano alla fattoria. Un controllo che ancora oggi il medico sostiene facesse parte di un complotto ordito ai suoi danni. Quindi, dal suo punto di vista, nessuna sporcizia oltre quella che naturalmente c'è in una fattoria. «Anche le infrastrutture erano in ordine, gli animali non si sono mai fatti male», ha ribadito Nussbaumer che peraltro si è sempre battuto contro la vivisezione.
«A causa del Covid-19, qui in Ticino abbiamo fatto morire come cani tanti anziani che sono i nostri genitori. La responsabilità è di quelli che hanno deciso di impedire le visite ai familiari: è una vergogna ma chi ha deciso non verrà mai messo sotto accusa», ha sostenuto Nussbaumer. Il medico ha poi confermato che i quattro pazienti citati dall'accusa erano tossicodipendenti, che si sono rivolti a lui dopo le cure fallimentari prestate loro dai suoi colleghi. «La mia etica professionale mi obbliga a prendermi cura di tutti», ha sostenuto il dottore che non condivide il parere del medico cantonale: «Mi sono sempre occupato delle persone più difficili, fra cui i tossicodipendenti siccome gli altri medici non li volevano curare. Se un paziente ha bisogno di aiuto e un medicamento non funziona, ne fornisco altri con l'obbiettivo di farli stare meglio o di salvare loro la vita. Il medico cantonale non ha mai curato un paziente. Quali sono le accuse? Mi rimproverano di curare senza rispettare le raccomandazioni dei medici dell'ospedale civico di Lugano. Però, so che non si somministrano psicofarmaci a una paziente che beve (che conoscevo da quando era piccola)». Il medico ha comunque ammesso di non essersi accorto che la legge era cambiata e che occorreva avvisare il medico cantonale.
«Siamo qui ancora oggi dopo la sospensione e il rinvio del decreto al procuratore pubblico Arturo Garzoni», ha ricordato l'avvocato Bervini. Il legale ritiene tuttavia che il compito di approfondire il parere allestito dal medico svizzero tedesco non è valido ai fini della valutazione di questo caso. «A livello medico nessuno sa bene come si usano questi farmaci (Ritalin, Dormicum e altri considerati psicotropi). Lo stesso farmacista cantonale ha detto che un terzo funziona, un altro terzo ha un effetto placebo, il restante ha conseguenze negative, quindi non ci sono certezze, ogni individuo risponde ai farmaci in maniera diversa». Secondo Bervini, Il pp ha esteso il periodo legato al capo d'imputazione relativo alla violazione della legge sugli stupefacenti, «ma non ha mai chiesto nulla all'imputato a cui sono state sequestrate le cartelle sanitarie: Il parere allestito senza mai aver parlato con i pazienti né con l'imputato e nemmeno sottoposto al contraddittorio. quindi non alcun valore penale né amministrativa». L'avvocato si è chiesto come mai nessuno abbia chiesto ai pazienti come stavano e perché andavano da Nussbaumer. Da qui la richiesta di prosciogliere il suo assistito.
Bervini ha considerato il comportamento di Nussbaumer nei confronti degli animali «impeccabile. Si è peraltro sempre espresso contro la vivisezione e per la loro protezione, che motivo avrebbe avuto di non trattarli bene?». L'avvocato ha ribadito che il caso giornalistico della 'Fattoria degli orrori' nacque da foto scattate da una donna che in seguito ammise che alcune erano state preparate ad hoc: «Poi sono sono finite sul giornale (il CdT, ndr.) e hanno fatto il giro della Svizzera, con la partecipazione attiva dell'allora sindaco di Gravesano (Fabio Sacchi, ndr.) condannato per violazione del segreto d'ufficio». Ecco perché «Nussbaumer ha parlato di un complotto con l'intento di dimostrare 'ecco, se cura così gli animali, chissà come cura i suoi pazienti». Il legale ha detto che quelle foto di incuria degli animali erano state scattate per denigrarlo e che gli animali trovati morti nella sua fattoria sono, invece, stati uccisi da volpi o faine. Agli atti ci sono però anche quelle del Veterinario cantonale che ha sporto denuncia contro Nussbaumer.