L'esecutivo spiega la scelta e ricostruisce gli ultimi intensi mesi. Unia e Ocst bacchettano il Cantone che non partecipa al piano sociale.
Come per un pilota nella fase di avvicinamento all’atterraggio, così per il Municipio di Lugano non c’era modo di allontanarsi troppo dai limiti fisici imposti dalle dimensioni della pista. Appare in questa maniera la versione fornita dalla Città nel messaggio pubblicato venerdì. Un messaggio che spiega e chiede al Consiglio comunale di ratificare, come da Decreto esecutivo del Consiglio di Stato del 20 marzo 2020, modificato il 17 aprile 2020, la messa in liquidazione della Lugano Airport Sa (Lasa). Chiede un credito d’investimento di 430'000 franchi per l’acquisto da Lasa la sostanza fissa operativa necessaria alla Città per gestire la struttura aeroportuale. Nel messaggio c’è anche la presentazione del progetto “Transition” con l’aggiornamento di preventivo 2020 e la richiesta di credito di gestione corrente di mezzo milione di franchi per finanziare il piano sociale a favore del personale di Lasa senza lavoro.
Però, il documento di 28 pagine contiene informazioni mai emerse sulle condizioni poste dall’Ufficio federale dell’aviazione civile (Ufac) per il passaggio della certificazione da Lasa alla Città. Anzitutto, la necessità di evitare, nella misura del possibile la chiusura dello scalo. Per evitare l’interruzione dell’attività, l’unica via era quella della procedura di liquidazione di Lasa. Interruzione tuttora probabile ma per una durata di tempo minima. Dipenderà infatti dall’Ufac chiamata ad approvare i nuovi processi di certificazione della gestione nelle mani della Città che deve dimostrare i requisiti necessari all’ottenimento. Un processo già avviato in vista di un auspicato esito positivo entro la fine di questo mese o all’inizio del prossimo.
Il messaggio ricostruisce gli ultimi mesi dall'autunno scorso e spiega i motivi della modalità di scelta della procedura di liquidazione e di approvazione da parte dell'assemblea degli azionisti che ha sollevato non poche critiche e perplessità (cfr. 'laRegione' di lunedì 11 maggio). Anche se il Municipio di Lugano avrebbe sfruttato quelle che erano le proprie facoltà, forte anche del decreto cantonale che ha abrogato i legislativi. La legge in questo ambito non aiuta, visto che attribuisce sia al Consiglio comunale che al Municipio la competenza di dare istruzioni a chi rappresenta le azioni durante l'assemblea generale. In tal senso, le spiegazioni del Municipio potrebbero attenuare le critiche che inevitabilmente giungeranno dal legislativo cittadino.
Il problema principale è stato (ed è) quello dell'assenza di soldi nelle casse della società di gestione. La liquidazione per essere una reale variante alla procedura di fallimento deve garantire che la società in liquidazione, durante tutta la durata della procedura, sia in grado di far fronte ai propri impegni verso terzi (esclusi eventuali crediti postergati) e di mai presentare una situazione di sovraindebitamento. Perciò, l’ufficio di revisione di Lasa ha verificato che il bilancio al 31 dicembre 2019, allestito a valori di liquidazione, e che il bilancio di liquidazione intermedio a fine aprile 2020 adempissero a queste condizioni. Da segnalare la rinuncia di Skyguide a circa mezzo milione di franchi dei suoi crediti pregressi (una fattura del dicembre 2019). Senza dimenticare che il messaggio ribadisce la rinuncia all'ulteriore postergazione del credito di gestione corrente che ha già toccato i 4 milioni di franchi.
La decisione del Consiglio di Stato (probabilmente presa a maggioranza) di rifiutare la discussione sul piano sociale a favore dei dipendenti di Lasa richiesta dai sindacati è definita sconcertante da Unia e Ocst, secondo cui i "collaboratori di Lasa rimasti senza lavoro oggi ricevono anche uno schiaffo dal loro governo il quale si giustifica affermando che: '…non esiste una base legale che imponga o consenta al Cantone di finanziare i piani sociali…'. Eppure, continuano Unia e Ocst "la base per sostenere una negoziazione e i dipendenti c’è e si chiama responsabilità sociale. Ed è quella che viene chiesta a tutti i datori di lavoro quando decidono di attuare una ristrutturazione o sono costretti a chiudere con conseguenze su lavoratrici e lavoratori. Ed è quella che si assumono i datori di lavoro, quelli seri che hanno a cuore i propri collaboratori. Ma è anche quella che ci si attenderebbe dall’autorità politica: punto di riferimento!"
I due sindacati si dicono "delusi di questa assurda decisione!" e ricordano che "il Cantone ha una partecipazione in Lasa seppur minima (12.5%), ed è rappresentato anche da un Consigliere di Stato, il capo del Dipartimento del territorio Claudio Zali: "Dov’era la preoccupazione sulla 'base legale' quando il CdA ha inoltrato disdetta ai suoi dipendenti senza rispettare i termini previsti dal Ccl? Dov’era la 'base legale' nell’inoltrare una 'disdetta cautelativa' sostenuta proprio dal rappresentante del Governo ticinese nel CdA Lasa?". Ocst e Unia auspicano che il Gran Consiglio non appoggi "questo assurdo tentativo del Consiglio di Stato di non assumersi le responsabilità e di scaricare sul personale incolpevole le gravi conseguenze di questa decisione".