Liceale, 17 anni, di Lugano, e un sogno che è già riuscito a tirar fuori dal cassetto sbarcando con le sue canzoni su Spotify
Quelle nuvole oggi sono lontano. Perché per Emanuele Giuliano, liceale di Lugano, il cielo sopra di lui è sempre più azzurro, come i suoi occhi e i suoi sogni. Quel sogno che a 17 anni è già riuscito a tirar fuori dal cassetto: la musica. Oggi si fa chiamare dj Ema/Be e indossate le cuffie anima le serate di locali notturni e discoteche, non solo ticinesi. All'attivo vanta su Spotify quasi 160mila visualizzazioni con il singolo 'Should Be There' e un tatuaggio sul braccio con il mantra 'Live a life will you remember' (vivi la vita come vorresti ricordartela) dello sfortunato produttore discografico Avicii. «Non vorrei però cominciare da quelle 'nuvole' – inizia la nostra intervista Ema –. Ci sarà tempo, se diventerò qualcuno, per trasmettere un messaggio che voglio e vorrò comunque sempre positivo». Intanto... 'This could be my future' (questo potrebbe essere il mio futuro), titolo del suo primo album del 2018, ha posto le basi: «Per ora c'è ancora quel 'potrebbe' ma sono qui per nuove conferme e per dire presto, in un crescendo di realizzazioni, che sarà ed è».
Dj Ema/Be Ti-Press
Quando hai capito che la musica poteva avere un posto speciale e non solo di 'riscatto' nella tua vita?
Fin da piccolissimo, quando frequentavo ancora l'asilo, vedendo la mia mamma che mi piaceva già molto la musica, mi iscrisse al Conservatorio di Lugano. Qui ho fatto parte di un coro, ho suonato ogni tipo di strumento, dal pianoforte al flauto traverso, alla batteria. Tanti strumenti anche strani... mi affascinava già tutto quanto era spettacolo come andare in televisione, passare in radio, frequentare i teatri. Ricordo come, negli studi di registrazione, gli altri coristi guardassero il maestro e io invece mi 'perdevo' ad ammirare le attrezzature, tutti quei tasti e bottoncini. Spesso, quando il produttore si allontanava, non vedevo l'ora di smanettare... Dopo qualche anno mi sono iscritto per caso a un corso per disc-jockey, intenzionato ad imparare a mixare le canzoni e mi sono fatto comprare la mia prima consolle. Dopo un periodo di pausa, ho poi ripreso in mano tutto, tecniche comprese. E ora singoli, come 'Introspection', 'Call me back around' e 'Way to you', sono sotto etichetta e scaricati in America, Germania, Polania, Francia. Ultimo, sfornato quest'anno, 'Should be there', passato anche sulle nostre radio, che mi ha portato a raggiungere, in totale 800mila visualizzazioni.
Nasci dunque come dj, poi la musica ti fa intraprendere nuove strade.
Sì, in effetti, ho cominciato come artista che spezzetta e reincolla canzoni, anche per mezzo di un telefonino, ma piano piano mi sono appassionato anche alla produzione, in particolar modo di musica elettronica e dance. Così dal cantare i testi sono passato a crearli. In quegli anni, parlo del 2012, ero colpito da artisti che cominciavano ad emergere in tutto il mondo, come appunto Avicii (la sua 'Levels' è stata la prima canzone che ho messo sulla consolle) o Martin Garrix. E mi dissi: perché non lo faccio anch'io? Se è iniziato tutto per scherzo, oggi credo che possa essere il mio futuro! I risultati, per ora, mi confortano e mi danno la carica. Sono convinto per questo che la mia passione potrà diventare un domani anche il mio lavoro.
Far musica per le piattaforme può sembrare più facile rispetto a un artista di solo una decina di anni fa...
Forse può sembrare più facile perché con un clic raggiungi il mondo, ma se non emergi per bravura e originalità rischi di vederti sommergere dalla massa delle proposte che si possono trovare. L'impegno non è indifferente. Bisogna metterci anima e tempo, ed essendo ancora studente non è sempre facile bilanciare le due cose. Le mie canzoni possono nascere in ogni momento, anche prima di addormentarmi e allora lì, non c'è cuscino che tenga, mi devo alzare dal letto e buttare giù subito la melodia. Solo così riesco poi a riposare tranquillo.
Quali sentimenti porti nelle tue tracce?
Non ne ho solo uno. Dipende dal mood del momento, possono essere canzoni malinconiche, nate dalla rabbia, da sensazioni felici o diversamente ansiose, complicate. Traduco in musica quello che vivo quel giorno, in quella situazione. Nel mio computer conservo un sacco di brani, ma li lascio magari incompleti, ci ritorno su, li chiudo. Quando qualche brano è pronto sono tre le persone a cui mi affido per un giudizio e loro, proprio perché credono in me, sanno essere obiettivi. Io li ascolto poi non sempre però, lo ammetto, seguo i loro consigli!