Unia e Ocst scriveranno già nei prossimi giorni alle autorità per chiedere misure rivolte al personale. Jelmini: 'Il Cantone deve ancora fare la sua parte'
Dei ricollocamenti o in alternativa un piano sociale post liquidazione. È di poche ore fa l'annuncio appunto della liquidazione della Lugano Airport Sa (Lasa), ma i sindacati si stanno già muovendo. Anche perché, purtroppo, non si tratta di un fulmine a ciel sereno: «Speravamo di no, ma era fra gli scenari ai quali avevamo pensato» ci spiega Lorenzo Jelmini dell'Ocst.
Lo scenario peggiore si è quindi concretizzato: da inizio giugno la società che gestisce attualmente lo scalo di Agno non esisterà più e i suoi 72 dipendenti resteranno senza lavoro. Di questi, ha spiegato oggi il presidente del Consiglio d'amministrazione (Cda) Marco Borradori, una dozzina o poco più verranno riassunti durante la fase transitoria di gestione comunale fino a fine anno. Ma sempre il sindaco ha anche spiegato che non è attualmente previsto un piano sociale.
«Comprendiamo la logica e la situazione – osserva il sindacalista –, ma si può e si deve fare di più per questi dipendenti». Qualcosa Unia e Ocst l'hanno già ottenuta. In particolare, la proroga del termine di disdetta (da fine aprile a fine maggio) e la garanzia del pagamento degli stipendi fino alla fine di tale periodo. «Non è cosa da poco per una ditta che sta fallendo, bisogna riconoscerlo. Dal 1° giugno la discussione passa però su un altro piano, anzi due: quello con il Comune e quello con il Cantone». «Zali in conferenza stampa ha detto che il Cantone ora esce di scena, ma... assolutamente no. Anche il Cantone, sempre che abbia a cuore il benessere dei propri cittadini, dovrà intervenire a favore di questi dipendenti».
I sindacati chiederanno in particolar modo un piano di rioccupazione: «Bisogna permettere a tutti i dipendenti di Lasa di trovare un'alternativa lavorativa». Saranno mandate delle lettere quindi a Municipio e Consiglio di Stato per avviare la discussione sul ricollocamento. «E se proprio non dovessimo riuscire a rioccuparli tutti, ribadiremo che dovranno mettere a disposizione un certo numero di stipendio a favore dei dipendenti non ricollocati». Una sorta di piano sociale post mortem (di Lasa) quindi, dove alla cassa saranno chiamati i due azionisti.
Ma quanto può essere semplice ricollocare questi profili lavorativi, alcuni dei quali altamente qualificati? «Bisognerà ora avere un quadro preciso dell'esperienza professionale e della formazione dei singoli dipendenti. Così potremo capire come formarli affinché siano spendibili nel mondo del lavoro. Il Comune di Lugano, ad esempio, ha messo a disposizione del suo personale per fare questo».
L'umore del personale, infine, in questa triste giornata com'è? «Stamattina c'era molta rabbia, perché sono venuti a saperlo dai social (dal post su Facebook di Dario Kessel, ndr) e non dal datore di lavoro (che ha comunque successivamente inviato una nota ai dipendenti prima della conferenza stampa, ndr). Ma è personale attivo nel mondo dell'aviazione, cosciente della crisi e di come stanno andando le cose nel settore. E questa opzione purtroppo era sul tavolo».